Rosamaria maggio del CIDI
Girano sul web e sui media, iniziative per discutere di istruzione o educazione parentale.
Il tema ha ripreso vigore in tempi di pandemia, perché i suoi sostenitori sostengono che in questo modo gli studenti potranno stare a casa debitamente seguiti. Così, potrebbe ridursi fortemente il rischio del contagio dalle scuole alle famiglie e viceversa.
Intanto chiariamo subito che non si può indifferentemente utilizzare la definizione istruzione parentale o educazione parentale.
La educazione parentale è quella che avviene in famiglia e non è oggetto di norme speciali se non di quelle a tutela dell’infanzia.
Ognuno di noi, occupandosi dei propri figli, accudendoli, sfamandoli, indicando loro le regole di corretta convivenza, trasmettendo valori, svolge educazione parentale.
Diversa è l’istruzione parentale che è disciplinata da varie norme.
Basta una breve ricerca sul sito del MIUR per averne contezza.
Intanto la legge 104 / 92, la prevede per i bambini / ragazzi in obbligo scolastico che non possono frequentare la scuola per motivi di salute.
Poi il Testo unico sull’istruzione, il Decreto legislativo 297/94, stabilisce che “I genitori dell’obbligato o chi ne fa le veci che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dell’obbligato devono dimostrare di averne la capacità tecnica od economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità.”
Il Dm 489/ 91 stabilisce che alla vigilanza provvede il Sindaco ed il Dirigente scolastico delle scuole cui sono iscritti i ragazzi in eta’ di obbligo scolastico.
Inoltre il Decreto legislativo 76/2005 stabilisce che “Le famiglie che intendano provvedere in proprio alla istruzione dei minori soggetti all’obbligo, devono, mostrare di averne la capacità tecnica o economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità, che provvede agli opportuni controlli”.
Infine il Decreto legislativo n.62/17 stabilisce che: “ In caso di istruzione parentale, i genitori dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente, ovvero coloro che esercitano la responsabilità genitoriale, sono tenuti a presentare annualmente la comunicazione preventiva al dirigente scolastico del territorio di residenza. Tali alunni o studenti sostengono annualmente l’esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva, in qualità di candidati esterni presso una scuola statale o paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione.
Vi è quindi una profonda differenza tra educazione ed istruzione parentale e non si può utilizzare indifferentemente l’uno o l’altro termine.
L’istruzione infatti è quanto compete alla scuola, l’educazione è quanto compete alla famiglia.
A meno che in questa “Homeschooling”, “Home education”, educazione / istruzione parentale, non si celi un attacco alla scuola, e specificatamente a quella pubblica!!
Daniele Novara, famoso pedagogista italiano, dice di essere contrarissimo all’idea che i genitori facciano da insegnanti ai propri figli: non vede alcun vantaggio e gli aspetti emotivi tendono ad essere prevalenti rispetto alla sfera dell’apprendimento. Ritiene che la scuola debba essere un luogo neutro che prescinda dal controllo dei genitori e dalla dipendenza da essi (da una intervista del 2.9.20 su Sky TG24)
Vorrei aggiungere che la scuola oltre che luogo di apprendimento è anche luogo di socializzazione.
Si priverebbero i ragazzi dell’incontro e della relazione con coetanei e non.
Dal punto di vista culturale, anche alla scuola primaria si è superata l’idea del maestro unico, proprio per la necessità di avere dei maestri competenti nelle rispettive aree disciplinari.
Inoltre vorrei aggiungere che anche se in famiglia i genitori potessero abbracciare tutti i campi del sapere (e mi sembra francamente impossibile), una cosa è conoscere le varie discipline ed altra cosa è insegnarle.
Ognuno di noi, anche insegnante, avrà avuto l’esperienza di seguire i figli e forse i nipoti nei compiti a cosa. Ed avrà sperimentato come sia diverso “sapere” di una certa materia o saperla insegnare.
Preoccupa questa deriva privatistica dell’insegnamento.
I Sumeri dal IV millennio a.c. avevano scuole per gli scribi.
Gli egiziani avevano scuole dal II millennio, i greci dal 1700 a.c. ed i romani dal III secolo a.c
Vogliamo forse tornare indietro?
1 commento
1 Aladinpensiero
6 Ottobre 2020 - 13:59
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=113492
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