Non possiamo non dirci cristiani, ma…

5 Novembre 2009
4 Commenti


Amsicora

Secondo la Corte dei diritti dell’uomo, la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce “una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”. Il caso era stato sollevato alla Corte di Strasburgo da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all’istituto statale “Vittorino da Feltre” di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione.
Secondo la sentenza di Strasburgo il governo italiano dovrà pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.
“Il governo ha presentato ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo”, sul crocifisso nelle aule scolastiche, ha detto subito il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, allineandosi ai desiderata della gerarchia ecclesistica. Secondo la Cei, infatti, “risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non è solo simbolo religioso, ma anche segno culturale. Non si tiene conto del fatto che l’esposizione nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come ‘parte del patrimonio storico del popolo italiano’, ribadito dal Concordato del 1984″.
Ora, è verosimile, come diceva Benedetto Croce, che tutti noi non possiamo non dirci cristiani, essendo questo un elemento culturale di fondo che ci pervade, credenti e non. Come sottolineava Francesco Cocco alcuni giorni fa in questo blog, anche Karl Marx ammetteva che alla base del suo pensiero vi era l’universale messaggio biblico (e cristiano) dell’amore per l’uomo. Lo ha sottolineato in un recente saggio su K. Marx anche l’ex vescovo di Treviri, oggi arcivescovo di Monaco di Baviera, Reinhard Marx. E d’altronde ha una valore universale il sacrificio di Cristo in favore della verità e degli umili.
Tuttavia, è proprio questo carettere universale del messaggio ad essere in qualche modo offuscato dall’esposizione del crocifisso per via burocratica, per volontà del potere. E ancor peggio, come dice la Cei, in forza del Concordato fra la Chiesa e Mussolini.
Ed allora, possiamo essere tutti d’accordo, credenti e non, cristiani e non, sul valore universale del messaggio di Cristo. E tuttavia ritenere che la decisione della Corte europea sia corretta e per nulla irriguardosa, tenuto conto che il Giudice di Strasburgo non decide su base etica o in virtù di parametri religiosi, ma solo tenendo conto dei riferimenti giuridici. 
Recentemente, qualcuno ha proposto, a mo’ di riequilibrio, di esporre nelle scuole tutti i simboli religiosi. Si avrebbe così la par condicio. Ma, a parte la confusione, siffatta soluzione non tiene conto e non rispetta il pensiero dei laici e degli atei, che pure esiste ed è diffuso.
Ed allora, perché tanto chiasso e tante levate di scudi? Non sarebbe meglio, nel rispetto reciproco, dar conto a scuola delle varie religioni, insegnando la storia di esse oltre che del pensiero laico, e poi, impegnarci, ciascuno di noi, a praticare i propri culti e a testimoniare con le opere, il valore dei messaggi delle rispettive religioni o pensieri di appartenenza. Per fortuna, la Costituzione colloca la libertà religiosa fra i diritti fondamentali ed inviolabili. Così come consente agli agnostici e agli atei di manifestare liberamente il proprio pensiero. Possiamo così convivere tutti nel rispetto reciproco e in piena libertà. Questo, in fondo, è il nucleo essenziale della democrazia. Le religioni possono diventare espressione di libertà, individuali e collettive, solo se sono autonome dal potere. La connessione religione/potere comprime l’autentico messaggio religioso, al pari di ogni altra ideologia di liberazione. E la storia ci ha offerto molti tragici esempi del “tradimento” sia dell’uno che dell’altra quando ad esse, religioni e ideologie, si è affiancata e sovrapposta la forza del potere!

