Carbonia. Così la politica delle fonti energetiche

28 Aprile 2024
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Gianna Lai

Oggi, domenica, nuovo post sulla storia di Carbonia dal 1°.9.2019.

Così per quanto riguarda le fonti energetiche, determinanti per l’esito delle politiche da adottare nel Sulcis: “una ripresa particolarmente intensa si ebbe nel settore delle fonti di energia”, leggiamo su Rosario Romeo, Breve storia della grande industria in Italia, aumentando la produzione di energia elettrica “ad un tasso medio annuo del 10%”, nel settore delle imprese statali, mentre “le partecipazioni dello Stato, attraverso la Finelettrica (IRI), interessavano il 25% della produzione nazionale.” Ed ancora, “L’estrazione dei combustibili fossili, dopo il crollo del 1943-44, ebbe una vivace ripresa negli anni successivi, in relazione alle persistenti difficoltà degli approvvigionamenti dall’estero: nel 1947 si ebbe una produzione totale di 3.224.207 tonnellate… Ma il graduale aumento delle importazioni e lo sviluppo gigantesco dei combustibili liquidi e gassosi…, non tardarono a mettere a nudo la antieconomicità di molte miniere la cui chiusura venne rinviata solo dalla opposizione delle maestranze minacciate di licenziamento. Già da allora, però, si cominciavano a prospettare alternative di più economica utilizzazione di qualcuno dei maggiori giacimenti nel tentativo di evitarne la definitiva chiusura”. Per poi passare alle altre fonti, “Nuove ampie ricerche… consentirono la scoperta di una serie di giacimenti di cui il più notevole fu quello di Cortemaggiore”, secondo una politica che “tendeva a concedere all’impresa di Stato il monopolio della ricerca e della coltivazione dei giacimenti della Valle Padana… La produzione di metano, declinata nel 1945 a 42 milioni di metri cubi balzava, nel 1947, a 93 milioni che nel 1950 erano già 509”. E intanto si attuavano “importanti modifiche nella struttura finanziaria e tecnica dell’industria, che contribuirono a “un grandioso sviluppo della capacità di raffinazione,… mentre veniva chiaramente delineandosi la politica delle grandi compagnie petrolifere, tendenti a fare dell’Italia la sede dell’industria di raffinazione dei prodotti mediorientali. L’importazione di oli minerali balzava dunque da 1,78 milioni di tonnellate nel 1947 a 5 milioni e poi a 28 milioni nel 1950,… le materie prime lavorate a 4,06 milioni di tonnnellate nel 1950… Si avviava così quella rivoluzione nel rapporto fra i combustibili liquidi e i combustibili solidi che caratterizzerà il periodo successivo al 1950.
E le ripercussioni in Carbosarda, da Le fonti di energia, Studio SMCS per la riorganizzazione dell’azienda, un prezioso documento risalente agli anni immediatamente successivi: “Il ritrovamento del metano, proprio nel perido 1948-49, si faceva sempre più importante e la rapida utilizzazione su scala industriale di tale materia prima rendeva prevedibile… il rapido orientamento di molti consumatori di carbone verso la nuova fonte di energia. Ed infatti nel periodo 1950-51 il mercato di assorbimento del carbone viene notevolmente a contrarsi…, in breve prosieguo di tempo, a seguito del moltiplicarsi delle raffinerie di petrolio, sorte in varie parti della penisola, che resero disponibili grandi quantità di olio combustibile. Difficoltà di collocamento del carbone, rincaro dei materiali e della manodopera, nonché le difficoltà di ordine sociale che si opponevano all’allontanamento degli esuberanti, non consentivano alcuna riduzione dei costi e del conseguente sbilancio tra costi e ricavi,… cui si aggiungeva il peso delle passività precedenti mai colmate. Così alla fine del 1953 il marasma era giunto a un punto tale da compromettere la vita stessa delle miniere. Nominato un commissario governativo dell’ACaI, era necessario abbandonare il programma della produzione di 3 milioni di tonnellate annue,.. limitare l’esecuzione degli impianti in corso,… affrontare decisamente il problema della manodopera”. Sicché, con l’entrata in vigore delle provvidenze CECA, 1953, “il nostro programma era ben lontano dall’essere realizzato”, secondo la Convenzione e lo stesso Trattato Ceca,.. il termine scaduto al 15 marzo corrente anno [1955, n.d.a.]”. Dunque, al 1955, lo “sbilancio finanziario è di 3.500 milioni di lire. Se alla cifra… si aggiunge l’onere del provvedimento relativo ai mutui IMI (11.900 milioni), si ha un totale di 15.400 milioni di lire”. Previste, nelle conclusioni, “una concentrazione dell’attività mineraria a Serbariu e Seruci”, gravi le ripercussioni sul porto di Sant’Antioco e sulle Ferrovie meridionali sarde, mentre non si prevedono aumenti di consumo in Sardegna, a meno “dello sviluppo di un programma di industrializzazione dell’isola”. Ed ancora, al 1955 di altre 2.200 unità dovranno ridursi gli organici, col metodo delle dimissioni volontarie e di una particolare indennità di 450.000 lire.
E poi “la congiuntura coreana, cioè l’accrescimento della domanda di prodotti lavorati e il realativo aumento dei prezzi che vi fu in tutto il mondo in seguito allo scoppio della guerra di Corea, nel giugno 1950”. E poi il grande sviluppo dell’industria petrolifera e petrolchimica… favorito in una certa misura dal fatto che l’Italia divenne allora e restò per parecchio tempo la principale sede europea di impianti di raffinazione del petrolio proveniente in quantità crescente dai paesi del medio oriente e dall’Africa.

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