A.P.
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Oramai il traguardo delle elezioni regionali si avvicina. Nel centro sinistra la prospettiva non e’ chiara. Anzitutto non esiste un leader riconosciuto. Tant’e’ che si affaccia o viene ripescata una vecchia e controversa figura come Soru. Il personaggio, dopo l’ampio consenso iniziale, e’ divenuto cosi’ divisivo da essere battuto malamente da un concorrente modesto come Cappellacci. Riproporlo significa riesumare una consolidata divisione entro il centrosinistra, con prospettive poco promettenti. Forse nel centrosinistra regionale un ruolo unificante puo’ essere riconosciuto a Ganau, che ha dato buoni risultati sia come sindaco di Sassari, sia come presidente del Consiglio regionale, sia come maggior esponente dell’opposizione a Solinas.
In questa situazione e’ difficile capire le intenzioni dei maggiori protagonisti del centrosinistra. Ma il nodo va sciolto al piu’ presto perche’ il ruolo del candidato alla presidenza e’ essenziale per il buon esito della lista del centrosinistra.
Ritardo c’e’ anche sul programma. E’ l’altra faccia della difficolta’ a individuare il candidato alla presidenza.
Anche qui bisogna recuperare in fretta, ma senza superficialita’. C’e’ anzitutto l’aspetto istituzionale. Lo Statuto speciale e’ sotto attacco. Si vedano le ultime esternazioni di Pietrino Soddu, ma le critiche vennero gia’ da Cardia, Lilliu e altri grandi intellettuali e politici sulla scia di Lussu, che porto’, senza successo, in Assemblea costituente la c.d. linea srada al federalismo.
Riprendere questa strada e’ necessario, ma oggi c’e’ anche l’Europa a complicare le cose. Poi non paga l’approccio generale. Bisogna individuare le funzioni pubbliche e stabilire quali vanno allo Stato e quali alle regioni. Quali sono i limiti e le relazioni reciproche.
Siamo poi nel tempo della globalizzazione, e cioe’ dell incontro fra identita’ e modernita’. Se noi sardi vogliamo presentarci nel njovo contesto salvando e riqualificando la nostra peculiarita’ etno-storica (nel senso di Umberto Cardia) dobbiamo trovare e creare equilibrio fra le due.
Un compito difficilissimo, come la prospettiva economica. Se la prima rinascita fu fondata sull’industrializzazione oggi il mondo e tutto cambiato e lo sviluppo va cercato sopratutto ne’innovazione ma qui mi fermo, non solo per ragioni di (in)competenza, ma perche’ qui voglio solo mettere in luce l’enormita’ e la complessita’ dei problemi da affrontare e risolvere per uno schieramento di sinistra che voglia presentarsi alle elezioni attrezzato per vincerle. E il programma non puo’ non stare alla base delle alleanze, anche queste ancora nebulose.
4 commenti
1 Aladin
10 Giugno 2023 - 02:12
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=144812
2 Giorgio
10 Giugno 2023 - 12:45
Gentile. Prof.
lei fa riferimento a programmi, richiama importanti esperienze passate e politici sardi del passato che hanno lasciato traccia.
Purtroppo oggi la situazione è molto diversa. Ho l’impressione che gli attuali aspiranti consiglieri regionali abbiano altri obiettivi
3 Giacomo Meloni
10 Giugno 2023 - 18:07
C’è un grande fermento in giro per la Sardegna e non manca un venerdì o un sabato che non ci sia una iniziativa di assemblea-dibattito, promossa dalle Forze politiche. A sinistra vedo molto impegnato il neo segretario reg. le del PD on. le Piero Comandini, onnipresente nelle varie vertenze sindacali ,ma anche nelle occasioni di comune socialità. E’ certamente un bene, anche se talvolta potrebbe sembrare una presenza acritica. Lo dico da sindacalista, Suggerirei ad alcuni vecchi amici /compagni maggiori cautele. Non sempre è positivo schierarsi comunque e a prescindere con tutte le vertenze delle poche Industrie che ci son rimaste nell’isola, senza chiedersi se ci sono prospettive serie di lavoro, se c’è ancora mercato per alcune di queste produzioni, se il rapporto con l’ambiente viene salvaguardato, etc .e soprattutto occorre entrare nel merito del lavoro, della sua qualità e modernità. Un lavoro che fa cose utili, che da vita, che costruisce benessere e non distrugge l’ambiente ed il territorio e non stermina persone e popoli, come costruire bombe in una Fabbrica che in Sardegna non dovrebbe mai esitere.
