Costanza Gerini
Gigi Riva, anzi Giggirriva, come lo abbiamo sempre chiamato noi sardi, quasi a voler rafforzare la sua potenza umana e sportiva, era molto simile a noi sardi, come noi un po’ schivo, oroglioso, testardo ed anche timido, radicato come una quercia secolare in una terra dura, ma ospitale che lui ha tanto amato, riamato con la stessa passione.
Anche i suoi tratti fisici richiamavano alcune fisionomie isolane.
Gigi in campo era una furia come il Dio Maestrale che con la sua immensa potenza scuote la nostra terra. Lui ha scosso i nostri cuori, facendoli battere all’impazzata, rendendoci ancora piu’ orgogliosi del nostro senso di “separatezza” che ha voluto condividere con noi.
Era facile incontrarlo a Cagliari, a passeggio per la città, in via Tola dove amava andare a prendere il caffè.
Nel 1970 io avevo diciannove anni ed ero innamorata di lui come moltissime altre coetanee.
Il Corallo, una trattoria che oggi non esiste più, nel quartiere della Marina, prospiciente il porto, era il ristorante in cui il mitico Cagliari si incontrava a pranzo. Non mi vergogno di ammettere che spesso con le amiche ci appostavamo nei pressi del ristorante solo per vederlo e ce lo bevevamo con gli occhi.
Lui era e sarà per sempre il simbolo del miglior calcio, quello pulito e trasparente che in pochi, per motivi anagrafici, abbiamo avuto il privilegio di conoscere ed apprezzare.
Con lui la Sardegna perde un fratello, un figlio, un padre, ma quello che ci ha donato con la sua immensa umiltà resterà per sempre nei nostri cuori e nella memoria.
Ciao Gigi, grazie per averci scelto, è stato un onore averti tra noi.
Ti abbiamo amato, ti amiamo e ti ameremo per sempre.
Che la Sardegna, la tua amata terra, ti sia lieve.
1 commento
1 Aladin Franco Meloni
24 Gennaio 2024 - 09:26
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