Amsicora
Nella storia le grandi tragedie sono sempre iniziate da apparentemente piccole intolleranze, che in realtà hanno nascosto umori razzisti, grandi sopraffazioni e curdeltà. Lo stadio successivo sono stati i delitti più atroci contro l’umanità.
In Svizzera s’iniziia dal divieto dei minareti. Non è vero che si tratta solo di una questione edilizia o urbanistica, come vuol far credere il ministro della Giustizia elvetico, Evelyne Widmer Schlumpf quando afferma:”Non e’ stato un voto contro la religione islamica, ma contro i minareti come edifici”. Ed è certamente insincera nel soggiungere che “in Svizzera si rispetta la liberta’ di fede che e’ un diritto molto importante per noi”, pur ammettendo che dalle urne non e’ uscito “un bel segnale per la Svizzera”.
Sono dunque giustificate le preoccupazioni che attraversano tutto il Vecchio continente dove si e’ levato un coro di critiche per l’esito di una consultazione che rischia di alimentare tensioni e fanatismi. Timori di cui si e’ fatto portavoce anzitutto il Vaticano. Il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti, mons. Antonio Maria Veglio’, ha detto di condividere le preoccupazioni espresse dei vescovi svizzeri che hanno parlato di “un duro colpo alla liberta’ religiosa e all’integrazione”. Per il ministro degli Esteri svedese e presidente di turno dell’Ue, Carl Bildt, si tratta di “un segnale negativo”. “E’ un’espressione di un notevole pregiudizio e forse anche di paura, ma e’ chiaro che e’ un segnale negativo sotto ogni aspetto, su questo non c’e’ dubbio”, ha dichiarato alla radio svedese. Per Bildt e’ anche “molto strana” la decisione di Berna di sottoporre la questione al referendum voluto dalla destra populista e cristiana svizzera. “Grande preoccupazione” e’ stata espressa dal Consiglio d’Europa.
“Nonostante sia espressione della volonta’ popolare, la decisione di vietare la costruzione di nuovi minareti in Svizzera suscita in me grande preoccupazione”, ha affermato Lluis Maria de Puig, presidente dell’Assemblea parlamentare europea.
“Guardiamo con preoccupazione messaggi di questo genere”, ha affermato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, “messaggi di diffidenza e addirittura di proibizione verso un’altra religione come quella islamica”. Ma per bilanciare un raro pensiero buono il titolare della Farnesina non ha mancato di dire la cavolata del giorno quando non ha chiuso all’idea della croce nella bandiera italiana avanzata dalla Lega: “Ci sono nove paesi europei che hanno il crocifisso nella loro bandiera, e’ una proposta assolutamente normale”. La cavolata è stata tanto grande da preoccupare persino un libertario della tempra del suo collega della Difesa, Ignazio La Russa, che è combattuto fra il fascino della croce e la fedeltà alla bandiera. Così il nostro contempera le sue due irresistibili passioni: la Svizzera “ha fatto molto bene a esprimere un’opinione che conferma che non bisogna mai discriminare ma nemmeno arrendersi ad un futuro, non dico multietnico che mi va bene, ma multiculturale”, ma “da questo far discendere un cambiamento della bandiera, lo puo’ fare solo chi non la ama”. Meglio amare la bandiera che gli uomini, è questo il vangelo secondo Ignazio.
Un po’ meno terra terra - come si è visto - la riflessione a livello europeo. Ma non è questa la risposta adeguata. O l’Europa viene fondata sul grande deposito libertario che stà alla base del moderno costituzionalismo e lo attualizza o entrerà in una spirale di regressione che ne sancirà la morte. Ed attualizzare questo patrimonio significa oggi allargare l’idea dei diritti e dell’uguaglianza proprio ai migranti. E non c’è tanto da inventare: liberté, egalité, fraternité. Che senso ha un’Europa razzista o tollerante verso la discriminazione? Nessuna. Ed allora sulle libertà fondamentali occorre un apparato normativo di rango costituzionale che non ammette referendum sulle libertà fondamentali, quali è certamente quella religiosa. Ma qui scontiamo un peccato originale della costruzione europea che più che sull’idea di cittadinanza è fondata su quella del mercato e, dunque, più che sulle grandi dichiarazioni dei diritti dell’uomo si fonda sull’idea di una lex mercatoria comune. Solo in questo contesto possono nascere e prosperare la serpe del razzismo e la blanda e colpevole reazione ad esso. Il razzismo si apre su un baratro profondo. E’ bene non dimenticarlo. Mai.
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