Ma com’è possibile?

7 Ottobre 2009
1 Commento


Carlo Dore jr.

Mentre continuavano ad infuriare le polemiche collegate alla manifestazione a tutela della libertà di stampa svoltasi a Roma lo scorso sabato, elettori e militanti dell’area democratica erano costretti ad interrogarsi sulle ragioni che hanno indotto venticinque deputati dei partiti di opposizione a disertare la votazione relativa alla legge di conversione del decreto sul c. d. scudo fiscale, salvando così il Governo da una sconfitta che ne avrebbe per forza di cose messo in discussione la stabilità.
Allo sconcerto dell’elettorato progressista riunito in Piazza del Popolo il gruppo dirigente del PD ha opposto diverse reazioni: D’Alema ha liquidato l’episodio come un grossolano scivolone connesso all’attività di un gruppo parlamentare evidentemente mal coordinato; Franceschini non ha perso l’occasione per denunciare quelle carenze strutturali dell’organizzazione di partito che egli stesso ha contribuito ad alimentare; Marino ha confermato le consuete critiche agli “esponenti dell’apparato”, fermo nella sua convinzione che l’etichetta di “new entry” costituisca di per sé una patente di credibilità.
Tuttavia, mentre l’opinione pubblica deve prendere tristemente atto delle ripercussioni prodotte sulla normale attività dell’opposizione parlamentare dalle divisioni congressuali (e dalle connesse minacce di scissione), una sola domanda continua a rimbalzare da giorni tra le piazze ed i blog di questa Italia alla deriva: ma come è possibile?
Come è possibile che i deputati eletti nelle fila del centro-sinistra abbiano rinunciato, adducendo come inutile scusante la manifesta superiorità numerica delle forze berlusconiane, a condurre una battaglia all’ultimo voto contro l’ennesimo tentativo di “normalizzare” la criminalità economica? Come è possibile che, non più di due mesi fa, il Presidente della Regione Puglia abbia, attraverso una lettera aperta, messo in discussione l’imparzialità di un PM impegnato in indagini politicamente scottanti? Come è possibile, in altre parole, che gli eredi di Enrico Berlinguer abbiano di fatto attribuito ad un partito sostanzialmente personale ed antipolitico come l’IDV il monopolio esclusivo della questione morale?
Quale che sia l’esito delle primarie del 25 ottobre, il prossimo segretario del Partito Democratico non avrà solamente il compito di rivitalizzare un partito in crisi di consenso e di identità, ma dovrà inoltre tentare di restituire entusiasmo e fiducia nella politica ad un elettorato che si sente privo di rappresentanza a livello istituzionale, attraverso scelte ispirate ai tre fondamentali valori della difesa della legalità, della solidarietà nella elaborazione della proposta di governo, della trasparenza e dell’onestà nella selezione delle classi dirigenti. Nella consapevolezza del fatto che, senza legalità, senza solidarietà e senza trasparenza, non può configurarsi quella credibile opposizione al berlusconismo di cui il Paese dimostra di avere bisogno: senza legalità, senza solidarietà e senza trasparenza, è l’idea stessa della sinistra ad essere messa in discussione.

Carlo Dore jr.

1 commento

  • 1 Francesco Cocco
    7 Ottobre 2009 - 07:04

    Concordo con la riflessione di Carlo Dore jr, solo che vorrei fosse chiaro che molti dei dirigenti ancora “galleggianti” del partito di Berlinguer poco o nulla hanno a che vedere con quel partito, ne hanno dimenticato la serietà e la complessiva coerenza. Forse non li abbiamo sentititi opportunisticamente affermare che l’opzione craxiana era preferibile a quella berlingueriana, forse qualcuno di quei massimi dirigenti non ha affermato che il PCI era nemico della libertà? Non credo sia l’idea di sinistra ad essere in discussione ma piuttosto certi gruppi dirigenti che senza alcuna dignità fanno i più ridicoli e assurdi salti della quaglia per mantenersi a galla.

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