Tosi, Di Carlo, Mourinho, Verona, Rosarno: che schifo!

8 Gennaio 2010
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Red

Avete visto ieri in TV? Scene di guerriglia urbana nella Piana di Gioia Tauro, per la rivolta di alcune centinaia di lavoratori extracomunitari. La rivolta degli uomini di colore, impegnati in agricoltura e accampati in condizioni inumane in una vecchia fabbrica in disuso e in un’altra struttura abbandonata, e’ scoppiata a Rosarno dopo il ferimento da parte di persone non identificate di alcuni extracomunitari con un’arma ad aria compressa. La guerriglia ha causato danni ad auto, cassonetti ed abitazioni.
E gli insulti a Balotelli l’altro giorno a Verona? Fischi e cori. Ormai questa incivile accoglienza nei confronti del calciatore nerazzurro sembra diventato lo sport nazionale. Sono comportamenti schifosi, ha ragione il calciatore. Ma fanno ancor più schifo molte delle dichiarazioni che si leggono e sentono sul caso. Sentite quanto dice il sindaco di Verona Tosi: «Balotelli è un ragazzino immaturo e presuntuoso. Non sarà mai un campione». E poi fa filosofia morale: «i veri campioni sono tali quando sono anche umili e hanno buon senso. Balotelli non possiede queste caratteristiche. Prendersela poi con il pubblico del Chievo, tra i più corretti d’Italia, è paradossale. Povero Balotelli non sarà mai un campione».
Balotelli un campione lo è, non lo sarà mai, come uomo, il sindaco Tosi, questo è certo.
E l’allenatore del Chievo Di Carlo? «Mario Balotelli - dice alla TV - deve guardare soprattutto a se stesso, perché ovunque va gli dicono sempre qualcosa: perciò penso che Mario debba capire che deve essere lui a cambiare atteggiamento». E soggiunge, senza arrossire: «A me è sembrata una normalità, però non vorrei mancare di rispetto a nessuno. Il pubblico di Verona si è sempre comportato bene, è un pubblico per il quale il fair play è una delle prime cose. Qui oggi mi è sembrato tutto civile e tranquillo, le proteste ci sono per il giocatore e non per altre cose, penso anche che sia una cosa normale contestare un giocatore avversario in ambito sportivo».
Sono parole che si commentano da sole. Ma, non me ne vogliano gli interisti, anche Josè Mourinho non è all’altezza e avrebbe fatto meglio a tacere. Bisogna «capire - dichiara - quello che è Mario Balotelli: un ragazzo che dice spesso cose che non deve dire, e fa spesso cose che non deve fare». «Ma è un grande campione - aggiunge il tecnico portoghese - e perciò va giudicato per quello che fa in campo». Le parole dure contro Verona pronunciate dall’attaccante nerazzurro vengono stigmatizzate da Mourinho: «Il Chievo è una bella società - dice -, la città, c’è un ambiente con molto fair play. Le parolacce possono esserci per Balotelli, come ce ne sono state per me. Ma il pubblico di Verona non è diverso da quello di altri stadi. Il pubblico è uguale un po’ in tutti gli stadi». «Forse però Mario - ha concluso - andrebbe rispettato sul campo un po’ di piu».
E dicono che Mourinho sia intelligente! Per lui forse è fair play forse anche quanto accadde a Roma nel giugno scorso in occasione del raduno della Under 21. Ricordate? Balotelli, insieme a Criscito e Giovinco, va per prendere un aperitivo. Sono in borghese, non con la divisa della nazionale. Non passano inosservati e qualche mente «illuminata» pensa che sia il caso di vendicarsi per il rigore che Balotelli si guadagnò con mestiere e segnò con freddezza nell’ ultimo Inter-Roma 3-3. Partono gli sfottò, qualche coro e qualche insulto. Balotelli è un armadio, ma certa gente, soprattutto se in gruppo, non ha paura neanche del diavolo. Il gruppo aumenta e si passa al gesto più odioso: un paio di banane lanciate verso il giocatore. Balotelli e compagni non reagiscono, si avvicinano a una macchina delle forze dell’ ordine, la cui sola presenza fa disperdere i razzisti.
Di questo passo, stando ai Tosi, ai Di Carlo, ai Mourinho e compagnia bella, anche le fucilate contro gli extracomunitari nella Piana di Gioia Tauro rientrano nel fair play. Che schifo, ha ragione Balotelli. La verità è che questi atteggiamenti non hanno la risposta che meritano. Bisogna reagire con fermezza. Tutti. E non mancano gli strumenti. Cosa deve ancora succedere perché ci si accorga che in Italia c’è un razzismo nella società e nelle stanze del potere che và combattuto senza tregua?

1 commento

  • 1 Marco Liscia
    8 Gennaio 2010 - 16:25

    Credo sia il suo un pensiero certamente condivisibile. La indifferenza corre sullo stesso binario del razzismo e di questo è chiaro esempio la normalità che traspare dal servizio del TG1 di oggi sulla “rivolta dei migranti”.

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