Andrea Pubusa
Impazza il coronavirus. Niente messe, niente funerali, niente ristoranti, niente incontri, niente, di niente. Ho già detto che questa situazione non mi piace. Stride con la democrazia, che è incontro, coraggio, dialogo. E qui c’è il contrario: paura, isolamento e silenzio.
Mi verrebbe da dire: disobbediamo, continuiamo la nostra vita, teniamo le nostre assemblee, le manifestazioni. Ma non lo dico, anche perché so che oggi la gente non verrebbe alle riunioni, non sarebbe disponibile a manifestazioni o altro. Dico però che dobbiamo sviluppare l’iniziativa nel modo possibile in questa situazione del tutto eccezionale. Per esempio, utilizzando al massimo le nuove tecniche di dialogo a distanza. E’ possibile in breve tempo trasformare i nostri incontri diretti in incontri in videocoferenza? Penso di sì. Forse anche le assemblee possono farsi così. Può addirittura darsi che, affinando queste tecniche e maturando un’esperienza nuova, possiamo determinare un ampliamento degli spazi di democrzia.
Le crisi, si sa, sono sempre un campanello d’allarme, ci dicono che una situazione non è più sostenibile, che c’è da cambiare e guai a rimanere fermi o peggio ad avere nostalgia del passato, sarebbe la fine.
Per esempio, in vista del 25 aprile dovevamo tenere una serie di incontri nelle scuole sulla Resistenza, sulla Costituzione e sulle libertà. Non possiamo più avere l’agibilità delle aule? Non fermiamoci: al silenzio possiamo sostituire relazioni in streaming. La Scuola di cultura politica, ormai prossima all’apertura, non può tenere le riunioni previste? Stiamo muti? Aspettiamo, girandoci i pollici? No. Al silenzio esiste un’alternativa: conferenze e lezioni in video. Facciamo in forme nuove quanto dovevavmo fare nel modo tradizionale. Evitiamo di seguire la via consolatoria dello stare in casa, perché non si può far nulla. Mettiamoci al lavoro con fantasia.
Iniziamo a pensare al 25 aprile. Stiamo zitti, come vorrebbero i fascisti? No, inventiamoci qualcosa. La riconquista della libertà, 75 anni fa, non può non essere festeggiata. Rimbocchiamoci le maniche e non molliamo! Vediamo come stare insieme, anche se a distanza.
2 commenti
1 Aladinpensiero
9 Marzo 2020 - 09:25
Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=105257
2 Franco Meloni
9 Marzo 2020 - 16:31
Caro Andrea, devo dire la verità in questo tempo preoccupante del coronavirus, che vorrei finisse oggi, ma che purtroppo durerà, durerà… mi sento “governativo”, nel senso che sostengo con convinzione: “Facciamo ciò che ha stabilito il governo. Punto!”. Vigilanza democratica sì, ma nessun cedimento alla necessità di rigore applicativo delle disposizioni governative. In argomento ho condiviso in toto un post di Tonino Dessì (fb di ieri), di cui trascrivo la conclusione “Siamo in un momento particolarmente rischioso.
Di fronte al disordine c’è il pericolo di una torsione involutiva della stessa democrazia, che però in un Paese come l’Italia, anziché l’auspicata disciplina, porterebbe il disordine al parossismo.
Siamo tutti utenti, ma anche agenti del sistema sanitario e di protezione civile.
Comportiamoci correttamente.
Limitiamo i nostri movimenti, non diamo e non rischiamo occasioni di contagio, non diffondiamo false informazioni, non pensiamo di poter sfuggire alle nostre responsabilità.
Atteniamoci scrupolosamente e con disciplina alle prescrizioni che stanno emanando le autorità sanitarie e di protezione civile.
Anche perché non attenersi - bisogna pur cominciare a dirlo - integrerebbe fattispecie di responsabilità civile per danni e persino fattispecie penali, di delitto”. Ho aggiunto alcune mie considerazioni sul che fare in questa fase di forzato ritiro, che mi sembra coincidano con quelle che tu fai nell’odierno post e che mi sembra utile riproporre: “La situazione va affrontata da tutti con disciplinata e rigorosa osservanza delle prescrizioni governative, formulate sulla base delle indicazioni di esperti di indiscussa autorevolezza e credibilità scientifica. Utilizziamo il tempo di cui forzatamente disponiamo e disporremo almeno in certa parte per pensare come modificare i nostri comportamenti, i nostri “stili di vita” (e modificarli davvero) e, ancora, per quanto ne siamo capaci partecipiamo al dibattito su come modificare la nostra economia, le nostre scelte politiche, e così via. Ovviamente questo impegno deve essere nello stesso tempo individuale e collettivo. Mi piacerebbe che le buone organizzazioni in cui milito insieme a molti amici e compagni fossero capaci di riformulare i propri programmi in relazione ai tempi che stiamo vivendo (per quanto mi riguarda parlo del CoStat, della Scuola di C.P. Francesco Cocco”, del gruppo territoriale per la Costituente della Terra, degli Amici sardi della Cittadella, del Circolo Is picciocus de Palabanda, di Aladinpensiero, della Casa del quartiere Is Mirrionis… quante appartenenze!). In questo
contesto dobbiamo essere capaci, più di quanto lo siamo oggi, di utilizzare gli strumenti telematici.” Saludos. Franco M.
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