Carbonia. I 72 giorni di Velio Spano, da Rinascita, dicembre 1948. “Errori tecnici o sabotaggio?”: immorale contratto-capestro SMCS-SES. Contro il Piano Levi, la direzione dell’azienda nelle mani degli uomini della Montecatini

28 Agosto 2022
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Gianna Lai

Precisi come un orologio svizzero la domenica pubblichiamo il post sulla storia di Carbonia dal 9 settembre 2019.

 

Così prosegue lo scritto di Velio Spano, su Rinascita del dicembre 1948, ancora al paragrafo “Errori tecnici o sabotaggio?”: se si deve “aumentare il rendimento medio individuale e quindi diminuire il costo di produzione del materiale estratto”, bisogna partire da “l’eliminazione degli errori tecnici che gli operai denunciano quotidianamente, … i più gravi: l’apertura di un doppio pozzo … a Cortoghiana, che ha inghiottito inutilmente centinaia di milioni; l’incendio di Pozzo Roth che ha distrutto, per colpevole incuria, migliaia di tonnellate di buon carbone; la recente frana tra Serbariu e Nuraxeddu che ha distrutto, per incuria, ingenti quantità di materiale, ecc. Da notare che alcuni degli errori tecnici forniscono addirittura materia al grave sospetto che ci sia sabotaggio. Per esempio, mentre le gallerie mancavano di legname per l’armamento, con conseguenti numerosi infortuni, una grande quantità di legname è rimasta immobilizzata nel vicino Porto di S. Antioco e ha finito in buona parte per marcire; -mentre alcune decine di tonnellate di carbone erano state trasportate a Genova con una precentuale dichiarata di ceneri del 17%, è risultato, all’analisi di controllo, che la percentuale di ceneri era del 35%;- nel corso di quest’ultima agitazione [i 72 giorni, n.d.a.] è stata più volte sospesa l’erogazione dell’aria e della corrente elettrica, in modo che gli operai non potessero lavorare tutte le otto ore, ecc.”. Ma ci deve essere anche una diversa “- utilizzazione del carbone fino, mediante la ricerca di adeguati sbocchi commerciali e mediante la costruzione di un impianto di bricchettazione; - utilizzazione dei residui sterili che oggi vanno accumulandosi in enormi inutili ingombranti discariche e che vanno in progressiva autocombustione, mediante la costruzione di una centrale termoelettrica. E’ questo probabilmente l’aspetto più scandaloso della Carbosarda. La società compra infatti l’energia elettrica dalla Società Elettrica Sarda, SES, azienda monopolistica, alla quale la SMCS è legata da immorale contratto capestro, al prezzo di lire 12 al KW, pagabile parte in carbone, parte in denaro. La costruzione di una centrale termoelettrica con la conseguente utilizzazione dei residui sterili farebbe immediatamente guadagnare alla Carbosarda circa 6 lire a KW, vale a dire, nell’insieme, poco meno di mezzo miliardo all’anno. (Altri 200 milioni potrebbero essere subito risparmiati ogni anno, mediante la sostituzione dei motori ad aria compressa con motori elettrici)”. Seppure, naturalmente, non vi fosse stata su queste questioni accordo tra direzione e rappresentanze operaie, “la linea di orientamento in queste misure contenuta è quella che sta alla base del primo piano Levi. Il secondo piano Levi, più vasto e molto più costoso, riguarda invece principalmente i nuovi impianti da edificare per la trasformazione chimico- industriale del carbone”.
E si riferisce nella seconda parte del testo, Velio Spano, agli anni 1947-48, “la punta massima della produzione del carbone nel bacino del Sulcis fu raggiunta nel marzo 1947 con 124 mila tonnellate, subito dopo lo sciopero del gennaio che aveva abbassato la produzione a 60 mila tonnellate; il punto più basso toccato, prima dell’agitazione attuale, nel dicembre del 1947, con 70mila tonnellate”, oscillando la manodopera tra i 14 e i 15mila minatori nel periodo gennaio-giugno 1948. “Si nota, prosegue Velio Spano, una tendenza generale alla ripresa della produzione, dalle 75mila tonnellate di gennaio alle oltre 90mila di giugno, … tendenza che è principalmente dovuta allo sforzo fornito dalle maestranze, nei primi mesi di quest’anno, in seguito alla tenace propaganda svolta, in questo senso, dalle organizzazioni operaie. Ma questo carbone estratto trova uno sbocco commerciale?” Secondo l’ingegner Spinoglio, direttore generale SMCS, si vendeva “a quell’epoca poco più del 50% della produzione”, contro l’amministratore delegato Chieffi che sosteneva come il governo ne avrebbe, d’ora in poi, assicurato la vendita. Ed allora, essendo difficile la vendita del carbone combustibile solido, bisognava porre con forza il problema della trasformazione chimico- industriale del materiale estratto. “Si è parlato di impianti di cementerie, di impianti di gassificazione integrale, di fabbriche di soda caustica e di soda solvay, si è parlato sopratutto di una grande fabbrica di concimi azotati, che la Carbosarda potrebbe produrre a un prezzo di costo inferiore a quelli raggiunti dalle altre fabbriche italiane e, particolarmente, dalla Montecatini … A questo punto nulla osta, se non le difficoltà del Tesoro, all’azione progettata nel secondo Piano Levi. Un particolare interessante dell’organizzazione interna della Carbosarda: l’ing. Rostand direttore generale si allontanò, o fu allontanato da Carbonia, in seguito a una provocazione organizzata nel corso dello sciopero del gennaio 1947, provocazione dalla quale derivò il sequestro di persona dello stesso ing. Rostand, il disarmo di alcuni carabinieri, le raffiche di mitra sparate contro il sindaco Mistroni e, infine, l’arresto di numerosi militanti fra i quali il segretario della Camera del Lavoro compagno Giardina; dopo la sua partenza Rostand fu provvisoriamente sostituito dall’ing. Fioretti, scialba figura di tecnico e di dirigente, creatura politica della Democrazia Cristiana, ma senza rilievo di sorta; nella seconda metà del ‘47, quando si profilò la crisi e si sprospettarono come urgenti quelle misure di trasformazione industriale che avrbbero fatto della Carbosarda la più diretta e pericolosa concorrente della Montecatini, fu chiamato alla direzione generale della Carbosarda, un fedelissimo della Montecatini, l’attuale direttore generale ing. Spinoglio. Questo fatto che getta un’ombra sinistra sulla situazione attuale della Carbosarda, illumina in pari tempo il contrasto tra le parole pronunciate e gli atteggiamenti realmente assunti dai dirigenti della Carbosarda per l’applicazione effettiva delle linee direttrici generali dei piani Levi e chiarisce l’origine del grave dissenso tra le maestranze e i dirigenti delle miniere carbonifere del Sulcis. Realizzato l’accordo (a parole o parzialmente anche attraverso i patti sottoscritti dalle parti) sulle condizioni generali indispensabili per il risanamento del bacino … e sui provvedimenti generali da adottare per diminuire i costi della produzione, aumentandone il volume ed elevandone il rendimento medio individuale, ….da dove si comincia per realizzare le economie indispensabili? Come si comincia?”

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