Come il mio pero a primavera, fioriscono le riflessioni a sinistra. Morte o suicidio? Per capire? Una favola tutta sarda

9 Marzo 2018
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Amsicora

Come il mio pero a primavera, su L’Unione è tutto un fiorire di dichiarazioni e interviste sulla sinistra. Prima Uras, poi Massimino, ora anche Michele Piras si cimentano nell’ardua quistione. Che si stiano affrettando ad esternare perché sentono l’incedere dell’anonimato? Il gelido calar dell’oblio? E Massimino? E’ l’ultimo dei moicani, prima dell’estinzione della tribù?
Compagni, combattenti e reduci! Di cosa si lamentano costoro? Nientemeno dell’estinzione della sinistra? Ma di grazia,  non dovreste parlare di funerale? La morte è già avvenuta, e da tempo. Più che della sinistra dovreste parlare  della scomparsa delle vostre sigle. Dei vostri simboli elettorali. Tanti che neanche si ricordano! Caro Luciano, che tristezza! Sei caduto sotto insegne altrui. Al servizio di un generale squinternato di un esercito in rotta. Come un soldato di ventura. Senza bandiera, dopo averne bruciate tante. Le vostre bandiere? Da tempo vuoti simulacri. Senza popolo. Vessilli come attrezzo per fare alleanze e contrattare candidature. Stracci colorati per carpire seggi. Senza seguito popolare, senza radicamento sociale. Simboli come strumenti di manovra e basta.
Compagni, combattenti e reduci! Eppure costoro un tempo hanno avuto il comando. Hanno avuto l’opportunità di decidere sulle sorti della sinistra sarda. E cos’hanno fatto? Non so cosa avete percepito voi. Io ho visto questo: un sistematico taglio di teste. Come quando, nella stagione giusta, poto severamente i miei ulivi, in paese. Ma taglio con sapienza e rigore per far crescere la pianta più sana e robusta. Anche loro, direte voi, son stati severi per far crescere il partito più forte. Del resto anche i pentastellati non escludono ingordi e avidi? Sarà stato così anche per loro. Perchè due pesi e due misure? Pre-giudizio? No, no. Sono testimone e  parte lesa. Non refero de relata, non riferisco cose sentite. C’ero. Ho visto e sentito di persona. I nostri eroi hanno costretto all’esilio, con un ostracismo premeditato e scientificamente praticato, molti militanti e dirigenti della sinistra sarda. E perché mai tanto rigore contro questi compagni/e? Sgomitavano, i malcapitati, per avere poltrone e prebende? Erano noti per scorrettezze e poca dignità nei comportamenti? Non svolgevano i loro compiti  di militanza “con disciplina ed onore“? No, no, si trattava di compagnie e compagne, che nulla chiedevano se non di impegnarsi generosamente per la causa. Sapete allora c’erano ancora gli echi della meravigliosa ideologia otto-novecentesca del sol dell’avvenire, di un mondo di liberi e uguali (ogni riferimento a fatti presenti è puramente casuale!). I segati non erano malandrini, erano compagni e compagne vogliosi di cimentarsi nell’impresa della ricostruzione di una grande sinistra.
Compagni, combattenti e reduci! Fate memoria. Questa espulsione silenziosa è avvenuta in varie stagioni. Ai tempi della prima Rifondazione (una segatura per tutte? quella di Walter Piludu) e poi un’altra drastica epurazione alla formazione di SeL Ricordate? Correva l’anno 2007, era d’autunno e nasceva il PD, come strappo con la sinistra. Un’ampia parte del vecchio PCI, passato attraverso la tormentata militanza nel PDS e in DS, non entrò nel PD per riunirsi con quanti non erano neppure entrati nel PDS, dando vita a Rifondazione. In quel momento c’erano le condizioni per la formazione di una robusta forza della sinistra, capace di contendere lo spazio al PD, ormai orientato decisamente verso il centro. Ci furono molte assemblee con grande partecipazione e molto entusiasmo. E che fecero in quel tempo gli esternatori di oggi, allora ai vertici di Rifondazione sarda? Colsero il segno dei tempi? Andarono per borghi, ville e città a predicare il verbo? A chiamare a raccolta gli uomini e le donne di buona volontà? Fecero come il Figlio di nostro Signore che disse agli apostoli “andate, predicate e moltiplicatevi”? Soccorrete gli umili e i bisognosi, date una speranza ai disperati. Nient’affatto!  