Massimo Marini
Si è conclusa la prima fase del Congresso del PD che in Sardegna ha visto vittoriosa la mozione Bersani con oltre il 65%, seguita dalla Franceschini con poco meno del 25% e dalla Marino attestatasi su di un sorprendente 9,62% (ottava regione italiana, mediamente il triplo dei consensi delle altre regioni sotto Roma). Per la Segreteria regionale invece il risultato è stato di 50% per Lai (Bersani), quasi 30 per la Barracciu (Franceschini), poco meno di 15 per Diana (Bersani) e 5,5% per Carlo Balloi (Marino). Il candidato mariniano non potrà quindi partecipare alle primarie del 25 ottobre lasciando vuota una casella che diventa un ago della bilancia estremamente interessante. Bisogna ricordare infatti che se nessuno dei tre concorrenti raggiungerà il 50%+1 dei consensi, la scelta del segretario avverrà in seno all’Assemblea Costituente. Con tutto ciò che ne discende.
A suscitare incertezza non sono tanto i circa 900 voti dei tesserati che dovranno ricollocarsi, ma soprattutto quelli dei non iscritti, di coloro i quali hanno già deciso che al nazionale voteranno per il terzo candidato, Ignazio Marino, e che dovranno scegliere a chi dare la preferenza per la segreteria regionale. In questo giocherà un ruolo fondamentale la rete e verso quale direzione i singoli tesserati pro-Marino decideranno di fare propaganda, dato che i coordinamenti provinciali a quanto sembra ad oggi, non daranno alcuna indicazione esplicita. E i tesserati mariniani si sono già sostanzialmente polarizzati in due grandi famiglie: i pro-Diana e i pro-Barracciu. Non sembra avere alcuna speranza di raccogliere voti da quelle parti (in modo numericamente significativo) Silvio Lai, anni luce lontano dal concetto di Partito, dalla metodologia nell’affrontare le problematiche, dai riferimenti ideologici, dal giudizio sull’operato di Soru, dal merito delle proposte, secondo l’ottica e la sensibilità dei c.d. mariniani.
Per quanto riguarda Diana invece, ancora prima che cominciassero i congressi, una certa percentuale di mariniani avevano pubblicamente espresso la loro intenzione di praticare il voto disgiunto, principale motivo della differenza tra la percentuale del voto pro-Marino e quella pro-Balloi. Questo perché Giampaolo Diana ha indubbiamente raccolto nella sua lunga carriera sindacalistica prima e politica poi, una rete di consenso dato dalle sue capacità personali e da una certa sensibilità per i temi e i metodi che stanno più a cuore anche a chi al nazionale ha deciso di sostenere la Marino: lavoro, formazione, merito, chiarezza e schiettezza nelle posizioni, coinvolgimento delle persone anche esterne al partito. Tutti riferimenti che si ritrovano nella proposta presentata per questa competizione alla carica di segretario regionale.
Tuttavia la proposta più affine, più naturalmente affine, sembra essere quella di Barracciu/Franceschini. E non a caso cito accorpati i due nomi, perché non solo Francesca Barracciu ha nella sua mozione le tematiche, le proposte e i metodi per attuarle e discuterle che possono per la quasi totalità sovrapporsi a quelli di Balloi, ma pure Dario Franceschini, da un mesetto a questa parte, ha assunto un atteggiamento più netto e chiaro su diversi temi cari ai mariniani tra i quali la bioetica e la laicità come metodo, tanto da inimicarsi in una sola settimana Rutelli, la Binetti, e la Bianchi (per il noto caso della commissione sulla RU486). Se a questo si aggiunge il no chiaro detto sul nucleare, la sensibilità verso base, circoli e donne nella creazione delle liste e l’apertura al confronto tra candidati (che ancora non si è fatto per un Bersani sempre più arroccato in difesa), si può intuire come il voto di opinione – specie nei grossi centri – potrà trovare “conforto” nel sostegno ad un candidato locale pro-Franceschini piuttosto che a uno pro-Bersani, per quanto ottimo come Giampaolo Diana. Nella proposta della Barracciu trova ampio spazio la centralità dell’istruzione, del merito e della ricerca come elementi di nuovo sviluppo, la necessità di programmare un futuro che vada oltre l’industria pesante puntando convintamente sulla green economy, sui servizi, sul turismo, sulle risorse tradizionali locali, sulla tutela e recupero ambientale; l’importanza di creare sinergie non solo con le realtà italiane, ma anche e soprattutto con quelle del bacino mediterraneo; il ripensamento dell’autonomia in chiave moderna ed europeista e il superamento dei riformismi bocciati dalla storia e dall’elettorato; l’apertura verso circoli e base ma soprattutto attenzione alle nuove forme di socialità e impegno politico; l’espressa volontà di impostare la vita del nuovo partito che verrà fuori dal congresso, sull’imprescindibile pilastro delle primarie e della consultazione tra iscritti ed elettori. Insomma, la candidatura franceschiniana della Barracciu sembra essere quella che per argomenti, metodi proposti, prospettiva, credibilità, ma anche contrasto ad una restaurazione riformista in stile ‘900 che i mariniani proprio non vogliono sentire, l’opzione praticabile, auspicabile e consigliabile per il 25 ottobre.
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