Elezioni regionali: l’opposizione e’ in alto mare

12 Giugno 2023
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A.P.

Per ora, a quanto si capisce, nell’opposizione a Solinas, si delineano due schoeramenti: il centrosinistra e un raggruppamento di sinistra. Il primo s’impernia sul PD e il M5S, il secondo su Rifondazione comunista e i Rossomori. Sul primo convergono molte associazioni sorte e molto attive negli ultimi tempi come, Sinistra futura, Orizzonte Sinistra, Demos e altre; sul polo di Sinistra si incontrano settori sociali e del mondo sindacale critici verso il PD e la sua politica bellicista, poco attenta al disagio sociale e del mondo del lavoro.

Ora, è evidente che una divisione dell’opposizione favorisce l’attuale maggioranza. Il sistema elettorale premia chi, unendosi, prende anche un solo voto in più rispetto ai concorrenti. Tuttavia il contrasto verte su punti non scondari. Anzitutto su pace e guerra. La Schlein su questa questione non ha introdotto alcuna novità, l’adesione alla linea del governo è totale, ed è sintetizzata nell’allucinante discorso a Boston di Draghi: l’unica soluzione accettabile della guerra è la piena vittoria dell’Ucraina. Non esistono subordinate. Il che significa che la guerra continuerà con una escalation pericolosa, che può infiammare tutta l’Europa.

Ora, si può obiettare che le elezioni sarde non hanno queste implicazioni internazionali, ed è vero, ma è anche vero che la politica verso l’Ucraina ha ricadute evidenti e pesanti nella politiche sociali. Gli ingenti capitali impiegati e bruciati in armamenti incidono sulle politiche riguardanti settori in sofferenza, dalla sanità, alla scuola, all’occupazione.

L’opzione per l’invio di armi e per una sostanziale cobelligenranza rischia pertanto di determinare un allargamento e un consolidamento della destra anche a livello locale, come le recenti elezioni hanno dimostrato. Del resto la consegna del governo alla Meloni da parte di Letta è avvenuta proprio per il veto degli USA a mantenere il M5S nell’area del governo, dopo la presa di posizione di Conte contro l’invio di ormai all’Ucraina. E il discorso di Draghi a Boston ne è la conferma più esplicita.

Tornando alle elezioni regionali, si comprende che se la politica bellicista non è un ostacolo all’alleanza per il M5S, non altrettanto può dirsi per le forze più decisamente schierate per la pace come Rifondazione e Rossomori.
La difficoltà è poi accentuata dal fatto che il centrosinistra non ha ancora individuato un leader candidato alla presidenza, il quale, se largamente condiviso, può svolgere un ruolo decisivo nel formare la coalizione, e se dotato di una linea non oltranzista sulla guerra, può tentare anche un recupero dei Rifondazione e dei Rossomori.

Staremo a vedere. Certo è che la formazione di un unitario schieramento di opposizione alla destra è ancora in alto mare e poco probabile. Il futuro non è roseo.

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