Comune e Regione, un referendum sull’Autonomia

17 Febbraio 2024
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Massimo Villone

L’articolo è riferito al caso di Napoli, da cui prende spunto, ma contiene indicazioni utili per tutti.

Sia lo Statuto comunale che quello regionale prevedono forme di consultazione popolare. Iniziative a Napoli e in Campania potrebbero avere un effetto di trascinamento su altre regioni e città
‘E in agenda il 21 febbraio nel Consiglio comunale di
Napoli un ordine del giorno contro l’Autonomia
differenziata. Un’ampia premessa riporta le censure da
più parti avanzate sul ddl Calderoli (ora Camera, AC 1665),
di cui questo giornale ha dato puntualmente conto.
L’ordine del giorno si conclude impegnando
l’amministrazione a opporsi, anche sostenendo la
raccolta di firme per un eventuale referendum
abrogativo.
Con l’odg l’Autonomia differenziata giunge a una sede
istituzionale immediatamente rappresentativa di chi
subirà poi nel quotidiano vivere gli effetti delle scelte che
potrebbero essere adottate. Ed è in sé un risultato
importante, soprattutto considerando che il disegno della
maggioranza di destra non si fermerà in parlamento. Il
baratto è chiaro: Fratelli d’Italia sostiene l’Autonomia e la
Lega sostiene in cambio il premierato, puntando ciascuno
a piantare la propria bandierina in vista dei prossimi turni
elettorali.
L’ordine del giorno è coerente con le esternazioni del
sindaco Gaetano Manfredi, più volte fortemente critico
verso l’Autonomia differenziata.
Dobbiamo però chiederci se non sia opportuno uscire dal
circuito istituzionale e di ceto politico in senso stretto,
con un più diretto coinvolgimento dei destinatari ultimi
delle riforme in discussione: le donne e gli uomini che
vivono in un paese già diviso e diseguale, nei diritti, nei
servizi pubblici, nelle opportunità da lavoro, nella qualità
di vita, nelle speranze di futuro. È possibile?
Lo statuto del Comune di Napoli, oltre a prevedere un
referendum consultivo, dispone all’art.19 che il Comune
può “consultare la popolazione su questioni di particolare
importanza” di interesse comunale. Le modalità sono
stabilite da un aooosito regolamento. oer cui (art. 20) “alla
consultazione popolare prevista dall’art. 19 dello Statuto
si procede previa deliberazione del Consiglio comunale”.
Nella deliberazione è indicato il quesito, la popolazione
cui è rivolto, e il quorum di partecipazione richiesto per la
validità della consultazione.
Non è dubbio che l’Autonomia differenziata possa
rientrare nella consultazione disegnata da statuto e
regolamento. Come è certo che una volontà popolare
espressa possa vincolare l’amministrazione comunale più
che un odg, anche qualora approvato in assemblea con
un’ampia e solida maggioranza. Per non dire che assai
maggiore sarebbe l’effetto di informazione dell’opinione
pubblica e di trascinamento su altre iniziative di
contrasto. Costringendo a venire allo scoperto chi
vorrebbe nascondersi dietro i luoghi comuni della
propaganda leghista.
Proponiamo quindi che nella discussione dell’odg già in
calendario, o in base a un odg separato e parallelo, il
Consiglio comunale esprima la volontà di attivare ai sensi
dello statuto una consultazione popolare sull’Autonomia
differenziata. Ne verrebbe una sinergia con quanto sta
prendendo l’avvio, a partire dalla via maestra costruita
intorno alla Cgil.
Il sindacato terrà a Napoli una importante iniziativa a
metà marzo. Già il 9 febbraio a Bari una grande
manifestazione ha visto insieme istituzioni, sindacati e
società civile. Il presidente Michele Emiliano valuterà la
possibilità di ricorsi alla Corte costituzionale, già proposti
su queste pagine e presi in considerazione da Vincenzo
De Luca, che capeggia a sua volta una manifestazione di
sindaci a Roma venerdì 16 febbraio.
Anche a De Luca segnaliamo la possibilità che la Regione
apra a un referendum consultivo ai sensi dell’art.14 dello
Statuto, ad esempio proprio sulla possibilità di ricorsi, o
per altre iniziative comunque di contrasto. Nel 2019
undici consiglieri - primo firmatario Stefano Caldoro -
proposero un referendum consultivo regionale
sull’Autonomia differenziata. Il 30 settembre 2019 la
Consulta di garanzia statutaria, preposta alla valutazione,
giudicò i quesiti in parte inammissibili, soprattutto
perché tardivi rispetto a posizioni diverse già assunte
dalla Regione.
Se ne trae che quesiti per un referendum regionale sul
tema sarebbero m principio ammissibili. In specie, un
indirizzo di altro e nuovo segno preso oggi dalla Regione
escluderebbe una tardività.
Iniziative a Napoli e in Campania potrebbero avere un
effetto di trascinamento su altre Regioni e Comuni. Molti
statuti prevedono forme di democrazia diretta e di
partecipazione, in generale poco o nulla utilizzate. In un
contesto di crisi della democrazia possiamo trovare
nell’Autonomia il momento e il tema per attivarle, con
una iniezione di vitalità per la buona salute della
Repubblica. E nessuno potrebbe defmire turpiloquio una
potente voce popolare contro il progetto in chiave
leghista della destra.

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