Andrea Pubusa
(I bei giorni felici!)
Non so cosa ne pensiate voi. A me Ganau è sempre piaciuto. Intanto perchè è garbato. E’ dialogante. E al tempo di Renzi non è facile trovare un politico dai modi cortesi e disposto al confronto senza supponenza. Poi perchè è una persona lontana da maneggi o trame. E non è poco al giorno d’oggi. Ha però un difetto non secondario. Manca di quel coraggio che in politica, specie, nelle fasi di svolta, fanno la differenza. Prendete l’intervista di ieri a L’Unione sarda. Da Ganau non viene una indicazione. Nè per la fine legislatura e tantomeno per il rilancio del partito. Manca l’analisi critica. Dire che il PD non ha supportato la giunta è vero, ma ovvio. Che azione di governo può alimentare un partito, che, a causa delle faide interne, è rimasto un anno e mezzo senza segretario? Per di più dimissionario perchè coinvolto in una non commendevole vicenda di evasione fiscale. Basta in questo contesto dire che occorre unità e rinnovamento? O bisogna chiamare alla lotta contro le varie consorterie che tengono in ostaggio il PD e i loro capibastone? Mi si obietterà che è una guerra quasi impossibile. D’accordo. Però, delle due l’una: o dai battaglia oppure hai perso in partenza.
E sulla revisione costituzionale, la sconfitta del 4 dicembre? La responsabilità non è solo di Renzi. Pigliaru l’ha fatta propria convintamente, mentre avrebbe dovuto contrastarla, non foss’altro per la compressione, inidiretta ma incisiva, della nostra autonomia regionale. Qui Pigliaru, per una questione di partito, ha tradito il suo dovere di fedeltà allo Statuto. Sono responsabilità gravi, non sviste. Sono colpe imperdonabili. In certo senso un attentato allo Statuto. E lo sfascio del governo locale, un terreno centrale per la sinistra? In violazione dello Statuto e del buon senso è stata creata una provincia del Sud Sardegna, che va da Seui a S. Antioco, ha capoluogo a Carbonia e sede…a Cagliari in territorio di un provincia diversa! Una follia! Di più e peggio, agli organi democratici è stato sostituito un commissario di nomina regionale, che ricorda il podestà di nera memoria. Che idea della democrazia sta sotto tutto questo? E’ una concezione oligarchica, coerente alla modalità di gestione delle cariche pubbliche e bancarie.
Come si fa a tacere di fronte a questa abdicazione sul terreno della democrazia? E la legge elettorale regionale? Enuclea l’idea di governo oligarchico, non rappresentativo. Ci vuol molto a dire che va cambiata subito? Che da lì si parte per chiudere una fase buia del PD e della democrazia sarda?
Non apro il capitolo dell’economia e del lavoro. Dico solo che non è questione di deficit nella comunicazione. O le famiglie avvertono l’allentamento della penuria di occasioni di lavoro oppure vuol dire che la ripresa non c’è. E dire il contrario viene percepito come una presa per i fondelli. E viene sanzionato nelle urne, come si è visto.
Ganau questi temi li sfiora, non li affronta, e così fan tutti gli esponenti sardi del PD. E se ne capisce la ragione. Son tutti responsabili di questo disastro. La sfida del rinnovamento non può venire da loro. Dovrebbe venire da chi ha sostenuto altre tesi, da chi ha contrastato la deriva renziana. Questi però sono stati allontanati. Non c’è alternativa nel PD. Questo quadro statico, spiega la trovata di Lai. Diamo alla vecchia mercanzia un nuovo marchio e cerchiamo di smerciarla. Facciamo una bella operazione di marketing e via!
Certo, le elezioni regionali hanno dinamiche diverse di quelle politiche. Le vischiosità del sottogoverno sono più intense e bloccanti. Ma basterà il vecchio clientelismo, azzoppato dalla scarsità delle risorse, a tenere in piedi il PD? Sarà sufficiente un po’ di maquillage dei dem a frenare la corsa del M5S?
1 commento
1 Aladin
21 Marzo 2018 - 07:56
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=80212
Lascia un commento