L’Autonomia differenziata farà male a chi sta già male

24 Agosto 2022
1 Commento


 

 

Pubblichiamo questo articolo, apparso su Huffpost, come spunto di riflessione su un tema caldo del nostro sistema costituzionale: la forma di Stato.

L’articolo 4 del ddl Gelmini è il più inquietante: se non hai speso per asili nido o per la sanità, o per i servizi sociali vuol dire che non ne hai bisogno. Per dire, la Calabria con due milioni di abitanti ha zero terapie intensive infantili. Non ne ha bisogno?

Secondo il ddl Gelmini le intese sui singoli temi saranno avanzate dalle regioni al Governo e il parlamento sarà solo una bicamerale che dovrà esprimere assenso o dissenso a maggioranza assoluta perdendo perciò potestà legislativa di uniformità nazionale sui servizi pubblici. Unico requisito per il trasferimento di competenze riguardo istruzione, sanità, assistenza, trasporto pubblico locale sarà la definizione dei livelli essenziali di prestazione (lep). Tuttavia, se si propaganda una tutela uniforme dei diritti che sarebbe assicurata dai lep uniformi su tutto il territorio nazionale, occorre rilevare che, seppure dovessero essere stabiliti per tutte le materie in discussione, essi si riferiscono solo a un nucleo minimo e non alla tutela piena. I livelli essenziali perciò non garantiscono eguaglianza e il disastro delle regionalizzazione della sanità fornisce un assaggio di quello che succederà col ddl Gelmini che estende il modello: di fatto la liquidazione di tutto ciò che è pubblico.

L’art. 4 riguarda la famosa “spesa storica” e rappresenta l’aspetto più iniquo del provvedimento: “Le risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie all’esercizio da parte della Regione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sono definiti dall’intesa di cui all’articolo 2 nei termini di spesa storica sostenuta dalle amministrazioni statali nella Regione per l’erogazione dei servizi pubblici corrispondenti alle funzioni conferite quale criterio da superare a regime con la determinazione dei costi, dei fabbisogni standard (…)”. Ovvero: se non hai speso per asili nido o per la sanità, o per i servizi sociali vuol dire che non ne hai bisogno. Non si prendono in considerazione il numero di cittadini o le loro necessità. Se un’amministrazione non ha realizzato in modo adeguato i servizi pubblici vuol dire che quei cittadini possono farne a meno e quindi non avranno i denari per recuperare il gap eventuale, che tante diseguaglianze crea tra cittadini del nord e del sud. Solo per fare un esempio: la regione Calabria investe 77 milioni l’anno nel turismo sanitario, devolvendo alle regioni del Nord, in primis la Lombardia una ingente quantità di denaro per sopperire alla mancanza di ospedali nella regione. La Calabria, con 2 milioni di abitanti, ha zero terapie intensive infantili; il Veneto, con 5 milioni di abitanti, ne ha 3. Se già oggi bambino calabrese “vale” meno di uno delle regioni ricche del nord (come dimenticare la bimba calabrese di due anni morta di covid per mancanza di terapie intensive) , con l’articolo 4 del ddl Gelmini questa diseguaglianza non verrà sanata ma stabilizzata per legge.

La Corte dei Conti d’altronde, di recente, in merito alla “Gestione delle risorse 2013-18 correlate alla realizzazione dell’autonomia differenziata, con particolare riguardo alle politiche del lavoro, dell’istruzione e della formazione” ha affermato che non si dispone ancora “di un quadro di insieme su quelli che potranno essere gli effetti (finanziari e non) del regionalismo differenziato; né, allo stato attuale, le informazioni pervenute consentono di dimostrare che il trasferimento delle competenze dallo Stato alle regioni a statuto ordinario possa migliorare l’efficienza degli interventi o, di converso, che la stessa possa essere destinata a ridursi”.

La recente pandemia di covid ha evidenziato tutte le criticità di 20 gestioni differenti della sanità e della scuola, le vicende della guerra in Ucraina stanno acutizzando le diseguaglianze in maniera feroce e il peggio deve ancora venire, la risposta del ddl Gelmini sponsorizzato dall’egoismo delle regioni più ricche e da un governo che tutela tutti tranne i più deboli, diventa non solo una proposta indegna ma rischia di essere eversiva rispetto ai dettami della nostra Costituzione e l’opposizione a questo scempio diventa un dovere civile

1 commento

Lascia un commento