Diritti sociali e doveri nella Costituzione

4 Gennaio 2010
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Valerio Onida

Oggi pubblichiamo una conversazione di Paolo Pombeni con Valerio Onida (Presidente Emerito della Corte Costituzionale) sull’articolo 2 - seconda parte della Costituzione. Valerio Onida, giurista di origine sarda, insegna Diritto costituzionale all’Università Statale di Milano.

Professor Onida, che effetto fa, nell´età dell´individualismo e della preminenza del “consumatore”, come si usa dire oggi, riproporre la teoria dei diritti sociali, anzi richiamare addirittura il fatto che le formazioni sociali sono importanti perchè in esse si sviluppa la persona?
Valerio Onida
Io non credo che sia un riproporre quanto un riscoprire qualcosa di perennemente valido e che stava nelle origini del nostro costituzionalismo. Negli ultimi decenni si è abituati a pensare che trionfavano ideologie neoliberiste quindi i diritti sociali sembravano appannarsi, ma la verità è che la lunga storia del costituzionalismo è fatta di diritti civili e di diritti sociali.
Forse la crisi finanziaria di oggi potrebbe avere l’aspetto positivo di farci riscoprire delle verità. Per esempio dopo la crisi del ‘29 è nato il New Deal in America che è esattamente la costituzionalizzazione dei diritti sociali negli Stati Uniti, cioè lo Stato più liberare che ci sia mai stato. La stessa cosa succede oggi se si riscopre che dei diritti fondamentali e dei diritti umani fanno parte i diritti civili di libertà, fanno parte i diritti politici, ma fanno parte integrante e indispensabile i diritti sociali che riguardano la partecipazione di tutte le persone e dei gruppi al godimento, diciamo, dei beni elementari della vita.

Paolo Pombeni
Ecco, l’adempimento inderogabile dei diritti di solidarietà che significato riveste al di là dell’evidente importantissimo monito etico nelle coscienze individuali e soprattutto è significativa la tripartizione che fa la carta dei doveri tra doveri di solidarietà politica economica e sociale?

Valerio Onida
Intanto è significativo che la Costituzione parli dei doveri perché noi parliamo sempre dei diritti, si dice che è una reminiscenza mazziniana, ma in realtà anche qui diciamo la vera tradizione del costituzionalismo vede i diritti ma anche i doveri.
I doveri non sono altro che i diritti degli altri. Li definirei così, sono gli obblighi che gravano su ogni persona per far si che la società garantisca davvero i diritti a tutti. La distinzione tra i diritti politici economici e sociali per la verità è una distinzione solo relativa perché, in un certo senso, tutto e politica e tutto è società. Ma evidentemente fa a riguardo al fatto che vi sono doveri più schiettamente di natura politica.
Pensiamo al dovere civico del voto o pensiamo, più in generale, al dovere della partecipazione dei cittadini alla vita dello Stato e degli enti pubblici. E vi sono doveri economici. La solidarietà economica riguarda precisamente il contributo individuale alla vita economica ma riguarda anche quell’assetto dell’economia generale, dell’economia sociale, che consente una equa distribuzione dei beni e il godimento dei diritti da parte di tutti. I doveri sociali sono tutti gli altri perché tutto è sociale.

Paolo Pombeni
Lei è stato giudice della Corte Costituzionale. Questo approccio “sociale” alla teoria dei diritti e il precetto della solidarietà giocano ancora un ruolo nei giudizi di costituzionalità delle leggi?

Valerio Onida
Sì, lo giocano. E’ vero che i diritti sociali sono più difficilmente, come dicono i giuristi, giustiziabili, perché uno non può andare dal giudice e dire “dammi una casa, dammi un lavoro”. Però è anche vero che invece nella giurisprudenza della Corte Costituzionale l’attenzione ai diritti sociali è sempre stata elevata, soprattutto quando la Corte è chiamata a giudizi sulla base del principio di eguaglianza.
L’eguaglianza non è solo l’eguaglianza nel godimento delle libertà negative, ma è anche e soprattutto eguaglianza nel godimento dei diritti sociali. Molte volte la Corte è intervenuta per correggere o dichiarare non completamente legittime leggi che erano viziate da un difetto di eguaglianza, nel senso che riconoscevano dei diritti sociali ma non a tutti coloro a cui avrebbero dovuto essere riconosciuti. Ecco in questi tipi di giudizi la Corte ha valorizzato molto i diritti sociali.

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