4 commenti

  • 1 Enrica
    5 Novembre 2009 - 23:28

    Ne “La rabbia e l’orgoglio” Oriana Fallaci scriveva: “Senza il Crocifisso la nostra civiltà non esisterebbe. …una delle radici da cui quella civiltà è nata, la radice della cultura greco-romana… ci venne trasmessa da Sant’Agostino che la cultura greco-romana l’aveva traghettata nella teologia cristiana ben sette secoli prima di Avicenna e di Averroè… Senza l’irresistibile provocazione (il Crocifisso, ndr), la clamorosa scommessa, parleremmo anche noi una lingua che non contiene il vocabolo Libertà. Vegeteremo anche noi in un mondo che, lungi dal rifiutare la morte, nella morte vede un privilegio… (Si) tace perfino quando il Crocifisso viene offeso, umiliato, definito un cadaverino ingudo, tolto dalle aule scolastiche o gettato dalle finestre degli ospedali…”
    Ebbene, ci sarebbero molte cose da dire, molti temi da approfondire, dal senso della nostra Costituzione, a quello dei Patti Lateranensi, dal vero significato delle parole Libertà e Rispetto, a quello reale dei concetti di Democrazia e di Uguaglianza. Ma, soprattutto, sull’ormai obliato valore della RECIPROCITA’, che vorrebbe, forse, che: La tua libertà finisce dove inizia la mia (e VICEVERSA); io rispetto te come tu rispetti me (ossia, l’uno il VICEVERSA dell’altro); se siamo uguali non potremo mai crescere nel RECIPROCO arricchimento… e molto altro ancora…
    Io, a differenza della compianta Sig.ra Fallaci -che si definiva un’atea cristiana-, sono una CRISTIANA convinta, assolutamente rispettosa di chi non lo è.
    Ma, mi chiedo, quanti sanno che la bandiera Europea -sfondo azzurro e dodici stelle in circolo- fu pensata per evocare la protezione della Vergine Maria (la stelle evocano la Corona ed il colore rimanda alla veste con cui nella iconografia classica viene raffigurata la Madonna)?
    E mi chiedo, quanti hanno realmente letto il Saggio di Benedetto Croce dal titolo “Perché non possiamo non dirci Crisitiani”, in cui il filosofo -laico e immanentista- chiariva inequivocabilmente che il Cristianesimo è stata LA PIU’ STRAORDINARIA E POTENTE -seppur silenziosa in molti casi- RIVOLUZIONE CHE LA STORIA ABBIA CONOSCIUTO?
    Allora, Signori miei, accaniti sostenitori di una pseudo-libertà che libertà non è, ma crisi di identità; accalorati fautori di un laicismo che laicismo non è, ma tentativo di indurre alla surrettizia abolizione di un simbolo che interpella e provoca; strenui combattenti di una crociata post-moderna alla rovescia, vi domando: sulla faccia della terra di simboli se ne vedono tanti, dipinti sui muri, stampati sulle magliette, tatuati sui corpi di uomini e donne del mondo intero, scritti nei libri, evocati nei film, strumentalizzati dai media (pochi esempi: svastica, falce e martello, croce cerchiata, immagine del Che, bandiera arcobaleno, simbolo della pace, foglia di marjuana, simboli lui-lei,), che fastidio danno due pezzi di legno a croce, con un uomo sopra?
    Sarà mica paura che la clamorosa scommessa (per dirla con la Sig.ra Fallaci) sia vinta in partenza?!
    …Forsan et haec olim meminisse juvabit…

  • 2 Francesco Cocco
    6 Novembre 2009 - 07:30

    Alcuni anni fa mi sono trovato sotto una delle quattro torri della moschea di Damasco, dove -secondo la tradizione musulmana- Cristo apparirà alla fine dei tempi per il giudizio universale. Nella stessa moschea ho avuto modo di osservare la venerazione delle donne musulmane rivolte alla tomba dove è custodita la testa di S:Giovanni Battista. Ho avuto un ulteriore occasione per capire quanto sia universale la figura di Cristo, come essa sia momento che unisce e ci richiama alla fratellanza. Ecco perché non ho difficoltà ad affermare che il Crocefisso deve restare nelle aule scolastiche. E questo per ragioni che nulla hanno a che vedere con le motivazioni di potere delle autorità vaticane o con le cosiddette ragioni di “salvaguardia della civiltà occidentale dei razzisti di destra e dei cosiddetti “atei-devoti”.

  • 3 Massimo Marini
    7 Novembre 2009 - 09:43

    Penso sia assurdo che non si capisca che sarebbe una forma di rispetto enorme soprattutto per i cattolici e i cristiani - quelli veri - eliminare il crocifisso dai posti pubblici, dato che oramai è stato declassato a mero oggetto culturale, come la pizza e il mandolino. Dovrebbero essere i credenti i primi a chiedere di eliminare il crocifisso per sottrarlo a questa squallida strumentalizzazione.

    “Questo uso del crocefisso mi disturba come credente: perché Cristo non è morto in croce soltanto per il nostro Paese, né soltanto per i Paesi europei; e il suo Vangelo non si identifica affatto con la nostra cultura, ma è stato dato a tutta l’umanità. Questo uso del crocefisso come bandiera, o come simbolo di una cultura per distinguerla dalle altre, se compiuto dai credenti, costituirebbe una violazione del primo comandamento biblico: ‘Non usare il nome di Dio invano’. Se è compiuto dallo Stato laico, vedo in esso un’appropriazione indebita. E chiedo che esso cessi al più presto: per rispetto dei cristiani prima ancora che dei non cristiani”. (Pietro Ichino - Senatore PD)

  • 4 Raffaele
    7 Novembre 2009 - 15:10

    Francamente questa banalizzazione del crocifisso, preso in mezzo da chi lo vorrebbe fuori dalle aule scolastiche e chi invece appeso ai muri delle stesse, è incredibile. Si parla del crocifisso come se si stesse discutendo di un qualsiasi soprammobile come la cattedra o i banchi delle classi. Ancora più incomprensibile è la posizione delle gerarchie ecclesiastiche e di molti esponenti politici, che giustificano il crocifisso nelle scuole su motivi di tradizione e di consuetudine: come se il simbolo della crocifissione di Gesù non rappresentasse qualcosa di tremendamente vivo, nobile e tragico per i cristiani ancor più che per tutti i non cristiani e degno di non essere imposto con l’obbligo o per consuetudine così da confondersi nelle aule come un qualsiasi pezzo d’arredamento.

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