Andrea Pubusa
In occasione del No-Bday Il Manifesto ha pubblicato un articolo di Asor Rosa nel quale si da per già consumato un attentato del cavaliere alla nostra Costituzione. Altrettanto fa ieri Valentino Parlato, commentando i propositi di modifica a colpi di maggioranza della Carta. E così pure ha fatto Rossana Rossanda ed altri ancora in tutti i fogli democratici. All’acutezza dell’analisi corrisponde però un’inconcludenza nella proposta. Basti pensare che Rossanda chiude il suo articolo dicendo “rappresentiamoci”, ossia facciamoci sentire direttamente posto che i nostri rapprresentanti non sono adeguati. Indicazione giusta, ma che non risolve il problema: come cacciare Berslusconi? Come impedirgli di sovvertire la Costituzione forrmale dopo aver ampiamente e radicalmente mutato quella materiale?
Vi sembrerà strano. Ma la risposta è questa: un fronte anti-premier che vada dall’Udc all’Italia dei Valori, capace di tenere insieme i Democratici ma anche la nuova destra di Gianfranco Fini: una proposta che è ancora solo una ipotesi, ma che Pier Ferdinando Casini lancia convinto. Questa - secondo il leader UDC - è la strada da percorrere qualora Silvio Berlusconi forzasse la mano cercando di portare l’Italia alle urne anticipatamente, attaccando Quirinale, giudici, Corte Costituzionale.
Casini si mostra così il più lucido fra gli uomini politici italiani, giacché oggi la questione principale in Italia è salvare la Costituzione, impedire una deriva populistica e autocratica. Ma non tutti sono all’altezza. Solo Pier Luigi Bersani dà il pieno appoggio, mentre Antonio Di Pietro dà un via libera condizionato, e Francesco Rutelli addirittura definisce lo scenario troppo “futuristico”. Casini, replica con lucidità in una lunga intervista alla Stamp. Dice in realtà di augurarsi che “questa partita non si giochi”, convinto che a Berlusconi spetti il compito di governare e risolvere “i problemi del Paese”. Ma “sia chiaro - aggiunge poi - che se pensa di utilizzare la questione giudiziaria per trasformare la democrazia e la Repubblica in una monarchia, attaccando Napolitano e la Consulta, avrà una risposta chiara, netta e univoca da parte di tutte le forze che difendono la democrazia”. Il ragionamento include tutti i partiti di opposizione, ma lascia intendere che altri protagonisti potrebbero aggiungersi strada facendo: “Ci saranno sorprese”. Quali? Quasi certamente Fini, che oramaii vuole consacrarsi quale leader di una destra costituzionale in antitesi all’asse Berlusconi-Bossi.
E la sinistra? Casini certo la scansa e non la pensa. Ma quell’insieme di sigle in cui è frantumata la sinistra oggi che dicono? Che soluzione danno alla emergenza democratica?Mute sullo sbocco politico e parole, parole, parole su Berlusconi. Forse considerano il tema di retroguardia e Casini un destro da cui star lontani. Ora che Pierferdinando sia così sul piano sociale è più o meno vero. Ma il problema principale oggi è la difesa della Costituzione democratica, è il ritorno alla normalità democratica. Un fronte che elimini l’asse reazionario Belusconi-Bossi è quanto occorre. E per vincere il fronte dev’essere ampio. Insomma, occorre un governo costituzionale, fondato su un compromesso onesto e chiaro: ricondurre l’Italia ad una corretta dialettica democratica, combattendo nel contempo la crisi economica con misure in difesa dell’occupazione. Poi ognuno tesserà la sua tela. Ed anche la sinistra avrà spazio per le sue battaglie in difesa del lavoro e dei ceti deboli. Ma senza la partecipazione attiva ad un fronte ampio di difesa della Carta fondamentale, la sinistra risulterà ancor più inutile e marginale. Si ricordi che il PCI si è radicato nel Paese perché fu protagonista nella Resistenza e nella costruzione dell’Itala democratica e Togliatti, con la svolta di Salerno, evitò l’emarginazione dei comunisti, rendendoli soggetti attivi nella battaglia per la democrazia progressiva.
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