Come si svolsero i fatti? Nel tardo pomeriggio di quel giorno questi carabinieri, della caserma “S.Vito” (caserma Carini) ed della caserma “Calatafimi” erano pronti alla libera uscita serale quando giunse la notizia dell’ennesimo attacco, con l’utilizzo di mitragliatrici e bombe a mano, da parte di circa 15 elementi della banda GIULIANO alla caserma dei carabinieri dell’isolata località di Bellolampo (allora in piena campagna, a circa 10 km da Palermo).
Erano le ore 18,00. A seguito dell’allarme, molti ragazzi, fra i quali Antonio Pubusa, si presentarono volontariamente al punto di raccolta. Si equipaggiarono rapidamente e non esitarono a salire sui mezzi per portare aiuto ai colleghi, pur consci del grave pericolo a cui andavano incontro.
Giunti a Bellolampo, effettuarono il rastrellamento dell’area unitamente ad un piccolo contingente di agenti di P.S. giunto a bordo di “camionette”, in condizioni difficili sia per l’aspra orografia del terreno sia per l’orario notturno. Visto l’esito negativo verso le ore 21,00 si avviavano per far rientro nella propria caserma.
Il criminale piano di attacco del bandito Giuliano, prevedeva una esecuzione in tre tempi:
- attacco dimostrativo alla Caserma di Bellolampo con lo scopo di attirare le forze di polizia in una zona particolarmente adatta all’agguato;
- strage della colonna sulla via di ritorno;
- assalto alle forze che da Palermo sarebbero accorse in aiuto.
A Passo di Rigano i banditi avevano posto una grossa mina legata con un filo di ferro, nascondendosi sul lato opposto in un folto boschetto, attendendo il rientro a Palermo dell’autocolonna.
Il rumore dei motori annunciò agli attentatori l’arrivo dei mezzi dei carabinieri, uno strappo al filo di ferro e la mina si posizionò tra le ruote posteriori dell’ultimo autocarro al comando del tenente Milillo e del brigadiere Tobia, che erano nella cabina di guida.
Il fragoroso scoppio fece fermare l’autocolonna, i carabinieri ed i poliziotti saltarono a terra dai mezzi e corsero verso il luogo dell’esplosione.
Alla notizia dell’attentato arrivarono i rinforzi e le autovetture furono assalite da un gruppo di fuorilegge appostati dietro un muro che costeggiava la strada, senza ulteriori morti.
Il bandito GIULIANO compì così la più spavalda delle imprese contro i Carabinieri.
Ai funerali, svoltesi nella Cattedrale di Palermo - officiati dal Cardinale Ernesto RUFFINI - partecipò una grande folla e tutte le Autorità del capoluogo regionale, nonché rappresentanti del Governo nazionale.
Per meglio comprendere l’ambiente operativo in cui è maturato l’attentato e il coraggio con cui i carabinieri affrontarono la loro missione a Bellolampo, è bene ricordare che in quegli anni la banda GIULIANO teneva in scacco lo Stato.
La convergenza di interessi tra la malavita, i separatisti dell’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia), i grandi latifondisti ed i boss mafiosi diede luogo ad una vera e propria guerra contro lo Stato: vennero messe in atto violente azioni di guerriglia militare contro l’Arma dei Carabinieri e l’Esercito quali baluardi dell’unità nazionale e, successivamente, contro istituzioni pubbliche e politiche.
Tra gli episodi più significativi si ricorda il precedente assalto alla caserma dei carabinieri di Bellolampo (26 dicembre 1945) quando una cinquantina di banditi incappucciati attaccarono l’edificio che lo occuparono, dopo un violento combattimento, devastandolo e razziando armi e munizioni.
Tre giorni più tardi venne assalita la caserma di Grisì (PA). Dopo 8 giorni toccò alla casermetta di Pioppo (PA) e nelle quarantott’ore successive fu la volta di quella di Borgetto (PA). Ancora più sanguinoso fu l’attacco a quella di Montelepre (PA), paese nativo di GIULIANO, che fu espugnata dopo ore di combattimento.
Dopo la strage del 1° maggio 1947, a Portella delle Ginestre, quando i banditi sparano su circa 1.500 contadini radunatisi per la festa del lavoro, il 19 dicembre successivo gli squadroni della morte di GIULIANO piombarono all’improvviso a Partinico e attaccarono in forze la tenenza dei Carabinieri.
Dal 1943 al 1949 il banditismo sembrò invincibile. Gli scontri si susseguirono senza interruzioni mietendo decine di vittime tra i militi dell’Arma. Quando il 19 agosto 1949 avvenne la strage di Bellolampo, l’Arma contava quasi 100 carabinieri caduti in conflitti a fuoco.
Nel 1992, a ricordo dei caduti di Bellolampo, l’Amministrazione comunale ha eretto, un monumento nei pressi del luogo dell’eccidio. I nomi sono stati inseriti dall’Ass. Libera nell’elenco delle vittime della mafia e, finalmente, il presidente della Repubblica, il 27 aprile dello scorso anno, ha conferito la medaglia d’oro al merito.
A queste e a tutte le vittime della mafia sarà rivolto sabato a Nuxis un pensiero.
1 commento
1 Aladin
16 Marzo 2018 - 10:08
Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=79946
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