Francesco Cocco
Forse sarebbe meglio dire che Reinhard Marx riabilita Karl Marx. E sin qui niente di sorprendente: abbiamo già avuto occasione di mettere in evidenza il revival del pensiero marxiano in tutto l’Occidente, il boom nella pubblicazione delle opere del grande pensatore di Treviri, l’ampia messe di studi allo stesso riferite. L’aspetto che porta a riflettere, e può generare meraviglia, è il fatto che Reinhard Marx è l’attuale arcivescovo di Monaco e che questa città tedesca è tradizionale sede cardinalizia. Siamo quindi in presenza di una delle massime autorità ecclesiastiche della cattolica Baviera. Oltretutto l’arcivescovo Marx, che prima era vescovo della città natale del grande omonimo, è stato trasferito alla nuova prestigiosa sede da Joseph Ratzinger. In Italia è uscito presso l’editore Rzzoli l’opera dell’ arcivescovo bavarese dal titolo “Il Capitale. Una critica cristiana alle ragioni del mercato”.
Non che l’illustre arcivescovo sia diventato un seguace dell’ ideologia marxiana, ma come egli ha messo in evidenza in un’ intervista concessa, la scorsa primavera, al giornalista Andrea Tarquini : “ …la dottrina sociale cattolica ha preso molto sul serio Karl Marx e la sua analisi del capitalismo. E’ innegabile che molte delle analisi sulla disuguaglianza sociali nel XIX secolo erano giuste”. Poi precisa:”Una società divisa in classi, in cui vengono posti uomini contro altri uomini. Questo per me, come cristiano, non è accettabile, perché io considero ogni individuo fatto a immagine e somiglianza di Dio”.
Impossibile pretendere che un prelato di così alto rango non marcasse la sua distanza dall’omonimo pensatore. Mi pare però significativo che lo faccia su un aspetto secondario nella logica del discorso. E quindi porti un’argomentazione superabilissima, posto che la divisione in classi è un risultato oggettivo dei sistemi di produzione che si sono succeduti nella storia, ed il grande obiettivo di Carlo Marx era proprio far sì che le classi scompaiano.
Quel che mi pare importante sottolineare è la ricerca delle basi culturali che hanno portato un illustre rappresentante tedesco della Cristianità ad una tale riflessione. Ciò potrà aiutarci non solo a cogliere aspetti rimasti in ombra del pensiero marxiano ma anche a valutarne le potenzialità.
Il marxismo non è solo analisi del modello di produzione capitalistico. Esso è il punto terminale di un complessivo movimento culturale che affonda le sue radici nelle lotte di religione che nel ‘500 sconvolsero il mondo germanico (e non solo). E’ significativo che la bandiera rossa nasca durante le fasi più acute di quelle lotte ad opera dei contadini e che poi il proletariato faccia proprio quel simbolo che diventa così comune a tutto il mondo del lavoro (operai e contadini).
Carlo Marx quando con Engels si accingeva a scrivere il “Manifesto dei Comunisti” aveva ben chiaro un tale processo storico, tanto che nel 1847, in una lettera a Kriege, scriveva che alla base del suo sistema ci sono due punti fondamentali: (a) l’analisi scientifica delle condizioni del proletariato oppresso e (b) l’universale precetto biblico dell’amore per l’uomo. Ritengo inoltre opportuno sottolineare come a mettere in rilievo questi aspetti sia stato recentemente un grande intellettuale cattolico come Gianni Gennari, già professore di Teologia morale ed attualmente corsivista dell’Avvenire, quotidiano della conferenza episcopale italiana.
Sono aspetti del pensiero marxiano in passato non sufficientemente evidenziati. Non vi è dubbio che la responsabilità maggiore di tale oscuramento sia da ricercare soprattutto nella vulgata staliniana del pensiero dei classici del marxismo, ma anche in una Chiesa (non solo cattolica) che in una certa fase storica si è erta a baluardo della cosiddetta civiltà occidentale (leggasi capitalismo).
Credo che una diversa lettura del pensiero marxiano oggi sia non solo possibile ma necessaria. Questo potrà farne una lettura di liberazione e quindi di libertà, secondo gli intendimenti storici originari. E potrà aiutare nell’azione di ricostruzione e potenziamento del movimento dei lavoratori, in gran parte indebolito da eventi storici dovuti alle gravissime responsabilità del “socialismo reale” e in non piccola misura, per quanto riguarda l’Occidente, alla leggerezza di una dirigenza scarsamente all’altezza dei propri compiti.
In fondo non è una via nuova: il PCI sin dagli anni ‘60, in occasione del suo ottavo congresso, aveva affermato che una coscienza religiosa autenticamente vissuta non è di ostacolo alla realizzazione di una società socialista, ma anzi può esserne un valido stimolo. Ho citato a memoria, ma il concetto è esattamente quello.
Bisognerà scavare, approfondire e poi organizzare. Ciò nella consapevolezza che siamo all’interno di una storia antica, che ha mosso i primi passi cinque secoli or sono, che ha compiuto grandi errori ma anche grandi conquiste ed oggi ha ancora grandi potenzialità per illuminare la strada che i lavoratori dovranno percorrere.
1 commento
1 Democrazia Oggi - Non possiamo non dirci cristiani, ma…
5 Novembre 2009 - 06:13
[…] non dirci cristiani, essendo questo un elemento culturale di fondo che ci pervade, credenti e non. Come sottolineava Francesco Cocco alcuni giorni fa in questo blog, anche Karl Marx ammetteva che alla base del suo pensiero vi era […]
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