Molto attivi in questo periodo sono i consiglieri regionali del Gruppo “Progressisti”, che vanno costruendo alleanze anche in campi da loro prima inesplorati come il mondo indipendentista.
Sono stato all’assemblea presso Casa Olla di Quartu S.Elena proprio giovedì 8 giugno c.a. organizzata dal Partito indipendentista LIBERU presente la neo segretaria avv. Giulia Lai.
Il portavoce Gianfranco Devias è stato chiarissimo nelle sue denunce e proposte. Magari ci poteva risparmiare un lungo excursus storico delle nostre sconfitte come popolo sardo da parte degli aragonesi, passando per l’occupazione secolare spagnola, pisana, genovese, piemontese/savoiarda
e da ultima italiana .Devias ha più volte affermato che la Sardegna è ancora una colonia, come ha dimostrato l’imponente e vergognosa ultima esercitazione militare della Nato in terra sarda.
Sentire però il progressista on. le Massimo Zedda denunciare l’umiliazione di vedere i carri armati della Nato calpestare le nostre dune e bombardare le nostre coste, mi ha fatto intervenire ad alta voce per chiedere se i consiglieri di opposizione nel Consiglio reg. le avessero presentato un qualche ordine del giorno contro questo sopruso. SILENZIO.
Sono poi intervenuti gli on.li Maria Laura Orrù (Possibile) e Piero Comandini (PD), sottolineando gli elementi di dipendenza e di disuguaglianza del popolo sardo. Ma la sorpresa è stata l’intervento dell’ex Presidente Renato Soru, che, riprendendo puntualmente gli argomenti del dell’indipendentista Devias, quasi lo superava ,rincarando la dose sull’essere noi sardi COLONIA e poi aggiungeva che noi sardi la dovremmo smettere di vestirci di nero, con abiti scuri e scialli neri e lunghi e rappresentare una Sardegna in lutto perenne. Renato Soru sembra essersi dimenticato di essere stato Presidente della Giunta Regionale ed ora vuole una Sardegna colorata e briosa.
Mi piacerebbe avere un confronto pubblico con lui. Magari parlare di sanità, quando sotto la sua Presidenza si iniziarono a chiudere gli ospedali territoriali sotto la tagliola della professoressa Nereide Dirindin e quando -complice l’accordo col Governo Prodi - la Sanità sarda fu fatta pesare tutta sul Bilancio Regionale. Mi piacerebbe confrontarmi sulle servitù militari, quando promise di ridurle oppure parlare di ambiente e di discariche diffuse,ma anche di Scuola, quando contro il dimensionamento si pronunciava, isolandola, soltanto la Confederazione Sindacale Sarda.
Ma io non sono nessuno ed ormai mi accontento di essere un osservatore attento. Ma non sopporto la supponenza di molti compagni e l’assoluta incapacità di fare autocritica su un passato molto pesante che non può essere rimosso semplicemente riversando sulla destra e su chi ci governa oggi ogni colpa e limite.
Giacomo Meloni
4 Andria
20 Giugno 2023 - 18:07
Mi scusi, sig. Meloni. In questo blog si parla spesso, a volte in modo pregevole, a volte meno, di riforma dello statuto sardo e in generale del superamento dell’attuale autonomia speciale. Mi chiedo come questa prospettiva possa conciliarsi con le critiche verso quei pochi passi fatti in tale direzione nella XIII legislatura. Ad esempio, lei contesta - par di capire - l’accordo Regione-Stato, sanzionato dalla legge finanziaria del 2007 (L. n. 296/2006), che, tra le altre cose, ha posto a totale carico del bilancio regionale la spesa sanitaria. Si tratta, a ben vedere, di un’assunzione di responsabilità armonica rispetto al quadro complessivo della specialità, non solo con riguardo all’ordinamento interno ma anche su un piano comparato. Ora, tale approdo sarebbe apparso lodevole anche in assenza di un contropartita (che come è noto, ha riguardato una parziale soluzione alla c.d. “vertenza entrate”). Le dirò di più: tale modello è divenuto il fulcro del c.d. “federalismo fiscale” applicato alla specialità, tenuto conto che le specialità alpine hanno utilizzato proprio tale modello (ora previsto in via generale, per le speciali, dalla L. n. 42/2009) per sottrarsi alla stretta degli accantonamenti imposti dallo stato, quindi in assenza di contropartite di natura finanziaria. Ora, la figura di Renato Soru è controversa e senz’altro non esente da errori, anche di natura sostanziale, ma da qui a affermare tutto e il contrario di tutto, per lo più da parte - mi par di capire - di un sindacato “indie”, insomma, ci vorrebbe un poco di razionalità.
La saluto cordialmente.
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