Carbonia. Altri infortuni a Schisorgiu e Sirai nell’ottobre del ‘49, in dicembre ancora 2 morti a Bacu Abis e uno a Sirai, Antonio Montana di 38 anni. Mentre in cima alla lista dei licenziati restano sempre i membri di Commissione interna, con la Camera del lavoro protestano ora gli stessi liberi sindacati

23 Luglio 2023
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Gianna Lai

 

Come ogni domenica dal 1° settembre 2019, ecco un nuovo post sulla storia di Carbonia.

 

Altri infortuni a Schisorgiu e Sirai nell’ottobre del ‘49, in dicembre ancora 2 morti a Bacu Abis e uno a Sirai, Antonio Montana di 38 anni, per distacco di roccia. Senza assunzione di responsabilità alcuna da parte dell’azienda, la mancanza di sicurezza regna sovrana: tanta la paura tra le maestranze che sembrerebbe, proprio per questo, comincino a non opporsi con forza ai licenziamenti, come leggiamo su L’Unità del 4 novembre e del 16 novembre 1949.
E vuole tornare, il giornalista Tonino Perria, sui fatti del processo ai minatori, sottolineando come Pirrone abbia già preparato “la montatura per il prossimo processo contro i lavoratori di Bacu Abis”, lui già “condannato a 28 anni di reclusione”, come collaboratore della Repubblica di Salò, che convinse a Carbonia “un certo numero di ex fascisti a sporgere denuncia contro gli operai” Ultime note, dunque, per riprendere la trama del quotidiano in città dove, mentre si svolge il processo di Oristano, continuano i licenziamenti SMCS, interessando ora anche i tecnici e gli impiegati, oltre agli ultimi lavoratori delle bonifiche. E protestano le Commissioni interne, ogni licenziamento deve essere prima sottoposto al loro vaglio, dato che l’azienda mette in cima alla lista proprio i componenti la rappresentanza operaia, come denuncia L’Unità del 23 dicembre. Questa l’ordinaria amministrazione in miniera, mentre si combatte ancora per ottenere le gratifiche natalizie, che l’azienda non intende pagare neppure quest’anno, così come non le ha liquidate in quello precedente, 1948, dopo i 72 giorni. Stessa comportamento padronale si registra presso le miniere dell’Iglesiente.
In autunno solo l’intervento dell’organizzazione sindacale aveva impedito scioperi spontanei, cui erano già pronti i minatori del Sulcis, avendo sostenuto la Confindustria provinciale un’assoluta libertà delle aziende nell’operare assunzioni e licenziamenti, ed “essendo ormai giuridicamente decaduto” l’accordo interconfederale del 7 agosto 1947: “le Commissioni interne non hanno alcun potere di intervenire in materia di licenziamento”, denuncia L’Unità del 24 dicembre, e questa volta gli stessi “sindacati liberi” si oppongono alla rinnovata offensiva della dirigenza, convocando insieme alla Cgil assemblee di capisquadra e sorveglianti e impiegati e capiservizio e annunciando nuove mobilitazioni comuni per i giorni successivi.
Cgil e “sindacati liberi” presso l’assessore Deriu, che ha assicurato il suo interessamento: ormai pronta allo sfollamento, la SMCS, già sospese alcune corse dei treni operai, in particolare nelle bonifiche, leggiamo su L’Unità del 29 e del 30 dicembre. Dove nuovamente si pratica lo sciopero alla rovescia, continuando a lavorare, i licenziati, come già si era verificato in miniera l’anno precedente, e ora si sta praticando in provincia di Cagliari, da parte dei disoccupati, durante la lotta per l’occupazione delle terre. Se i trasferimenti erano dunque serviti a dilazionare i tempi della chiusura dei primi pozzi, ora si mette in luce il fallimento dell’ACaI nel territorio, dopo la costruzione della diga: i lavori interrotti, senza neppure giungere agli spianamenti e agli appoderamenti, nonostante le spese fossero nell’ordine delle centinaia di milioni, con oltre 500 operai della Carbosarda impegnati per mesi.
