A .P.
Un ergastolo, 32 anni di carcere, una vita distrutta. Emozione generale alla liberazione. Una critica severa alla magistratura, ed in fondo è giusto così perche’ è la procura che ha condotto l’istruttoria, ha raccolto le prove e le ha fornite al giudice. Ed è quest’ultimo che ha condannato il povero pastore di Burcei. E tuttavia la vicenda è meno lineare e forse consente qualche gradazione delle responsabilità. Anzitutto desta indignazione il riconoscimento alla base deĺla condanna. Il teste dice di aver seguito il suggerimento di un maresciallo inquirente. Non aveva dunque riconosciuto direttamente il giovane Zuncheddu, ma ciononostante lo ha indicato come responsabile. E si è pentito dopo 30 anni! Ora qui c’è una responsabilità fondamentale perche’ da qui parte tutta l’ingiustizia sia perche’ Zuncheddu ha trascorso la vita in galera da innocente, sia perchè la condanna di Zuncheddu ha consentito agli assassini di farla franca.
Poi c’è la superficialità della procura e dei giudici che non hanno scavato su una testimonianza che presentava molte criticità: un riconoscimento al buio di un uomo col volto coperto da calzamaglia! Ma dai!
C’è poi forse una responsabilità collettiva. Il popolo di Burcei oggi festeggia e fa bene. Quando alfine la giustizia trionfa, bisogna gìoire. E tutti dobbiamo unirci a questa festa. Ma che Zuncheddu nel momento in cui avvenne l’assassinio fosse in paese lo sapeva più d’una persona. La mobilitazione per ottenere la verità non poteva essere più tempestiva?
Ma tutto è bene ciò che finisce bene. Povero Zuncheddu!
1 commento
1 Aladin
3 Febbraio 2024 - 02:19
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