Andrea Pubusa
Le cifre terrificanti di contagiati e morti mostrano, nonostante le attenuazioni dei media, che il virus è fuori controllo. L’uomo, col suo comportamento, non è riuscito a sconfiggere il virus. Ha perso clamorosamente la partita.
Quale elemento determinante è mancato? E’ presto detto: la disciplina e la doverosità di azioni solidali, ossia la capacità di rideterminare le proprie azioni, il proprio stile di vita in relazione alla guerra al covid. Sì, perché questa battaglia evoca un impegno singolo e collettivo, con obblighi etici oltre che giuridici. Ad esempio, impone la riscoperta e la pratica della “disciplina ed onore” dell’articolo 54 della Costituzione. Questo dovere è stato collegato principalmente alla diffusione della corruzione, che, per le sue caratteristiche qualitative e quantitative, evidenzia uno stato di crisi dell’intero assetto istituzionale. E’ stato dunque naturale di cercare nella Costituzione un orientamento delle condotte pubbliche e private volte a contrastare efficacemente questi processi degenerativi, ma il dettato costituzionale s’impone anche in altri situazioni in cui si richiedono comportamenti ispirati al rigore.
Il compianto Stefano Rodotà ci richiamò subito tutti alla riscoperta dell’art. 54, comma secondo, Cost., che pone l’etica pubblica in modo originale, non come una mera condizione di sistema, pre-giuridica e pre-costituzionale, ma assumendola come un valore essenziale sociale e costituzionale di responsabilità personale, integrato nel sistema dei valori costituzionali, e conferendo ad essa la forma del dovere civico. L’art. 54 prescrive ai cittadini (ovviamente, ed a maggior ragione, anche ai cittadini investiti di funzioni pubbliche) il dovere di fedeltà alla Repubblica, e di osservarne la Costituzione e le leggi, ma pretende di più: richiede ulteriormente (comma secondo) a coloro cui sono affidate funzioni pubbliche “il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Questo precetto fondamentale, indirizzato ai funzionari, intesi in senso ampio, come coloro ai quali sono affidate funzioni pubbliche, non resta isolato, ma si integra con una serie di precetti costituzionali ulteriori: in particolare, la diretta responsabilità dei funzionari e dipendenti dello Stato e degli enti pubblici (art. 28); il dovere dei pubblici impiegati di essere all’esclusivo servizio della nazione (art. 98): il precetto per cui i pubblici uffici vanno organizzati in modo da assicurare il buon andamento e la imparzialità dell’amministrazione (art. 97). L’etica pubblica viene dunque promossa sia sotto il profilo soggettivo (la condotta personale prescritta ai dipendenti e agli amministratori pubblici) sia sotto quello organizzativo (la organizzazione pubblica deve fondarsi su tale responsabilità), nella prospettiva democratica di un ordinamento nel quale sono i cittadini che governano ed amministrano la collettività.
In questo contesto costituzionale non c’è spazio per le letture riduzionistiche del dovere di disciplina e onore; esso non si può relegare in una dimensione puramente etica, nell’ambito pregiuridico. E, in senso contrario, non può giocare la preoccupazione di segno garantista, e cioè la paura che una qualificazione giuridicamente pregnante ed espansiva del dovere di disciplina ed onore, possa aprire il varco a limitazioni del pieno godimento dei diritti riconosciuti ai pubblici dipendenti nella loro qualità di cittadini, e soprattutto a discriminazioni ideologiche, in una prospettiva di “democrazia protetta”, estranea all’impianto della Costituzione italiana. La doverosità delle condotte volte all’interesse pubblico e alla solidarietà del resto è consacrata nell’art. 2 della Carta ed è posta sullo stesso piano del riconoscimento dei diritti inviolabili. La disciplina e l’onore travalica così la sfera dei dipendenti e amministratori pubblici, si estende alle condotte di ciascuno di noi e diviene un valore centrale, un metro di misura della correttezza delle condotte individuali e collettive. E’ un dovere di tutti.
La lotta al covid, che,, per essere efficace e vincente, richiede una vasta e precisa azione, è un terreno in cui la doverosità delle condotte e la disciplina nel tenerle, s’impone col massimo rigore, pari - ovviamente - a quello dovuto al rispetto delle garanzie costituzionali delle libertà nel giusto bilanciamento tracciato dalla Costituzione. L’averlo dimenticato non solo in molti settori della politica e dell’amministrazione, ma a livello di massa, con fenomeni diffusi di violazione per futili motivi (shopping, aperitivi e incontri abitudunari) è la causa della sconfitta.
Ora, persa la battaglia sul campo, confidiamo nel deus ex machina, nell’intervento esterno miracoloso, il vaccino. Speriamo che funzioni! Ma, tornati alla normalità, non possiamo dimenticare che il 2020 ha mostrato una cosa terribile: nelle società avanzate il consumismo, le abitudini, normali in tempi normali, ma dnnose in tempi non normali hanno prevalso sul dovere di salvaguardare la salute e la vita stessa, nostra e degli altri.
1 commento
1 Aladin
5 Gennaio 2021 - 11:09
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=117021
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