Big Tech, bisogna regolare il loro potere di censura

15 Gennaio 2021
2 Commenti


Pietro Casula  presidenza@movimentoperlasardegna.com 

L’attacco al Congresso USA e la reazione dei Big Tech pone molti quesiti su questioni di grande delicatezza.
Ritengo problematico e pericoloso che sia stato bloccato, cancellato completamente l’account Twitter di Donald Trump. E questo non perché sono un fan di Trump, ma i giganti americani del web - tra le mie simpatie - non godono certamente delle prime posizioni.
I giganti Big Tech, con con un’azione coordinata, fredda e determinata crudeltà, hanno eliminato senza troppi complimenti un diretto concorrente delle più note piattaforme social quali Facebook e Twitter.
In queste ore sta facendo molto discutere la decisione di Amazon di estromettere la piattaforma social Parler dai suoi servizi host.
Decisione presa due giorni dopo la cancellazione a tempo indefinito dell’account di Donal Trump da parte di Twitter in seguito ai disordini del Congresso Usa dello scorso 6 Gennaio e giustificata dal “costante aumento di post con contenuto aggressivo, violento in violazione ai nostri regolamenti”.
Prima di Amazon Google e Apple avevano rimosso dai loro store la app di Parler - la più scaricata negli ultimi giorni - con la scusa della mancata attuazione delle richieste per la moderazione dei contenuti. Fino a quel momento, il social media più amato dai conservatori di tutto il mondo dichiarava di contare su più di 12 milioni di utenti. Log out. Distrutto e sepolto.
Dopo Francis Fukuyama - grande studioso della democrazia liberale - anche Glenn Greenwald, pluri premiato giornalista e fondatore di The Intercept, si schiera apertamente contro i magnati della Silicon Valley analizzando proprio il caso Parler.
Greenwald spiega che la censura della Silicon Valley si era radicalmente intensifica negli ultimi mesi oscurando, per esempio, gli articoli del New York Post sulla famiglia Biden, segnalando ed eliminando i post del presidente degli USA, fino ad arrivare alla sospensione del suo account a tempo indeterminato.
Per questo motivo Parler è stata la app più scaricata su tutti gli store. L’esclusione, l’estromissionedella piattaforma social dai servizi host di Amazon e dagli store di Google e Apple ha reso praticamente impossibile milioni di utenti di iscriversi all’alternativa Facebook e Twitter.Con questa azione che non ha precedenti i giganti Big Tech hanno mostrato il loro vero volto. E non sembra per niente democratico.
Circa un anno fa Angela Merkel e il suo governo ha iniziato a lavorare su politiche volte a garantire un controllo più stretto su eventuali pratiche abusive dei colossi digitali, che vanno dall’abuso dei dati degli utenti all’illecito trasformismo tra piattaforme aventi lo stesso proprietario come ad esempio Instagram e Facebook.La pandemia e la conseguente digitalizzazione dei sistemi economici più avanzati hanno portato ad una spinta da parte di Francia e Germania ai progetti di autonomia digitale europea, presentato principalmente dal cloud sovrano Gaia-X, cui dopo lunghe e complesse titubanze -ma questo non è niente di nuovo - si è unita anche l’Italia. Inoltre Francia e Germania hanno sviluppato Owant, motore di ricerca autarchico. Nel disegno politico della Cancelliera e dell’Europa, e per interposto ruolo del proprio governo, c’è dunque una limitazione delle manovre unilaterali dei Big Tech americani. Vedere i colossi del web a stelle e strisce arrivare a silenziare l’account del presidente degli Stati uniti - per quanto diverse sue affermazioni siano state a dir poco problematiche, è stato sicuramente un atto devastante se ricordiamo quanto sia elementare mettere in risalto la natura fondamentale del diritto di libertà di espressione. Ma non solo. Secondo Julian Jaursch - uno dei massimi studiosi dell’impatto della rivoluzione digitale sulla democrazia contemporanea - il tema esiziale è capire quali sono i limiti del potere degli amministratori delegati dei giganti digitali, ma non la mancanza di regole. Secondo Jaursch, la Commissione, anche su iniziativa della Germania, sta andando sulla giusta direzione.L’innovazione di frontiera e della definizione dei nuovi standard è la partita più importante per l’economia globale, che non può passare per una vera e propria definizione di regole certe per piattaforme che hanno una capacità di diffusione sociale impensabile per qualsiasi gruppo editoriale o televisivo e la la cui autonomia deve essere definita e codificata da regole certe.
Indipendentemente dall’opinione che si possa avere su Donald Trump derogare a principi da ritenere universali per logiche di parte sarebbe non solo ingenuo ma anche pericoloso.

2 commenti

  • 1 Aladin
    15 Gennaio 2021 - 08:36

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=117608

  • 2 Pugilatore
    15 Gennaio 2021 - 21:06

    L’argomento è controverso, sono d’accordo con i ragionamenti espressi ma il senso civico porta quasi naturalmente a ragionare d’istinto e non valutare appunto il quadro d’indieme. Un Trump in meno e tutte le sue baggianate finalmente silenziate sono una manna dal cielo e un pericolo in meno per tutti… i risvolti come giustamente fa notare l’articolo, un pò meno!

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