La società sarda vista da un osservatore d’eccezione

23 Novembre 2009
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Red

Tumulti quotidiani - tema editore (prefazione di Vito Biolchini- postfazione Fulvio Fo). E’ questo il titolo del bel volume di Mario Faticoni. Uno spaccato intelligente della società sarda e cagliaritana dagli anni ‘70, con incursioni sulla vicenda politico-culturale nazionale, descritto da un testimone d’eccezione.
Il libro verrà presentato il 25 novembre all’Ass. della Stampa sarda in via Barone Rossi n.  29. Saranno presenti molti personaggi del giornalismo e dello spettacolo da Fulvio Fo a Vito Biolchini. Un incontro da non perdere.
  

Ecco una nota sul libro 

Vicende e personaggi della cronaca della società sarda e cagliaritana superano paradossalmente quelli teatrali nel nuovo libro dell’attore Mario Faticoni, “ Tumulti quotidiani”, edito da Tema, in libreria dal 25 novembre ( introduzione di Vito Biolchini, postfazione di Fulvio Fo). Un libro che data già agli anni ‘70 la vocazione alla scrittura affacciatasi nel 2003 con il volume “Teatro conemporaneo in Sardegna” edito da AM/D.
Scrittura prettamente giornalistica, in questo caso. Sulla base dell’esperienza di addetto stampa dei gruppi teatrali in cui militava, Faticoni fu dapprima collaboratore de “La Nuova Sardegna” e poi redattore professionista di “Tuttoquotidiano”, cimentandosi infine con la direzione di un periodico sullo spettacolo e con l’esperienza televisiva de “ La Voce sarda”.
Curatore da sùbito di servizi culturali e di spettacolo, fu però proprio nella cronaca, a Tuttoquotidiano, che l’attore giornalista profuse impegno e passione. Dalla cronaca bianca delle vicende cittadine (rinnovo del Consiglio comunale, piano città, la tormentata pluridecennale vicenda del nuovo teatro civico, la miracolosamnte breve, invece, del nuovo Auditorium del Conservatorio, un’inchiesta sul pane che fece chiudere tutti i panifici, il deserto attorno a Via Is Maglias, l’ostracismo ai cani che sporcano, il curioso caso dei mimi della lirica…) a quella più crudamente sociale ( scuole che scoppiano, famiglie disperate senza tetto e col terrore del tifo, una semoleria che chiude, un quartiere ghetto, l’emigrazione problema che ritorna, la lettura pubblica gravemente arretrata, la passività delle istituzioni culturali, la responsabilità degli intellettuali, il fallimento della Rinascita , quello del processo del lavoro…).
Pezzi di denuncia che si accostano ad altri d’impegno civile e politico, di solidarietà con Franca Rame, Dario Fo e Pasolini, o quelli sul franchismo dopo Franco, sulla Coppa Davis in Cile a tre anni dal golpe, su Lussu, sui figli di Gramsci, sulla lingua sarda all’aeroporto di Alghero, sulla Sardegna alla Biennale, sullo stesso suo giornale fallito e in autogestione, su una sciagurata inaugurazione di stagione lirica con Macbeth…
Sulle pagine più propriamente culturali e di spettacolo l’indole del teatrante ha modo naturalmente di attardarsi particolarmente.
Predomina la scena sarda, ma numerosi sono anche gli articoli su quella italiana; alcuni di carattere generale: il reportage in tre puntate sul convegno di Palmi del ‘75; altri, specifici: la legge sul teatro, il rapporto teatro.regioni, la ricerca, la nuova drammaturgia italiana, i ritratti di Arnoldo Foà e Turi Ferro.
Per la scena regionale vi sono articoli di politica teatrale: utile o no uno Stabile in Sardegna, la necessità del vaglio della qualità della produzione e di una legge, la Regione che invece riduce i fondi con la conseguente domanda: serve più la scure o la legge? Centrale una lunga inchiesta in quattro puntate; seguita dalle ragioni della nascita di una rivista del settore e dalla critica del non- governo dell’”esplosione dello spettacolo” vista dagli snobisti con inspiegabile euforia.
Vi sono naturalmente registrati gli spettacoli: dai Medas all’Alkestis, dall’Odin di Barba alle “sillabe mute” del Teatro Immagine, da Su connottu ai viandanti di Zappareddu, da Parodi a Remondi e Caporossi, da Carrasegare al Vicoletto, dai Danzatori scalzi al Petilli attore cinematografico alla corte di Comencini.
Lo sguardo di Faticoni si fissa, negli anni che portano ad oggi, pur fra stravaganti incursioni al Ravenna Festival per l’amata opera lirica, sul ricordo affettuoso di attori, registi, critici, scrittori, compagni di lavoro incontrati sulla propria strada.

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