Andrea Pubusa
Si è parlato molto di Francesco, non sempre appropriatamente. Non si è evidenziato in modo adeguato il vuoto che la sua mancanza genera in una massa enorme di uomini e donne, credenti e non. E se per i primi c’è un grande conforto derivante dal pensare ch’egli continui la sua opera dall’aldila, per chi non ha il dono della fede il vuoto è totale. Ogni giorno abbiamo sentito la sua voce ferma a favore della pace, contro il riarmo, ogni giorno il suo grido forte e chiaro contro l’ingiustizia sociale a favore degli sfruttati, degli scartati. Ed oggi che non c’è alcun altro leader mondiale che lancia questo messaggio, la mancanza è angosciante. Le organizzazioni storiche anticapitalistiche sono scomparse o passate dall’altra parte, Francesco è rimasto così solo o quasi a creare un argine contro le politiche guerrafondaie dei governi e quelle antioperaie del capitale. Per chi, ormai senza grandi organizzazioni, continua queste battaglie inscritte nella storia del Movimento operaio e popolare, Francesco è diventato un riferimento obbligato e un argine contro l’attacco delle forze belliciste e antisociali. Perfino la libertà di manifestazione del pensiero sarebbe stata resa impraticabile senza che la sua voce si ergesse a combattere il riarmo, le stragi di intere popolazioni. Per i credenti, morto un papa se ne fa un altro. E l’animo è placato, per noi non basta un nuovo papa, occorre ch’esso mantenga l’ispirazione e la determinazione di Francesco. L’angoscia e il dolore sono differenti sono più grandi. Combattere quei governanti falsi e ipocriti, che stavano al lato della bara del papa, non sarà semplice.
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