Massimo Marini
Non è mai bello dire “l’avevo detto”. Però l’avevo detto. Tra il serio e il faceto, certo. Ma l’avevo detto. Nella chiosa ad una mia nota di metà settembre nella quale ragionavo sul significato più o meno nascosto dei movimenti e delle dichiarazioni pubbliche di Gianfranco Fini, tranquillizzavo un Silvio Berlusconi sconfortato dagli eventi ricordandogli che “tra poco più di un mese il PD sfornerà il nuovo segretario che, dato che non sarà Marino purtroppo, darà una mano fondamentale al riassestamento del potere del centrodestra. Silvio & Co. possono contarci: sia se a vincere sarà Franceschini/Veltroni - come dimenticare la riesumazione dell’ectoplasma (così definirono il centrodestra Fini e Casini allora) a fine 2007; sia se a vincere sarà Bersani/D’Alema - e qui gli esempi veramente sarebbero infiniti, ma bastano Bicamerale e Legge sul conflitto di interessi (non fatta ovviamente), per sgombrare il campo da ogni dubbio. Su insomma, forza e coraggio Silvio, arrivano i nostri!”. E puntualmente questa sarcastica previsione si sta avverando in modo quasi tragicomico: dalla infelice (eufemismo) uscita di Letta “come ha detto Bersani, consideriamo legittimo che, come ogni imputato, Berlusconi si difenda nel processo e dal processo”, con quella preposizione articolata ‘dal’ che pesa come un macigno e che ha fatto andare su tutte le furie il popolo del PD, perché sa di legittimazione della legiferazione ad personam del premier; alle micragnose contorsioni retoriche sulla partecipazione alla manifestazione indetta dai blogger il 5 dicembre, il No-B day, che ha generato la perla del neopresidente Rosy Bindi “se non fossi presidente del Pd andrei in piazza” che per quanto bizzarra come affermazione non si avvicina nemmeno all’inarrivabile Walter Veltroni che ci fa sapere che “ho il matrimonio di un amico”. Ma le notizie più allarmanti per il PD arrivano dalle direzioni regionali dove la spaccatura a metà del partito si fa sentire in modo più concreto. E’ ancora presto per capire se e come queste profonde divergenze verranno superate, ma il rischio di ennesima impasse è concreto in molte realtà locali, alcune aggravate dalle note “presenze ingombranti” di cui il PD proprio non riesce a fare meno. La direzione nazionale in verità non sta molto meglio in quanto a “unità”, dato che da una parte c’è chi prova a muovere l’opinione pubblica e coinvolgere la base con iniziative dal basso - come la ‘1000 piazze per l’Italia’ promossa da Pippo Civati, ignorata dal resto della direzione, salvo poi mutuarne slogan e metodo per l’imminente ‘1000 piazze per l’alternativa’ - dall’altra c’è chi con metodi consolidati sta decidendo le candidature per le prossime amministrative, in barba ad ogni principio di primarie e anche, francamente, di buon senso, come il caso Vendola/Puglia dimostra. Un PD insomma che è ancora un cantiere aperto, e che ondeggia vorticosamente tra qualche passo avanti - Scalfarotto vicepresidente, sostanziale accoglimento della linea movimentista e coinvolgente della base (anche se in modo schizzinoso), e ritorni al passato, quello peggiore - metodo di scelta dei candidati per le prossime amministrative, dichiarazioni scoordinate e avventate. Tutto questo ad uso e consumo dell’utilizzatore finale Silvio Berlusconi che per ora, come ha sostenuto l’analista Luttwakl’altra sera a Ballarò, deve guardarsi più in casa che dall’altra parte della barricata. Gianfranco Fini ora è veramente ad un passo dal grande salto, suo malgrado certo - per via dell’oramai mitico fuorionda e del conseguente attacco frontale dei media berlusconiani. Chissà se avrà mai il coraggio l’eterno delfino, di assumersi la responsabilità storica di riscattare definitivamente la destra italiana, traghettandola verso quel concetto europeo di destra liberale e laica, lontana mille miglia dal PDL di oggi: conservatore nel modo più becero, xenofobo e islamofobo, impegnato ad inseguire la Lega nelle sue guerriciole campanilistiche,qualunquista, con spiccata propensione clericale, infastidito da leggi e regole. Chissà se Fini vorrà aspettare la fine politica di Berlusconi o se, vista l’imprevista accelerazione degli ultimi giorni, tenterà lo strappo. Più probabile la prima, francamente, anche se va registrato e tenuto d’occhio l’avvicinamento tra i fedelissimi finiani - la fondazione Fare Futuro - e il nuovo partito di Rutelli, per interposto Cacciari, oggetto di sperticate lodi in un editoriale di Antonio Rapisarda sulla ‘nuova destra democratica’, auspicata moderna e di governo, responsabile e aperta al dialogo. Senza dimenticare Italia Futura, la fondazione di Montezemolo che difficilmente non si attiverà politicamente e che altrettanto difficilmente vedremo a sinistra. Insomma, al limite le basi per avere un sistema politico rinnovato e un po’ più credibile ci sarebbero pure e si cominciano ad intravedere in controluce. Il problema è che non c’è tempo.
3 commenti
1 sergio
10 Dicembre 2009 - 21:22
Meno male che Bossi c’è se no vista la fine che ha fatto Fini poveri noi
ma perchè non è coerente e se ne va dal pdl così vediamo quanto conta politicamente?
2 sergio
10 Dicembre 2009 - 21:23
ei dove è finito il mio commento
ma che fate i commenti sgradevoli non li pubblicate ?
3 admin
10 Dicembre 2009 - 21:48
Caro Sergio, il tuo commento non è sgradevole, è poco utile alla discussione (a.p.).
Lascia un commento