Carbonia. Sanna Dario, 46 anni, e Vacca Attilio, 32 anni, muoiono a giugno nella miniera di Serbariu. Proseguono le visite dei tecnici americani alla Carbosarda, verso la chiusura dei cantieri. La guerra di Corea

18 Febbraio 2024
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Gianna Lai

Nuovo post sulla storia di Carbonia, come ogni domenica dal 1° settembre 2019.

Sanna Dario, 46 anni, e Vacca Attilio, 32 anni, muoiono a giugno nella miniera di Serbariu, per caduta di falso tetto e per distacco di roccia, solo pochi giorni dopo il Congresso di maggio, durante il quale non si era mancato di ricordare le vittime dell’arretratissimo sistema produttivo sardo, frutto dell’inerzia feudale, come si diceva allora. E dunque “lotterà contro l’inerzia feudale e il dominio dei monopoli il Congresso del popolo sardo”, per elaborare un piano di rinascita che sia approvato dal Consiglio regionale e dal Parlamento. Sulla stessa linea anche la mozione presentata dai deputati: “La Camera invita il governo a elaborare, col concorso della regione autonoma, e a presentare in parlamento un disegno di legge che disponga il piano organico per la rinascita economica e sociale della Sardegna, in adempimento dell’articolo 13 dello Statuto”. Stesso riferimento, su L’Unità del 25 giugno, l’ordine del giorno Laconi, Spano, Polano, “sia rimessa all’amministrazione regionale sarda la gestione delle quote spettanti all’isola sugli stanziamenti previsti dalla Cassa per il Mezzogiorno”. In Parlamento e in Consiglio regionale anche per scongiurare l’ultimo atto di una smobilitazione della miniera ormai decisa e per sostenere la protesta popolare sempre più massiccia. Restando difficile il collocamento dei minerali e dei metalli: in quei settori “persistono i licenziamenti del 10-12% dei dipendenti”, forte “la concorrenza estera, belga e francese”, annuncia il prefetto a maggio. Mentre proseguono le visite dei tecnici americani agli impianti minerari Carbosarda, “nel massimo riserbo”, come si legge su L’Unità del 26 maggio 1950. E poi su L’Unità del 20 e del 22 giugno: ancora una delegazione americana, in vista della “ristrutturazione” dei cantieri, che consiste nel trasferimento a Carbonia di macchinari provenienti dall’America e poi nella chiusura dei cantieri meno produttivi. Cortoghiana e Bacu Abis accorpate in un’unica direzione, la produzione calata del 50%, licenziati gli operai: presente la Commissione Usa in miniera proprio durante l’esecuzione di quei provvedimenti. Del resto il 16 giugno, anche nella riunione del Comitato Carboni a Roma, mentre il rappresentante della Cgil, dottor Amadussi, sosteneva l’utilizzo del Sulcis in loco, altri sottolineavano la diminuzione del consumo di carbone a favore di quello della nafta. Così anche in sede Oece, dove “si presentano programmi e si svolge un’azione per incrementare i consumi di nafta in quei settori, ceramiche e laterizi, finora i più importanti consumatori di Sulcis e di ligniti nazionali”, L’Unità del 17 giugno.
Non sono giorni, questi, di estesi scioperi a Carbonia: uno sciopero provinciale il 3 maggio per i fatti di Celano in Abruzzo, 2 morti e 12 feriti, che vede compatta l’astensione dal lavoro a Serbariu. E poi contro il Patto atlantico, sopratutto “in occasione dello sbarco di armi inviate dall’America”, come si legge nella Relazione del prefetto in quello stesso mese. Fino alla mobilitazione lanciata in sala consiliare dalle associazioni di combattenti e reduci, vedove di guerra e partigiani, per la raccolta delle sottoscrizioni all’Appello di Stoccolma contro l’atomica. Durante le Conferenze pubbliche, e poi nei Comitati rionali e di strada, raggiunte in poco tempo le 15mila firme e ancora resiste la mobilitazione, pur avendo il prefetto respinto la delibera del Consiglio comunale di Carbonia sui Cinque punti stilati dal Comitato mondiale dei partigiani della pace: “il Comune non ha competenza”. Così come avviene nelle altre prefetture d’Italia, nessuna presa in carico, dunque, della protesta popolare che a Carbonia prosegue durante l’estate, con la “Festa della stampa giovanile democratica”. Per saldarsi poi alla lotta “contro l’aggressione americana della Corea”, il 25 giugno 1950, in forte adesione all’Appello della Cgil, “non un grammo di carbone per la guerra”: costruire in ogni cantiere un Comitato dei partigiani per la pace, si legge su L’Unità di quei giorni. E poi ancora un tentativo di ricostituire il Consiglio di gestione e di procedere nelle lotte insieme alla Cisl, mentre il direttore continua a rifiutarsi di incontrare le Commissioni interne. 24 ore di sciopero generale a Cortoghiana per il comportamento del sorvegliante capo, cui l’ingegner Busonera risponde imponendo la serrata, come denuncia L’Unità il 27 e il 30 giugno. A metà del mese l’apertura dell’Istituto Tecnico, momento importantissimo per la città e per la formazione dei suoi giovani studenti.

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