Elezioni Regionali. Si riaffaccia Soru

7 Giugno 2023
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Andrea Pubusa

Ci siamo. Ormai le elezioni regionalio son dietro l’angolo. Ognuno, partiti e singoli, fanno  il loro gioco. Siccome, salvo rari casi, non ci sono dichiarazioni o situazioni consolidate, si cercano elementi, per ipotizzare candidature e/o coalizioni. Anche un convegno poò dare qualche indizio. Ad esempio, Soru è il relatore più importnte del dibattito dal titolo pretenzioso, “Per una risoluzione della “questione sarda“, indetto da Liberu, con esponenti del PD (Comandini) e dei Progressisti (Zedda) e di  Sinistra possibile - Art. 1 (Orrù). Soru è anche al centro delle numerose presentazioni del libro di Massimo Dadea “Meglio Soru (o no?)”, Edes,  anche se, ad onor del vero, a me pare che il volume, anziché tirare la volata a mister Tiscali, avvalori le obiezioni dei suoi critici, come ho gia avuto modo di scrivere. Il volume testimonia dall’interno episodi e vicende che mostrano indiscutibilmente la sua propensione verso una prospettiva autocratica (”un uomo solo al comando”) in controtendenza rispetto a quella che Cardia ed altri hanno denominato linea sarda al federalismo, che raccoglie e riassume il pensiero democratico rispetto alla soluzione istituzionale, socio-economica e culturale della questione sarda. Ho trattato - e mi scuso dell’autocitazione - di questo filone di pensiero nel mio libro “Da Angioy a Lussu - un sentimento che in Sardegna attraversa il tempo: l’autogoverno“, 2022, Arkadia e ne riparlo in un libro appena consegnato all’editore.
In estrema sintetisi, da Angioy a Lussu, al centro del pensiero anche di Tuveri, Asproni, Gramsci e Bellieni, è posta l’esigenza dell’autogoverno e la soluzione federale. Angioy, in realtà, era per l’indipendenza del Regnum Sardiniae, perché operò prima della sua estinzione. Fu per la Repubblica sarda dopo l’esilio in Francia. Tuveri, Asproni, Gramsci, Bellieni e Lussu furono per la repubblica e il federalismo. Lussu portò questa posizione in Assemblea costituente con magnifici interventi: si veda quello del 29 maggio 1947, ma rimase solo. Com’è noto, i comunisti abbandonarono la scelta federalista proposta da Gramsci e approvata dal Congresso di Colonia dell’aprile 1931, e optarono per una soluzione tiepidamente autonomista e decisamente antifederalista. Com’è noto, prevalse una opzione moderata (sostanzialmente democristiana) su quella federalista.
Questo filone di pensiero e proposta politica, sempre avanzato da Lussu, fu poi ripreso da Umberto Cardia e anche in proseguo di tempo da esponenti dell’area cattolica, Pietrino Soddu e Giovanni Lilliu fra gli altri, e portato alle estreme conseguenze del separatismo da un pensatore visionario e affascinante come Antonio Simon Mossa, le cui riflessioni, anche per chi non accolga la idea indipendentista, sono ricche di spunti e suggestioni.
Questa linea di pensiero  federalista aveva alla sua base il principio della sovranità popolare, idea rivoluzionaria fino all’approvazione della nostra Costituzione, e rivoluzionaria ancora oggi, data la sua parziale e insufficente attuazione, come può evincersi dalla situazione attuale. Non solo nei rapporti con lo Stato ma anche nella relazioni coi comuni e con i cittadini, questo pensiero era radicalmente  e coerentemente democratico.
Ebbene, questo filone andava e va rilanciato oggi, ma Soru, tradendo le aspettative del popolo democratico e di sinistra che lo ha votato la prima volta, è andato nella direzione, esattamente opposta, di una soluzione autocratica. Basta vedere la sua proposta di Legge statutaria, bocciata al referendum e cassata (meglio: dichiarata inesistente, perché mai approvata) dalla Corte Costituzionale. Questa legge - nelle intezioni di Soru - poneva il Consiglio regionale alla mercè del Presidente della giunta, legittimva il conflitto d’interessi del Presidente, accentrava su di lui le decisioni più importanti.
Ora, francamente, stanti queste posizioni e questi precedenti, la ricandidatura di Soru appare a dir poco divisiva, mentre per battere la destra, questa destra abbastanza unita elettoralmente, occorre una coalizione del centro-sinistra molto compatta, pur nelle sue articolazioni, che, se correttamente giocate, la arricchiscono.
Quindi, caro Massimo Dadea, meglio Soru? Direi proprio di no. Se vuol dare una mano fuori dalla lista, ben venga.

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