A questo punto la Camera del lavoro dichiara uno sciopero di 24 ore, nel bacino carbonifero per il 30 di dicembre, insieme ai “liberi sindacati”, mentre l’azienda annuncia di non essere in grado di mettere in pagamento neppure gli acconti mensili. E tace la Regione e tace la locale rappresentanza di governo, pur ricordando il prefetto “la delicata questione del bacino carbonifero a causa dei licenziamenti SMCS, che han determinato le proteste delle organizzazioni sindacali, che chiedono che i licenziamenti vengano adottati d’intesa con le Commissioni interne: rifiuto, nel modo più reciso, da parte della SMCS”. Stessa preoccupazione dall’Ufficio Provinciale del Commercio e dell’Industria, nello stesso mese, “la concorrenza del carbone estero pone il problema Sulcis all’ordine del giorno,… la soluzione può essere il Piano Levi”. Ed ancora il prefetto, che potrebbe eventualmente sollecitare, a sua volta, un intervento della Regione, e che si limita invece a plaudire alla “formula del 18 aprile”, quale espressione politica dei partiti di centro, “nel cui quadro è sorta in Sardegna l’intesa tra Dc e Partito sardo e sulla quale si fonda l’amministrazione regionale”. Per i parlamentari sardi si predispongono gli uffici dell’Ente Regione a partire dal 1 gennaio 1950, ma non sono le questioni sociali la prorità da affrontare in Consiglio con l’immediatezza del nuovo anno. Carbonia, Iglesias, i disoccupati e i braccianti che si mobilitano pronti all’occupazione delle terre, pronto anche lo sciopero generale, le donne dell’Udi a sostenere le Camere del lavoro e i partiti di sinistra a fianco dei contadini, mentre da Carbonia arriva forte la solidarietà, quando a Sanluri e a Villamar i braccianti vengono sgomberati e denunciati, per l’intervento delle forze dell’ordine messe in allarme dai proprietari. Ad Arborea 500 manovali e contadini disoccupati occupano le terre, da Terralba a Marrubiu e poi, capeggiati dal Consigliere regionale Sebastiano Dessanay e dal segretario della Federterra, consigliere regionale Alfredo Torrente, fino alla Società Bonifiche Sarde, un continuo allargarsi di partecipazione popolare: sciolto il corteo dalle forze di polizia, denunziati i due politici insieme a Antonio Urracci, tra i promotori, per il reato di violenza privata “in danno del direttore della SBS”. A Sanluri arrestati otto braccainti, cinque a Furtei, in nome de “l’ordine pubblico”.
E poi di nuovo la voce del prefetto, “Ripetutamente turbato l’ordine pubblico, durante il mese, da una serie di agitazioni di braccianti disoccupati, sotto la guida della organizzazione sindacale Federazione dei lavoratori della terra, che hanno a più riprese tentato di occupare terreni di proprietà privata. Tre mesi fa sono giunto in questa provincia. Ho avuto la sensazione che, su un effettivo disagio, si intendesse promuovere artificiosamente manifestazioni e agitazioni a scopo politico, cui mi sono opposto senza poter impedire che contadini, capeggiati da capi-lega e da esponenti di partiti di opposizione, occupassero alcuni terreni di cui era stata in precedenza vietata la concessione dalle Commissioni competenti”. E poi il questore, “Situazione politica: Continui turbamenti dell’ordine pubblico, voluti e preparati da organizzazioni sindacali di estrema sinistra,… vigile presenza delle forze di polizia,… qualche arresto, legittimato dalla consumazione di reati, provocano le reazioni della Camera del lavoro che mette in agitazione masse e proclama scioperi generali”. Senz’altro rassicurante, tuttavia, una certa vigile presenza dei democristiani, “La Dc svolge la sua assistenza attraverso le Acli”, in particolare nei confronti delle masse contadine bisognose di aiuto, proprio in questa grave emergenza.

 

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