Regionali. Alcune riflessioni finali

19 Febbraio 2024
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A.P.

Ormai siamo alle battute finali di una campagnia elettorale, che appariva  compromessa da alcune scelte iniziali, ma che, tutto sommato, si è assestata in modo da consentire ancora un risultato aperto.
All’inizio la decisione di Soru di spaccare il centrosinistra sembrava aver dato a Truzzu la vittoria certa. Si pensava ad un risultato significativo di mister Tiscali. Diviso più o meno in due lo schieramento alternativo,  la destra appariva senz’altro vincente. Invece, nel corso della campagna elettorale, la candidatura di Soru non ha preso piede, non ha raccolto il consenso da lui sperato. Ora possiamo dire, con obiettività e senza forzature  che è stata un flop, non è decollata. E’ fuorigiuoco. Tutti i sondaggi danno Soru intorno al 10%, troppo poco per ipotizzare realisticamente di concorrere per la presidenza contro Truzzu e Todde che viaggiano, spalla a spalla, ad oltre il 40%. Insomma, l’elettotato non ha premiato la scissione di Soru dal centrosinistra, l’ha vissuta come una decisione ingiustificata. Ammesso anche che fossero preferibili le primarie, non averle indette non è parsa una giusticazione alla rottura, che anche ai bambini appare offrire un vantaggio quasi insormontabile alla destra. Affermare il contrario da parte dei soriani duri e puri è apparsa, come è, una insostenibile sciocchezza, una testardagine priva di senso. Le divisioni, da che mondo è mondo, sono utili solo ai concorrenti. A questo punto è diventato sempre più chiaro che un voto a Soru, sottratto alla Todde, è un voto a Truzzu. Il carattere divisivo e rancoroso della campagna di Soru ha finito per precludergli respiro e consenso. Gli ha alienato simpatie. Del resto, col dialogo si potevano accogliere nel campo largo non poche proposte programmatiche di Soru e comporre, in caso di vittoria, un esecutivo con una sua rappresentanza. La rottura netta e indiscuttibile è apparsa così priva di qualunque ragione, frutto più di insensata chiusura che di una prospettiva di respiro. Il flop era inevitabile. Per tutti viene il tempo in cui mettersi da parte o giocare ruoli anche importanti ma non in prima linea. Per Soru questo momento è giunto da molto. Almeno dal 2009, quando fu battuto dal modesto Cappellacci, ma lui, ormai a tempo abbondantemente scaduto, non lo ha voluto capire.
Ora i soriani elevano la loro fantasia a vette impensabili. Trasmigrano nella fantapolitica. E’ cosi li vediamo affannarsi a invocare  il voto disgiunto a manca e a destra. Ma perche’ chi vota una lista di destra, dovrebbe preferire Soru alla presidenza? Si dice i sardisti, indispettiti dallo sgambetto a Solinas. Può succedere, ma non saranno tanti e decisivi. Nel Psd’az ci sono  ex assessori ed altri uomini di sottogoverno che certo non vogliono perdere quel ben di dio e sanno che, per averlo, devono stare nel carro di Truzzu. Insomna, le disperate e miracolose pensate dei soriani son prive di base, appaiono quel che sono, non decisive, frutto di disperazione. 
Rimane dunque un testa a testa tra Truzzu e Todde, con degli aspetti a vantaggio di quest’ultima. Truzzu non affascina, appare modesto politicamente, non ha progetto, non è trascinante, ha la poco simpatica supponenza del sicuro vincitore. La Todde - come ha detto Conte - appare determinata, appassionata e onesta. Insomma ha tutti i requisiti per spuntarla nel rush finale. 

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