Alfiero Grandi
Senza l’iniziativa del No il taglio del parlamento sarebbe passato sotto silenzio e le elettrici e gli elettori si sarebbero accorti degli effetti troppo tardi, a cose fatte.
Proprio chi ha voluto il taglio del parlamento, che è un pesante colpo al suo ruolo e porterà ad un suo ridimensionamento a favore del potere del governo di imporre le sue scelte e dei poteri economici e finanziari che da tempo tentano di ridurre il potere del parlamento, non solo in Italia, di accentrare le scelte decisionali, di renderle nascoste agli occhi della maggioranza dei cittadini e non controllabili.
Solo l’azione del parlamento, con le sue leggi, potrebbe riuscire ad avere un potere di controllo e di decisione sui poteri e portare a sintesi le diversità territoriali e sociali. Durante la pandemia abbiamo capito tutti che occorre un forte ruolo nazionale per garantire a tutti i cittadini, ovunque risiedano, gli stessi diritti effettivi, ma se dovesse uscire ridimensionato il parlamento, per la vittoria del Si, non solo nel numero ma soprattutto nel prestigio e nel ruolo, tutto sarà più difficile.
È vero il parlamento ha una crescente crisi di credibilità dal porcellum ad oggi perché i suoi componenti sono eletti sulla base della fedeltà e non della qualità dei suoi componenti e nemmeno la bozza sbandierata in questi giorni modifica il potere di imposizione delle candidature che i capi dei partiti si sono riservati: il cittadino vota il partito ma chi diventerà parlamentare lo decide chi presenta la lista, il capo del partito. Questo è il nodo non risolto.
Il parlamentare deve la sua elezione al capo partito non ai cittadini, che non hanno alcun potere di scelta della persona, per questo è debole e subisce decisioni prese con decreti legge continui, voti di fiducia a raffica, richiami all’ordine ed espulsioni di chi non si adegua. Da almeno 15 anni i parlamentari vengono scelti per la loro fedeltà, non per le qualità.
Ridurre il numero dei parlamentari del 36,5 % è in realtà un taglio del ruolo del parlamento e fa un altro passo nella direzione di ridurre il suo ruolo politico e istituzionale, che tuttavia è decisivo sia nei poteri di nomina (parte della Corte e del Csm, Presidente della Repubblica, ecc.) che per essere la sede di decisione legislativa.
Tagliare il parlamento in questo modo non è solo ridurre i parlamentari ma così si creano di fatto due camere dimezzate, riducendo la loro capacità di rappresentare i cittadini, sia per territorio che per opinione politica e culturale.
Si cercano per il taglio del parlamento ascendenze in precedenti iniziative, fingendo di dimenticare che quelle erano proposte per rilanciare la centralità del parlamento, mentre il taglio attuale dà un colpo al suo ruolo, lo mortifica, lo rende ancora più lontano dai cittadini, che faticheranno sempre di più a sentirsi rappresentati.
Anziché curare la malattia della caduta di credibilità del parlamento, ridandogli slancio, così si peggiora drasticamente la malattia stessa e si apre la strada, consapevoli o meno, ad altre modifiche della Costituzione nella direzione del Presidenzialismo e dell’accentramento ulteriore dei poteri nelle mani di pochi.
È una grave responsabilità, meglio bloccare questa deriva facendo vincere il No il 20/21 e cercando invece di costruire una pressione sul parlamento che – pur con tutti i suoi difetti è l’unico che oggi abbiamo – dobbiamo spingere a rappresentare le ansie e le speranze del paese proprio nel momento in cui occorre fare scelte importanti per uscire dalla crisi in cui l’Italia è precipitata dopo la pandemia, discutendo con i cittadini su come utilizzare al meglio le ingenti risorse che l’Europa metterà a disposizione per aiutarci a superare la crisi.
Il taglio del parlamento è costruito nel modo peggiore, crea differenze territoriali importanti fino a contraddire il principio dell’uguaglianza del voto dei cittadini.
Per cercare di ridare slancio a questo pericoloso pasticcio di modifica della Costituzione e per giustificare il proprio capovolgimento di posizione passando dal voto contrario a quello favorevole, non si è trovato di meglio che promettere altre modifiche della Costituzione e una nuova legge elettorale.
Allora diciamo con chiarezza che se per fare passare la modifica di un punto decisivo della Costituzione occorre “promettere” altre modifiche vuol dire che quella che viene portata al voto domenica e lunedì è un pasticcio che non convince fino in fondo nemmeno chi dice di sostenerla.
Meglio ignorare le motivazioni ridicole sui risparmi e non solo perché non si risparmia sulla democrazia, ma in questi giorni si arriva a sostenere che se vince il No si avrebbe una sconfessione del parlamento. Ma sono proprio gli improvvisati “difensori” di oggi che hanno dato un colpo al ruolo del parlamento con questo taglio che crea due camere dimezzate. Premesso che la “sconfessione” della decisione del parlamento di cambiare la Costituzione c’è già stata con le modifiche di Berlusconi nel 2006 e di Renzi nel 2016 e il paese ne ha guadagnato, come si fa a ergersi a difensori del voto del parlamento dopo che si è fatto votare che questo parlamento va tagliato drasticamente di oltre un terzo? Prima lo sfregio poi la beffa? Così si cambiano le carte in tavola, come nella favola del lupo e dell’agnello.
Fermiamo questa deriva, facciamo vincere il No!
1 commento
1 Aladinpensiero online
21 Settembre 2020 - 07:37
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=112757
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