Andrea Pubusa
Brutto affare quello che vede coinvolti alcuni consiglieri ed ex consiglieri regionali: sono indagati per peculato, per essersi intascati fondi regionali, destinati ai gruppi del Consiglio regionale per le loro attività. I soldi sarebbero passati per i loro conti, rendendo impossibile seguirne l’impiego.
Ma com’è possibile tutto questo? E ancora più a monte: è utile assegnare queste somme ai gruppi? Insomma, cerchiano di capirne di più. I gruppi parlamentari hanno una funzione particolarmente importante e delicata. Costituiscono la proiezione in seno alle assemblee elettive dei partiti o delle liste, che sono entità sociali. Sono il trait d’union fra assemblee e società. I gruppi alimentano l’azione delle assemblee attraverso le loro proposte e le loro iniziative. E’ necessario dunque che ricevano dei fondi per il loro funzionamento. Le proposte di legge o di regolamento, l’esame di quelle proposte o dell’esecutivo o da altri gruppi, l’elaborazione di progetti e programmi richiedono l’acquisizione di materiali, il coinvolgimento di esperti, che costano. Ci vogliono poi risorse per far conoscere l’attività dei gruppi all’esterno. E già qui è molto difficile distinguere fra l’attività del gruppo e quella del partito, pur essendo chiaro che la prima si immedesima o è rivolta all’istituzione, mentre la seconda è o dovrebbe essere rivolta al sociale. I grandi partiti di massa in passato prestavano attenzione a questa distinzione, anche se un travaso di fondi dall’attività assembleare a quelle più spiccatamente partitica non era escluso.
La questione diventa più delicata per i piccoli gruppi, nei quali l’attività del partito o quella del gruppo s’identifica con quella delle persone che lo formano. Oggi, con la personalizzazione della politica questa “confusione” viene esaltata. Poi c’è la tendenza degli eletti a utilizzare i fondi per far conoscere la propria attività o per svolgerla. L’ossessione degli eletti è quella d’essere confermati. La professionalizzazione della politica, unita alla scomparsa dei partiti, crea una situazione in cui l’uso dei fondi per mantenersi fra gli eletti è il primo obiettivo dei membri delle assemblee elettive. E’ spesso l’unico interesse, che comprime qualunque visione generale o funzionalizzazione dell’attività degli eletti all’interesse pubblico.
In questo contesto prende risalto il fatto che l’uso dei fondi non richiede particolare rendicontazione. Aspetto che può sollevare più di una critica, ma che trova giustificazione nell’essere i gruppi elemento costitutivo delle assemblee elettive e, dunque, partecipano della sovranità o autonomia di esse. Tant’è che per i gruppi delle assemblee legislative si contesta il potere di indagine e il sindacato della magistratura. Ed anche questo non è privilegio, ma garanzia della libertà dell’azione delle istituzioni rappresentative.
Ma quando personalizzazione e professionalizzazionne diventano prevalenti questa garanzia si trasforma, con facilità, nell’esenzione dalla giurisdizione. E il mandato viene visto come strumento di guadagno per gente che nella vita non ha arte né parte. In questo contesto gioca un ruolo anche l’attenuazione p la scomparsa dell’idea che la rappresentanza non solo è vincolata dalla legge, ma avendo il potere di farla deve promuoverne il rispetto.
Mi sia consentita una digressione: nei giorni scorsi, ad una festa di laurea c’era un gruppo di giovani. ex compagni di scuola o di corso della neolaureata festeggiata. C’era anche un consigliere regionale, loro coetaneo. Bene, balzava agli occhi che mentre questi non aveva combinato alcunché negli studi, era rimasto un po’ ingorante, gli altri avevano conseguito la laurea ed erano impegnati a trovare un adeguato sbocco professionale. La conseguenza? L’eletto può affrancarsi dalla posizione deteriore che si è “costruito” solo mantenendo il seggio in Consiglio regionale. Ed allora è comprensibile che per questo sia disposto a fare carte false.
Certo, c’è la preoccupazione di assistere ad un’intromissione dei giudici in seno all’attività del parlamento regionale. Contrasta con uno dei pilastri del costituzionalismo moderno, che rimette al sindacato parlamentare la sanzione verso comportamento scorretti Ma, saltati i ruoli e la funzione dei rappresentanti con la scomparsa del momento collettivo e partitico della politica, la antiche garanzie divengono solo fattore d’impunità. L’indagine della procura sull’uso dei fondi dei gruppi in seno al Consiglio regionale è espressione di tutto questo. della trasformazione e del degrado della politica, del lento trasformarsi perfino delle assemblee parlamentari, il luogo sacro della rappresentanza popolare, in strumento dell’arricchimento personale, in mezzo esclusivo del mutamento di status degli eletti.
Da garantisti auguriamo agli indagati di uscire puliti da questa vicenda. I problemi ch’essa solleva tuttavia andrebbero affrontati dal Consiglio regionale con una disciplina che preveda puntuali rendicontazioni e una netta distinzione fra i conti del gruppo e quelli personali.
1 commento
1 paolo marini
3 Novembre 2009 - 18:31
Mamma mia… oh andrea, e piantala di parlare di etica… è come se cicciolina volesse spiegarci la verginità!
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