No alla vendetta come strumento di lotta politica

14 Dicembre 2009
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Amsicora

Silvio Berlusconi colpito da un oggetto, probabilmente una miniatura del Duomo, dopo il comizio a Milano. Fermato, e successivamente arrestato, l’autore del gesto. Dopo l’aggressione subita al termine del comizio alla manifestazione del Pdl, Berlusconi è stato portato all’ospedale San Raffaele.
Dalle prime notizie sulla ricostruzione è emerso che Tartaglia si trovava dietro le transenne, un paio di file indietro rispetto alla gente che si accalcava per salutare il presidente del Consiglio. Quando Berlusconi, circondato dalla scorta, si è avvicinato, in particolare a un sostenitore con una bandiera di Forza Italia per stringergli la mano, da dietro la gente è saltato fuori Tartaglia, che si è praticamente inerpicato sulle spalle di quelli che aveva davanti e lanciato il souvenir che ha colpito il premier tra il naso e il labbro. Al momento del lancio, grazie al suo salto, Tartaglia si è trovato quasi faccia a faccia con Berlusconi anche se a una distanza di due-tre metri. Immediatamente dopo è stato bloccato da un uomo della scorta del presidente del Consiglio e da due agenti in borghese del Commissariato Centro, immobilizzato e portato via a forza tra i molti sostenitori di Berlusconi che volevano aggredirlo.
Questa la notizia. Se fossimo fedeli al Codice barbaricino dovremmo inquadrare il lancio di Tartaglia nella norma che pone a base di quel codice la vendetta. Di questo codice arcaico parleremo questo pomeriggio nel Convegno in Aula Arcari di Giurisprudenza, ricordando il pensiero dell’autore de “La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico”. La vendetta come istinto primordiale di difesa, d’equilibrio o anche se si vuole di giustizia; la vendetta come giusta reazione all’offesa individuale e all’ordine sociale. Un obbligo sociale, dunque, che discende dal fatto che l’offesa fatta non riguarda solo il singolo ma il gruppo interno e turba l’ordine sociale, istituendo estraneità e conflitto. E’ questo il vento che il Cavaliere ha introdotto nel nostro Paese. Ma noi la pensiamo come Giulio Angioni (vedi l’intervento precedente), che mette in risalto l’articolo 23 del codice della vendetta, l’ultimo, che così recita: «L’azione offensiva posta in essere a titolo di vendetta costituisce a sua volta nuovo motivo di vendetta da parte di chi ne è stato colpito, specie se condotta in misura non proporzionata ovvero non adeguata ovvero sleale. La vendetta del sangue costituisce offesa grave anche quando è stata consumata allo scopo di vendicare una precedente offesa di sangue». E Angioni giustamente soggiunge: “L’azione vendicatrice come nuovo motivo di vendetta rivela tutta la sua arcaicità, inefficacia e inadeguatezza come mezzo di restaurazione dell’ordine sociale turbato, e risulta troppo inadeguata come «introduzione a un sistema di certezza» e come «azione di tutela giuridica». Il principio degenera e diventa incontrollabile come appunto le faide interminabili, con le sequele di banditismo. Il codice barbaricino, in questa sua inconcludenza e inadeguatezza, è e rimane un «codice di guerra», «legge della giungla», che regola l’ostilità ma non si pone il problema di eliminarla”.
Proprio così, le azioni di violenza sono inconcludenti e inadeguate, oltre che incivili. Condividiamo la mitezza del padre di Tartaglia: “Se avessi saputo cosa sarebbe accaduto avrei provato a farlo desistere - ha detto il padre. “In casa nostra abbiamo sempre commentato quello che succede in politica - ha detto ancora Alessandro Tartaglia - ma nessuno, e tanto meno mio figlio, ha mai mostrato un’esasperazione particolare”. Ben detto. Berlusconi và battuto sul piano politico, non con gesti violenti.
Anche se ci sembra eccessivo quanto il Cavaliere ha detto al suo fedele Emilio Fede:”Sono miracolato”. Non crediamo nella vendetta barbaricina, ma non siamo neppure uomini di Fede e perciò non crediamo nell’intervento divino in sua difesa. Del resto è stato colpito duramente.
Ci rinfranca invece quanto ha detto Maroni all’uscita dell’ospedale S. Raffaele: “L’ho trovato fisicamente provato ma sereno. Certo la botta è stata seria”.

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