Carbonia. I 72 giorni della “non collaborazione”. Messa sotto accusa del Consiglio di gestione. Pietro Ingrao a Carbonia, per inaugurare l’edicola de “L’Unità”

15 Maggio 2022
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Gianna Lai

 

 A conferma della denuncia di Velio Spano, la SMCS impone la ripresa del lavoro minacciando, nel manifesto affisso in miniera, ulteriori provvedimenti contro le maestranze; così nel documento inviato alle Commissioni interne, dopo aver specificato una riduzione del prodotto del 50%: “il rendimento operaio è molto al di sotto di quello corrispondente alla paga in economia, …. nei confronti di coloro che avranno avuto il minimo rendimento, si provvederà ad applicare la sospensione dal lavoro ed altre sanzioni disciplinari”. Ogni giorno che passa, nuove tensioni per le continue e incalzanti misure contro la mobilitazione operaia. E ritardano ancora le paghe, né si convocano elezioni per il Consiglio di gestione, chiedendone questa volta, gli organismi operai, direttamente il rinnovo e con grande sollecitudine. In particolare, dopo il rifiuto del Consiglio stesso di aprire la discussione “sull’ordine del giorno contro gli aumenti, proposto dal compagno Zonza, ingegnere capo dei servizi e iscritto al PCI, avendo invece ammesso alla discussione quello di Craig, che era a favore degli aumenti, secondo la somma da pattuire intorno alle 300 lire”. E infine l’azienda riunisce sì il Consiglio, l’ingegner Fioretti fra i dirigenti presenti, ma “l’attuale Consiglio, nell’attuale composizione non è più organismo rispondente alle sue funzioni, è uno strumento nelle mani della direzione”, conclude il 17 ottobre L’Unità, annunciando le dimissioni di 4 operai, suoi componenti, tra quelli che già ne avevano richiesto il radicale rinnovamento. E, nei giorni immediatamente successivi, parlando di “veri traditori del Consiglio di gestione”, L’Unità del 24 ottobre sottolineerà “il ruolo del PSLI” cittadino, primo sostegno all’opera di corruzione portata avanti dall’azienda, in particolare sull’equivoco della firma al documento in cui si dichiara la disponibilità del Consiglio a trattare. E divenuto poi, invece, adesione tout court all’aumento dei prezzi SMCS. Non Commissione interna dunque, né leghe sindacali, i veri e unici soggetti preposti alla vera trattativa sull’aumento dei prezzi, ora il tentativo di delegittimazione della rappresentanza, ad opera dell’azienda, trascina con sé anche la crisi del Consiglio di gestione sulcitano. Denuncia ancora L’Unità del 17 ottobre, come si sia giunti, tramite “elementi responsabili della SMCS” a far “circolare una voce relativa a un preteso accordo, ….. stipulato il 3 settembre tra Giovannetti, Ibba, Vargiu, Barboni e i dirigenti dell’azienda, in merito all’aumento dei fitti, che sarebbe stato accettato dai sindacalisti: la Camera del lavoro, di cui sono dirigenti i suddetti sindacalisti, smentisce tale voce”.
Puntuale, l’organo del Partito comunista. nella cronaca dei 72 giorni, diviene garante esso stesso dell’informazione nel Sulcis, così come il sindacato si impegna a fare attraverso i suoi documenti, spesso riportati integralmente da L’Unità: un po’ di ordine, nel continuo incalzare dei provvedimenti aziendali, che vediamo intrecciarsi alla confusa intromissione della SMCS nell’azione sindacale, per tentare di indebolire la fiducia e la partecipazione operaia. Addirittura per creare contrasti direttamente tra i dirigenti, certamente per svilire del tutto ruolo e attività del Consiglio di gestione, onde affossarne definitivamente l’esperienza.
