Gianluca Scroccu
Sul Nobel per la Pace assegnato quest’anno a Barack Obama si è già espresso con efficacia su questo blog Andrea Pubusa. Un premio dato alla speranza per un uomo che sta investendo per la costruzione di un futuro migliore, insieme al popolo che l’ha votato e a chi guarda con fiducia al suo governo da ogni parte del mondo. Si è detto giustamente che sono state premiate più le intenzioni che le realizzazione, e lo stesso presidente Usa, con una modestia che i politici italiani di destra e sinistra si sognano, ha ammesso che forse non se lo meritava del tutto.
Personalmente la notizia mi ha rallegrato il cuore dopo che per giorni nei tg e in certi quotidiani nostrani si sono visti servizi e articoli allucinanti di critica contro il presidente Usa dopo la vicenda dell’assegnazione delle Olimpiadi 2016, spesso scritti da sedicenti esperti che sono poi gli stessi che nel 2004 si sgolavano per cantare le lodi della guerra preventiva di Bush. E cosa dire del ribrezzo nel vedere come veniva ripresa la notizia del [sic!] “antenato schiavista” della First Lady statunitense, un’assoluta falsità perché l’antenato di Michelle era un bambino avuto da una schiava stuprata dal suo padrone bianco. Non a caso in un recente articolo tradotto anche per “Repubblica”, il Nobel per l’economia Krugman ha segnalato la campagna anti-Obama da parte della destra repubblicana che ancora non ha accettato la sua elezione a novembre 2008 (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/10/06/la-campagna-anti-obama-che-avvelena-america.html).
Insomma, questo ci fa capire quale sia il clima intorno al Presidente americano, nel suo Paese e non solo. Ecco perché il Nobel diventa anche un sostegno verso un uomo che sta tentando di ricostruire la credibilità di una nazione governata per otto anni da uno dei peggiori presidenti della Storia, e di questo non possiamo che rallegrarci. Come non apprezzare un politico che fa pubblicare online tutti gli atti della sua amministrazione e che, pur consapevole di essere la persona più potente del mondo, sa ascoltare gli altri? Ecco, l’ascolto e il non sentirsi onnipotente ma il voler condividere le responsabilità: sono queste le cose che ci fanno ammirare questa amministrazione statunitense. E non è forse un fatto di pace l’aver ridotto l’antiamericanismo ideologico diffuso come non mai in questi anni? Gli errori non sono mancati e non faranno difetto in questi quattro anni (che speriamo possano raddoppiare nel 2012). In un momento in cui la politica, specie in Europa e nel nostro Paese, ci sembra un deserto di valori privo di personaggi pubblici che aiutino a crescere la responsabilità individuale e collettiva, questo premio e il suo significato ci danno ancora la speranza che le cose possano cambiare. Del resto, in tempi bui come questi, ogni politico che sappia incoraggiare la partecipazione dei concittadini e la voglia di impegnarsi per la democrazia deve essere sostenuto: ecco perché bene ha fatto l’Accademia di Svezia ad assegnare il Nobel per la Pace 2009 a Barack Obama.
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