Letta non puo’ essere cosi’ autolesionista, da votarsi alla sconfitta certa e grave. E se la partita fosse combinata?

30 Agosto 2022
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Andrea Pubusa

E’ incontestabile, con la rottura del campo largo, il PD si e’ condannato ad una sconfitta certa e grave. Facendo cappotto nell’uninominale, la destra ha la disponibilita’ della materia costituzionale, che puo’ revisionare senza l’ostacolo del referendum oppositivo, rivelatosi insuperabile per B. nel 2006 e per Renzi dieci anni dopo.
Certo Letta non pare un’aquila, ma qui l’insensatezza e’ manifesta, tanto da far pensare ad altro. Per esempio, che la partita sia truccata, che l’esito sia gia’ delineato a prescindere dal risultato elettorale o meglio tenendo conto ex ante di quello probabile riportato dai sondaggi.
Andiamo per ordine. Il campo largo viene rotto quando Conte presenta a Draghi i 9 punti. In essi ci sono osservazioni ragionevoli e dirimenti. Sulla politica internazionale un disallineamento verso un atlantismo inteso come piatta subalternita’ agli USA e alla NATO. No all’invio di armi all’Ucraina, propensione per la soluzione diplomatica. Ora se e’ vero come e’ vero che gli USA usano la guerra in Ucraina  per riaffernare la propria egemonia mondiale, e’ chiaro che nel fronte occidentale non e’ tollerata alcuna tiepidezza, alcun dubbio, nessun distinguo Le posizioni di Conte non sono ammesse. Puo’ sembrare un paradosso, ma sono piu’ compatibili quelle della Meloni, con qualche tiepido ammorbidimento dei toni. Ecco la compagine governativa ferreamente filoatlantica in versione subalterna e’ bella e fatta. Fuori Conte, dentro Meloni. Il presidente puo’ essere sempre Draghi o un facsimile. Per il Migliore sono ancora in tanti. La mitica agenda Draghi e’ sempre il programma piu’ accreditato dai media, anche se e’ la causa dei disastri che gli stessi organi d’informazione ci lanciano. Del resto anche i 5 stelle stravinsero le elezioni nel 2018, ma Di Maio, che ne era il capo politico, non venne incaricato da Mattarella, cosi’ come Napolitano nego’ Palazzo Chigi a Bersani, anch’egli poco affidabile perche’ legato alla sinistra. La partita e’, dunque, verosimilmente truccata nello sbocco. La pietanza e’ cucinata nelle cancellerie occidentali, ma essenzialmente a Washington. Del resto non e’ una novita’: fu cosi’ anche nel 1947. Ricordate il viaggio di De Gasperi da Truman? Il copione si ripete con le varianti del caso. Moro fu fatto fuori per l’apertura al PCI. Da questo punto di vista anche la pretesa di Conte  di ripristinare il sistema parlamentare cozza con la prassi ultima di Napolitano e Mattarella di nominare il capo del governo con discrezionalita’, senza sentirsi vincolati dall’esito elettorale, un presidenzialismo spurio, che si adatta a questa situazione in cui fra Pd e destra non c’e’ un netto distinguo ed anzi sulle questioni fondamentali (politica internazionale, guerra, riarmo, invio armi, crisi economica etc.) le posizioni di Pd e destre sono solo varianti non essenziali. Per sculare il trucco, per far cadere la combine? C’è solo un rimedio. Occorre un forte successo delle liste fuori dall’imbroglio: dal M5S a Unione popolare, Conte o De Magistris o Ingroia.

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