Cappellacci legga e rispetti le sentenze di Strasburgo

14 Novembre 2009
1 Commento


Andrea Raggio

L’onorevole Ugo Cappellacci, con un articolo su L’Unione sarda firmato come Presidente della Regione, ha criticato la recente sentenza della Corte europea sui diritti dell’uomo concernente l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche, affermando: “A che serve rinnegarlo o, peggio, giudicarlo offensivo? … Può definirsi insolente o inaccettabile l’immagine di quel Cristo …?”.
In proposito osservo che il Presidente della Regione ha il dovere, attendendosi allo Statuto e alla Costituzione, di rispettare le sentenze della Corte di Strasburgo, anche quando personalmente non le condivide. L’opinione di autorevoli costituzionalisti è che “benché finora alle norme della Convenzione europea dei diritti la nostra Corte non abbia riconosciuto rango di norme costituzionali, ma solo quello di norme legislative ordinarie, di fatto la Corte costituzionale tiene conto della giurisprudenza della Corte di Strasburgo, ed è perciò alquanto improbabile che una legge nazionale sia ritenuta in contrasto con la Convenzione, ma non in contrasto con la Costituzione, che garantisce gli stessi diritti protetti dalla Convenzione”.
Osservo, inoltre, che non si deve attribuire alla sentenza significati che non ha. La Corte di Strasburgo ha deciso all’unanimità, su ricorso di una cittadina, facendo riferimento all’articolo 9 della Convenzione e all’articolo 2 del protocollo uno della stessa. Questa la motivazione della sentenza:
“La presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche, potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso, che avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione. Questo potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose , o che sono atei.
La Corte non è in grado di comprendere come l’esposizione, nelle classi delle aule statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica, così come è stata concepita dalla Convenzione, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte Costituzionale italiana.
L’esposizione obbligatoria di un simbolo di una data confessione in luoghi che sono utilizzati dalle autorità pubbliche, e specialmente in classe, limita il diritto dei genitori di educare i loro figli in conformità alle proprie convinzioni e il diritto dei bambini di credere o non credere.”
La sentenza tanto criticata non insulta e non offende, si preoccupa di tutelare diritti affermati in una Convenzione alla quale aderisce anche lo Stato italiano e nella Costituzione della Repubblica. E’ questo lo scandalo?

1 commento

  • 1 Adriano Bomboi
    14 Novembre 2009 - 18:43

    Per la verità è anche la Costituzione ad essere in palese contraddizione con i suoi principi di pluralismo vista la presenza del Concordato.

Lascia un commento