Andrea Pubusa
Ma che bisogno c’era di accogliere a Roma gli operai Alcoa con una nutrita schiera di poliziotti in tenuta antisommossa ? E quale la giustificazione della risposta ai tentativi di avanzamento del corteo con pesanti cariche? E che dire poi della spiegazione della polizia al pestaggio di Antonio, operaio di 40 anni, che riceve una manganellata in pieno volto e si accascia svenuto? E che non fosse una sceneggiata risulta dal fatto che rimane a terra per un bel po’ soccorso dai suoi compagni, fino all’intervento di un’autoambulanza che lo trasporta in ospedale. Sapete invece che ha detto la polizia? “Non c’è stato uso di manganello e un nostro agente è rimasto ferito”.
Poi per per i 3 mila operai, giunti a Roma per chiedere garanzie sul proprio posto di lavoro governo e al colosso americano dell’alluminio la buona notizia, a pomeriggio inoltrato, quando i sindacati lasciano il palazzo del Ministero annunciando: “l’accordo è fatto”.
L’azienda avrebbe accettato le tre ipotesi di soluzione per le tariffe energetiche che permetterebbero di ottenere una tariffa in linea con la media europea (circa 30 euro/MW). Ipotesi che riguarderebbero un’azione sul dispacciamento, sull’interrompibilità e sull’acquisto di energia dai mercati esteri.
Al dicastero dello Sviluppo economico il prossimo 9 dicembre”, in base all’intesa dell’altro giorno, ci sarà “l’istituzione di un tavolo permanente di natura tecnica per definire tutti gli strumenti utili all’approvvigionamento energetico a prezzi calmierati nel rispetto di quanto previsto dal decreto legge sulla competitività”. Le tariffe elettriche infatti sono la causa del problema, dopo la richiesta di risarcimento da parte dell’Unione Europea, che chiedeva inoltre di sospendere il trattamento agevolato nei confronti di Alcoa Italia.
La manifestazione dei lavoratori dello stabilimento sardo a piazza Barberini si è sciolta così con un applauso, ma non c’è granché da gioire. Intanto perché quella dell’altroieri non é la soluzione – come ha urlato al megafono un rappresentante degli operai – “ma un passo avanti importante”. E Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom-Cgil, insieme a Vittorio Bardi, coordinatore nazionale Fiom del gruppo Alcoa, confermano: si tratta di “un primo importante passo in direzione del mantenimento produttivo dei due siti del gruppo presenti nel nostro Paese”.
Ma poi quanta rabbia nel vedere le foto dell’operaio a terra con addosso le forze antisommossa, armate di manganelli, caschi e scudi! Ecco in quella foto è pienamente rappresentato lo stato della democrazia nel nostro Paese. Quando i lavoratori, su cui si fonda il carattere democratico della Repubblica, sono malmenati e calpestati è lo stesso livello democratico che, al di là delle dichiarazioni e degli infingimenti, viene degradato e compresso. Ad una valutazione più generale viene in risalto una verità tanto evidente quanto taciuta, e cioè che il tasso di democraticità di un paese è proporzionale alla forza dei lavoratori, al riconoscimento della loro dignità e dei loro diritti, alla loro capacità decisionale. Al di fuori di questo la democrazia è vana forma, è la legge della giungla, in cui il più forte prevarica il più debole. Ed oggi più che mai è così. Ma il fatto grave è che le forze dell’opposizione, quanto alla democrazia hanno un concetto simile a quello della maggioranza, seppure declinato in forme più aperte. Quanto agli operai e agli extracomunitari al muso duro della destra viene opposto l’atteggiamento compassionevole dell’opposizione. Ma i partiti della sinistra, le forze del movimento operaio, questi soggetti li organizzavano al fine di condurli al potere, non per essere trattati con maggiore umanità o con minore disumanità. Sembra poco, ma la differenza è radicale. E forse sta proprio qui la ragione della crisi della sinistra o meglio il fatto che la sinistra non esista. La sinistra è di classe o non è.
2 commenti
1 ...la foto ci racconta altro
28 Novembre 2009 - 11:06
http://lombardia.indymedia.org/node/23789
2 Nicola Ibba
28 Novembre 2009 - 20:58
Nel 1904 lo Stato usò le armi contro i minatori che a Buggerru scioperavano per ottenere migliori condizioni lavorative, a distanza di 105 anni lo Stato non può più sparare sugli operai che manifestano per difendere il loro posto di lavoro ma senza grossi problemi usa il manganello.
Di simile, oltre alla gravità della reazione dello Stato che cerca di intimorire con la forza la classe lavoratrice, c’è l’indignazione di tutta la società civile e del mondo del lavoro che come allora si è stretto al fianco dei lavoratori per non farli sentire soli nella loro lotta.
Le immagini dei lavoratori dell’Eutelia e dell’Alcoa che si stringono la mano in senso di solidarietà reciproca dimostra che i lavoratori sono tutti uguali davanti all’avidità del padrone, siano essi operai minatori o tecnici informatici.
Sempre a distanza di 105 anni dalla strage di Buggerru ci si rende conto che anche i padroni sono altrettanto uguali se non più spietati di allora, essi delocalizzano e chiudono imprese senza alcun ripensamento e senza curarsi del futuro dei lavoratori, spinti esclusivamente dall’idea di maggiori profitti.
Ci si ritrova così dopo anni di sacrifici migliaia di famiglie senza lavoro e con un territorio (come nel caso del Sulcis) fortemente inquinato.
In questi giorni di forte mobilitazione la risposta dei lavoratori è stata l’occupazione delle fabbriche, mentre la risposta dei padroni è stata l’irruzione armata contro gli occupanti (pensate al caso dell’eutelia, cosa sarebbe successo se non ci fosse stato il giornalista della rai che ha ripreso tutte le scene) è notizia di poche ore fa che anche alla Rockwool Iglesias i dirigenti della fabbrica hanno tentato di fare sgomberare il luogo di Lavoro ed oggi un gruppo di operai Eurallumina è andato a sostenere i lavoratori che occupano la fabbrica dal 4 Ottobre.
Una grossa differenza che si nota rispetto a 100 anni fa è l’assenza di un grosso partito di massa in ascesa che possa essere il riferimento della classe lavoratrice.
Abbiamo visto che il parlamento non è più rappresentativo poiché nominato da poche persone, bisogna quindi trovare nuovi punti di riferimento.
Mi piacerebbe sapere se Veltroni avrebbe oggi il coraggio, a distanza di neanche due anni dalla scorsa campagna elettorale, di pronunciare nella fabbrica Alcoa un discorso in cui dice che non esistono più i padroni di una volta, che la socità è cambiata e che non esistono più le differenze di un tempo tra classi sociali.
Sarei curioso di vedere la risposta di tutti quegli operai che in questo momento di forte contrapposizione sociale si sono accorti che il padrone esiste ancora e che non ha alcun problema a mandare a casa migliaia di operai.
Le differenze purtroppo ci sono e sempre ci saranno, è fondamentale ricreare ora una coscienza di classe di tutti i lavoratori ed è necessario altresì che essi abbiano un grosso partito di riferimento che possa tutelare i loro interessi.
La lotta dei lavoratori del Sulcis in difesa del loro posto di lavoro non è che appena cominciata, a quanto pare ci sarebbe un comunicato dell’alcoa in cui essa afferma che la cassa integrazione non è stata ritirata ma sospesa, c’è una bella differenza, anche in questo caso il padrone non si è smentito.
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