E tuttavia, un respiro di nuova politica nei due giorni dedicati alla Festa dell’Unità il 17 e 18 ottobre, sabato e domenica, festa regionale “la più grande che sia stata organizzata in Sardegna, festa di chiusura alla presenza di Pietro Ingrao, di fronte a 20 mila persone, per l’inaugurazione dell’edicola dell’Unità a Carbonia”. E poi comizio del direttore de L’Unità, che esprime agli operai e alle loro lotte per la difesa della miniera, la sua solidarietà, del suo giornale e dei suoi lettori.
Per poi riprendere immediatamente la mobilitazione, già collegata fin dal 14 ottobre alle lotte per la revisione della scala mobile e per il miglioramento delle retribuzioni di tutte le categorie: quattro le grandi assemblee, a Carbonia e a Bacu Abis, in cui si affrontano anche le annose questioni sul rispetto dei turni di lavoro. La polizia, “fra le urla delle sirene e i caroselli delle autoblindo, di nuovo a presidiare la città e i centri minerari. Indetta anche una giornata di solidarietà, dopo i provvedimenti della SMCS: i minatori di Carbonia parleranno a San Gavino, Guspini, Oristano, Sassari, Cagliari”, leggiamo su L’Unità del 22 ottobre. Mentre continuano le misure disciplinari di sospensione per scarso rendimento, “illegali perché questo tipo di agitazione, non collaborazione, è stato deciso dalle Commissioni interne”. Fino a che, pur ricevuto Spano dal prefetto il 24 ottobre, non si arriva al primo licenziamento di un minatore, a Sirai, per scarso rendimento. “D’ora in poi, precisa L’Unità del 27 ottobre, gli operai non si recheranno più, al termine del normale turno, a registrare il loro lavoro presso i sorveglianti, come facevano prima, ma lasceranno alla direzione di fare gli accertamenti”. E subito sciopero di 24 ore, da effettuare in data 29 ottobre: ora “la protesta si allarga a macchia d’olio, in città il sostegno dei dipendenti comunali e dei venditori ambulanti e la partecipazione ancora delle donne e dell’UDI e poi del Consiglio comunale; su pressione della Camera del lavoro cittadina…. mobilitazione dell’Iglesiente e del Guspinese e di tutti i lavoratori del sottosuolo della provincia di Cagliari”. A seguire, centinaia i provvedimenti disciplinari e le sospensioni in tutte le miniere del Sulcis, “gli operai si presentano ugualmente al lavoro, capisquadra e sorveglianti solidarizzano con loro” , apprendiamo da L’Unità del 29 ottobre.
Ma c’è da organizzare anche la solidarietà per le famiglie dei lavoratori sospesi e senza salario, la Camera del lavoro invita i minatori della provincia e i dipendenti comunali di Carbonia “a devolvere mezza giornata di paga”, per costituire un fondo a supporto della lotta”, come ricorda la prof. Maria Luisa di Felice nel suo “Renzo Laconi”. E tutti partecipano, profondamente coinvolti in questa difesa del salario e della miniera che, si spera, possa concludersi il più in fretta possibile. Sembra fissarne una tappa importante la liberazione degli 8 operai di Bacu Abis, dirigenti sindacali e membri di Commissione interna, arrestati il 17 settembre, e ora rinviati a giudizio a piede libero, come annuncia L’Unità del 31 ottobre 1948: mai venuta meno la mobilitazione popolare in loro soccorso.
Ancora dalla parte dell’azienda il questore, invece, che non si perita di usare il termine boicotaggio, parlando di lavoro in economia, ovvero della non collaborazione: “insuccesso dello sciopero del 14 ottobre per la revisione della scala mobile; nel Sulcis, a causa degli aumenti del canone di affitto e delle tariffe dell’energia elettrica e del prezzo del carbone disposti da SMCS, boicotaggio della produzione col cosidetto “lavoro in economia”, che ha abbassato del 50% il normale rendimento della produzione”. Così lo stesso prefetto, nella citazione di Giannarita Mele su “Storia della Camera del lavoro di Cagliari nel Novecento”, che considera un insuccesso anche lo sciopero di fine ottobre, “tanto a Carbonia quanto nella miniera di Iglesias, le maestranze sono rimaste in grandissima maggioranza al lavoro”.

 

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