Andrea Pubusa
Quando ero studente di secondo anno e frequentavo il corso di diritto costituzionale di Enzo Cheli, allora giovane prof. destinato ad un brillante carriera fino a a diventare giudice della Consulta, subì coi miei vicini di banco il fascino del Consiglio superiore della magiistratura. Un organo importante per la nostra democrazia perché chiamato a spezzare il cordone ombelicale della magistratura col potere politico, con l’esecutivo. Ai nostri occhi fiduciosi di giovani democratici il CSM sembrava una invenzione geniale e rassicurante dei padri costituenti. La magitratura garante dei nostri diritti e delle nostre libertà finalmente veniva affrancata dalle servitù politiche e costituiva un argine verso intromissioni e abusi del potere. In quegli anni circolava in facoltà un altro giovane prof. destinato a fare strada, anche lui fino alla Corte costituzionale, Guido Neppi Modona. Anche lui, con Umberto Allegretti e Franco Ledda, ci fece crescere, con le sue ricerche storico-istituzionali sui rapporti tra magistratura e potere politico nello stato liberale, durante il regime fascista e nei primi anni dell’ordinamento repubblicano. In questo clima capimmo che l’indipendenza del giudice era anche garanzia della dignità del libero foro. Solo una magistratura indipendente dà pienezza alla funzione della difesa, che - al contrario- è mortificata e annullata da magistrati e giudici privi di terzietà verso il caso oggetto del giudizio.
Ecco perché questi giorni sono stati per me molto tristi. Un altro mito s’infrange miseramente. Non che non abbia avuto prima sentore del degrado. Le sentenze comprate da B. e da altri, certe sentenze strane in penale e amministrativo mi hanno portato a difendere la magistratura come ordine, ma a diffidare dei giudici come singoli, pur sapendo che anche fra loro esistono fulgide figure. Tuttavia, sapere che magistrati importanti, componenti del CSM si incontravano con politici e addirittura con imputati per stabilire gli organigrammi delle procure e, in particolare, di quella romana, fa male, molto male. Lotti, del cerchio magico, imputato per reati gravi a Roma, tratta con esponenti del CSM la nomina di chi deve svolgere l’accusa nel suo processo! Palamara è della partita, come procuratore in pectore, e pare disinvolto nell’accettare favori o regalie. Su queste vicende decideranno gli stessi giudici, ma il fatto sconcio e inquietante rimane, al di là degli aspetti penali.
Se il malaffare, le trame, gli intrighi sono arrivati così in alto e nei santuari delle garanzie, vuol dire che la questione morale tocca gangli ben più delicati e sensibili di quelli che nel 1981 denunciava Enrico Berlinguer. Il segretario del PCI stigmatizzava la corruzione nei partiti, qui siamo in una parte più intima e sensibile del sistema democratico, la giurisdizione.
Il PD, come al solito, c’è dentro fin sopra i capelli, e con loro tutti gli altri chi più chi meno. Ne sono esenti i musi gialli. E anche per questo contro di loro c’è una campagna denigratoria, una conventio ad excludendum insieme alla contemporanea esaltazione di Salvini, che fa di costui il salvatore della patria anche da parte di coloro che dicono di avversarlo. Meglio anche lui che quei giustizialisti e manettari dei 5 stelle. La situazione è grave. Ci vuole una reazione forte e ferma a livello sociale. Ma chi l’organizza?
1 commento
1 Aladinpensiero
13 Giugno 2019 - 08:19
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