Massimo Villone
Ampiamente positivi i commenti al Patto per Napoli siglato dal presidente del consiglio Draghi e dal sindaco Manfredi. Su queste pagine, Ottavio Ragone e Luca Bianchi, direttore generale Svimez, segnalano entrambi l’avvio di una fase nuova. Certo, si potranno superare le teatralità care al sindaco De Magistris. C’è spazio, e molto, per schiodare la città dalle posizioni di coda nelle classifiche territoriali sulla qualità della vita.
Di più. Draghi definisce «intollerabili» i divari territoriali e dà cifre del Sud in ritardo. Inoltre, «dobbiamo ammettere l’esistenza di una “questione meridionale”, ma dobbiamo allo stesso tempo evitare che si riduca a sterili rivendicazioni. Perché l’Italia tutta ha bisogno che Napoli e il Mezzogiorno siano un motore del Paese».
Con il richiamo al “motore del paese” sembra che Draghi stia dando lettura di un rapporto annuale Svimez, o di uno dei molti saggi critici che analisti, studiosi ed esperti hanno dedicato in anni recenti al divario Nord-Sud, al favore accordato alla “locomotiva del Nord”, alla tesi che bisogna rallentare Napoli per far correre Milano. Tesi sponsorizzata dagli economisti bocconiani autorevolmente rappresentati da Giavazzi, suo consulente di grande peso a Palazzo Chigi.
Ma ci tornano alla mente le infinite polemiche sul Pnrr, sulla effettività del magico 40% delle risorse al Sud, sulle risorse territorializzabili, sugli asili nido, sulla tecnica dei bandi, sulla incapacità amministrativa dei Comuni del Sud, sui fondi alle università, sulla rigenerazione urbana e su altro ancora, fino a giungere alla recentissima notizia che tutti i nuovi rigassificatori di cui c’è urgente bisogno si farebbero – a quanto si legge – al Centro-Nord. Ci tornano alla mente le pulsioni ricorrenti di alcuni governatori – Zaia e Bonaccini in prima linea – per una autonomia differenziata che stride clamorosamente con gli insegnamenti della pandemia, e da ultimo anche con le esigenze e gli sviluppi probabilmente conseguenti alla disastrosa guerra in Ucraina. Sentiamo la ministra Gelmini periodicamente affermare che di lì a pochissimo porterà l’autonomia differenziata in consiglio dei ministri. E ci chiediamo quale sia davvero l’indirizzo di governo e come il presidente del Consiglio pensi di dare corpo all’intuizione che Napoli e il Mezzogiorno devono essere motore del paese. Perché qui è il punto. Luca Bianchi fa bene a segnalare che va data attenzione ai più deboli. Ma non dimentichiamo che la priorità delle priorità è rilanciare il Mezzogiorno come sistema produttivo. L’obiettivo è far diminuire la dipendenza del Sud dalla solidarietà tra territori, aprendo la via alla convinzione condivisa che un paese unito sia nella convenienza del Nord come del Sud. Se non si fa questo, è possibile che rivendicazioni giuste perché volte contro diseguaglianze intollerabili si traducano per una parte del paese nelle “sterili ivendicazioni” cui Draghi ha fatto riferimento. Sarebbe
ingiusto. Ma non basterebbe ad evitarlo il richiamo alla Costituzione.
Il problema esiste perché – secondo molti - un vero progetto sul Sud come motore del paese non c’è. Una causa è nell’inerzia di chi – i governatori – avrebbe potuto e dovuto fare squadra per costruire una presenza meridionale in chiave strategica. De Luca, in particolare, ha scelto la polemica e la contestazione contro tutto e tutti. Una posizione che può dare visibilità locale e qualche voto, ma certo non favorisce l’acquisizione di peso e ruolo in confronti che investono l’intero Paese.
È dunque positiva la presenza in campo di Manfredi, giocatore di caratteristiche opposte. È positiva anche la possibilità di un nuovo protagonismo dei sindaci. Colpisce, ad esempio, la presa di posizione di Lepore, sindaco di Bologna, che in contrapposizione a Bonaccini dichiara ormai tramontata la stagione dell’autonomia differenziata, in vista di uno scenario nuovo di paese unito. Può darsi che sia arrivato il momento non di un partito o partitino dei sindaci, ma di una rete di amministratori di città. Sarebbe utile a un discorso nuovo di autonomia e di partecipazione, volto in specie a sconfiggere qualsiasi pulsione di neo-centralismo regionale stimolato dalla gestione dei fondi Pnrr. Vogliamo concludere citando ancora Luca Bianchi, che si esprime dubitativamente sul conflitto tra intellettuali e notabili di cui alla ormai notissima lettera al segretario Pd. È un conflitto a nostro avviso utile e in grado
di produrre risultati positivi. Sempre che, naturalmente, vincano gli intellettuali, senza diventare essi stessi notabili.
1 commento
1 Aladinpensiero
8 Aprile 2022 - 09:42
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=132168
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