Loro praticavano un altro credo. Meno gentile, accogliente e disponibile. Che fecero, adunque? Impugnarono la motosega: taglio netto, deciso! Millimetricamente orientato. Di chi? Dei malintenzionati che corrono anche dietro le bandiere nobili, se intravedono nella calca l’opportunità di bottino? Magari! Ma non fu così. I nostri comandanti oggi senza stellette e gradi fecero l’opposto. Segarono quanti non erano propensi a creare consorterie in chiave spartitoria. Avete tempo? Volete sapere la metodologia? Eccola qua, ve la svelo. Si annusa il compagno o la compagna, come fa quella nobile bestia dal nome “cane”. Se l’annusato è dei nostri, reclutamento immediato. Uno che entra in consorteria, ne accetta disciplina, gerarchie e decisioni. Se ambisce, aspetta il suo turno e nel frattempo rema. E se l’annusato è un libero pensatore? Uno che vuol dare quanto può e prendere quanto merita, se e quando viene deciso democraticamente? Ah, ah! quello è pericoloso. Valido e arruolato? Neanche per sogno! Congedato, senza replica. Cos’è costui per la consorteria? Il peggior nemico. Come il fumo negli occhi, come l’acqua santa fra i diavoli! Ma gli “epurati” non sono rimasti ai domiciliari, hanno continuato a combattere: contro la legge statutaria di Soru, contro la legge elettorale truffa sarda, per il NO al referendum in difesa della Costituzione contro, contro basi e bombe, creando comitati e movimenti nei territori. E sono ancora in campo, mentre loro sono reclusi nei serragli da loro stessi eretti.
Visto che avete tempo da perdere, per chiarire vi narro una favola. Si dice che nella terra sarda c’era una volta un certo Marilotti, di nome Gianni, giovane di belle speranze, un sognatore, voleva niente meno cambiare il mondo! Voleva la giustizia sociale, il socialismo! Eccolo nel Movimento dei lavoratori per il socialismo. Ricordate, voi reduci, seconda metà degli anni ‘70? Il buon Gianni, pieno di buona volontà, fa tutta la trafila nella tormentata storia della sinistra, senza mai arrendersi. Avrà anche sbagliato, non lo nego. Ma sempre per generosità, non certo per avidità. E che sorte ha avuto per questo suo sognare e fare? Potato anche lui perché incapace di trama, reo di militanza disinteressata, colpevole di generosità. Ai domiciliari per alti ideali! E così scrive romanzi, forma associazioni, fa quel che può nell’area democratica. E poi? Come nelle belle favole a lieto fine, arriva la fata turchina. Improvvisamente lo fa senatore della Repubblica per chiamata diretta. Senza sua richiesta. Per invito unilaterale dei pentastellati. Per puro spirito di liberalità, al merito. E che c’entra questa fiaba con la sconfitta della sinistra? C’entra, c’entra, e molto. Cari Uras, Piras, e Massimino di cosa discettate? Sta tutta qui la ragione della morte della sinistra della sedia. Sta qui il mistero del successo dei pentastellati. Voi avete potato, potato, potato. Non avete avuto rispetto neanche di Marco Ligas, un simbolo della sinistra sarda, un modello di onesta militanza, che una volta avete messo capolista alle comunali e poi, a tradimento, mancando la parola,  lo avete impallinato eleggendo un altro. Nella furia di far fuori immaginari concorrenti, avete tagliato il ramo su cui eravate comodamente appollaiati. Ed eccovi col culo per terra. Loro, i populisti, chiamano e accolgono persone semplici e per bene. Forse con la testa per aria, forse casinisti, ma semplicemente pieni di buona volontà. Loro donano a chi voi avete tolto. Loro danno l’opportunità di esprimere il proprio valore e la propria generosità a quanti voi avete compresso. Voi avete tagliato così malamente e così drasticamente da far morire  la pianta. Loro la curano con innesti appropriati di volenterosi. Voi ingordamente prendere, prendere, prendere. Loro allegramente dare, dare dare e ancora dare. Voi avete inventato simboli per soddisfare il vostro spirito predatorio. Loro hanno sollevato una bandiera per chiamare a raccolta. Voi avete distrutto un patrimonio. Loro in sette anni hanno creato quanto il PCI ha avuto solo all’apice del successo. Oggi, dopo aver goduto pro tempore di un consenso ereditato e mal amministrato, tornate col sedere per terra. Fantasticate di ripartenze e riprese. Ma che dite? Credetemi, per voi non c’è nessuna ripartenza o rilancio. E per una semplice ragione: voi avevate Luciano, i pentastellati lo hanno sostituito con Gianni. Riposate in pace.

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(Marilotti mentre parla ad una tavola rotonda indetta dal Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria)

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