Andrea Pubusa
Ma vi pare questo il momento di autoincensarsi? Alcoa e Vinyls chiudono, il sindacato mobilita i lavoratori e chiede alla Giunta un’azione più incisiva e l’esecutivo regionale che fa? Enuncia le sue realizzazioni, tanto mirabolanti che nessuno se n’è accorto.
A fronte della distruzione del tessuto industriale sardo Cappellacci e La Spisa parlano d’altro: “Noi stiamo facendo il nostro dovere: siamo impegnati ad affrontare un’emergenza economica senza precedenti, ma nello stesso momento progettiamo e gettiamo le basi per lo sviluppo futuro. In soli nove mesi ed entro il 31 dicembre, abbiamo approvato due manovre finanziarie e definito il Programma Regionale di Sviluppo”.”Abbiamo completato i pagamenti dei programmi Europei e stanziato importanti risorse per infrastrutture, imprese, istruzione e ricerca - hanno soggiunto Cappellacci e La Spisa. Ma chissene, si potrebbe rispondere. E così rispondono i lavoratori in lotta. Il problema qui e adesso è smuovere la situazione che vede ormai Alcoa e Vinyls fare le valigie e mettere sul lastrico migliaia di famiglie. “Non ci lusingano gli elogi” (sic!?) proseguono i nostri in preda evidentemente ad allucinazioni. Ma scusate, di grazia, di quali elogi parlate e di chi? Dei lavoratori, dei sardi? Mai da che c’è questo straccio di autonomia si è mai visto un governo regionale più incolore di questo? E non basta, anche se è importante, dichiarare d’essere “sempre disponibili ad un confronto” coi sindacati, perché il confronto presuppone che la Giunta abbia qualcosa da dire, una proposta da fare. Mentre questo esecutivo non ha la benché minima idea di cosa fare. E’ importante ma non basta chiedere “subito l’attivazione del tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico, affinché Alcoa sia chiamata una volta per tutte a dare risposte chiare circa il futuro dell’impianto di Portovesme”. Perché Alcoa ha già detto cosa vuole: chiudere battenti ed andar via o la luna nel pozzo: tariffe agevolate sull’energia che lo stop europeo ai cosiddetti “aiuti di stato” rende niente più che una chimera.
La verità è che l’iperliberismo su cui si fonda la politica economica della UE impedisce qualunque politica di conversione mite di settori industriali. O, detto in altri termini, sudore e sangue per i lavoratori, assoluta mano libera per il padronato, mani legate agli organi politici negli interventi volti a rendere indolori le conversioni industriali.
E la debolezza della politica la si vede nella sanzione che il Presidente della Regione ha minacciato, partecipando all’assemblea organizzata dalle Rsu Alcoa a Portovesme. “Qualora dovesse emergere in via definitiva l’intenzione scellerata di dismettere lo stabilimento - ha detto Cappellacci - Alcoa sappia a quali conseguenze va incontro: chiederemo noi per primi che venga escussa la fideiussione; in più, questa mattina ho dato mandato all’Agenzia regionale per l’Ambiente di fare un check-up completo delle conseguenze ambientali dell’attività della multinazionale, affinché quest’ultima sia eventualmente chiamata a risponderne”. Una minaccia, questa seconda, che evidenzia una mancanza continuata e dolosa di controllo su inquinamenti micidiali e del tutto fuori norma. Anche questa è una forma di “aiuto di stato”. Surrettizia e anche criminale, posto che ne va di mezzo la salute delle popolazioni.
“Siamo al fianco dei lavoratori - ha concluso Cappellacci - e sosterremo anche le azioni di mobilitazione, che devono essere il più possibile unitarie”. E’ questa una dichiarazione sincera, ma anche un’ammissione grave. Mostra l’impotenza della politica di fronte al padronato: la sbornia di liberismo (cui ha acceduto anche il centrosinistra) ha privato le istituzioni di poteri d’intervento, a cui si aggiunge un’assoluta subordinazione del centrodestra alle ragioni del capitale. C’è poi il bipolarismo che impedisce qualunque mobilitazione unitaria delle popolazioni, delle istituzioni e delle forze politiche. Un quadro desolante, a cui solo la lotta solitaria dei lavoratori sta disperatamente tentando di dare risposta, quantomeno enunciando con forza il bisogno di lavoro.
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