Dalle politiche alle regionali: PD senza paracadute

9 Febbraio 2018
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Gianni Pisanu del Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria

Celebrate le “politiche”, il pensiero di molti dei protagonisti, pardon l’incubo, andrà dritto alle “regionali”. Fra un anno si vota nell’Isola dei mori, che fare?  Il problema fino a ieri è stato rimosso dai due schieramenti che per tradizione consolidata si alternano alla guida della Regione, tanto, male andando, il secondo riceveva per legge il 40% dei seggi. Ma, spezzato il “duopolio” con l’irruzione del M5S, sarà ancora così?  Pare proprio di no! Con l’attuale legge elettorale sarda, non ci sarà più il secondo posto assicurato. Dunque, vincere o morire. Politicamente, s’intende. Poiché la differenza di rappresentanza tra la lo schieramento vincente e TUTTI gli altri sarà abissale, assisteremo ad una vera e propria decimazione.
Ma ci voleva tanto a capire che la legge elettorale attualmente in vigore in Sardegna è brutta e antidemocratica? Che il ritocchino sulla differenza di genere non la corregge nella sostanza? Ora, alla luce del tripolarismo, fingere di non capire equivarrebbe al suicidio. Il problema era già evidente nel 2014, ma grazie alla rinuncia del M5S la staffetta restava praticabile. Questa legislatura si avvia alla conclusione, molto si è parlato, ma l’arroccanento è stata l’unica mossa che ha accomunato tutta l’assemblea regionale.
Il Comitato d’Iniziativa Costituzionale e Statutaria da tempi non sospetti ha affrontato il problema e oltre ad averne discusso al proprio interno, ha promosso incontri e assemblee, ravvisando gravi carenze nella legge elettorale. Ha inoltrato al Consiglio Regionale, ai gruppi Consiliari e alla Commissione competente una petizione per una legge rispettosa della volontà del corpo elettorale, e che non mortificasse decine di migliaia di elettori privandoli di rappresentanza. Risultato zero, a parte l’attenzione e la disponibilità del Presidente Ganau che ha accolto l’invito del Comitato confrontandosi in una bella e affollata assemblea, e ricevuto in Presidenza una delegazione del Comitato che ha esposto le proposte contenute nella petizione.
Il prevedibile esito elettorale sardo sarà più convincente di tante petizioni e richieste di modifica. Il PD, in particolare, si affretterà a spingere per una nuova legge elettorale. Dopo il 4 marzo, i dem nostrani si renderanno conto di non avere scampo, e, con l’attuale legge-truffa, di vedere falcidiata la propria rappresentanza anche in seno al Consiglio regionale. Bene. Mi avventuro in una previsione. In quest’anno che ci separa dalle elezioni del 2019 la legge elettorale verrà cambiata. L’esito delle elezioni politiche indurrà ad una seria riflessione le forze presenti in Consiglio regionale, e penso che si opterà per una le legge simile a quella siciliana. Nel novembre 2017, dopo le elezioni siciliane, molti, fra i quali lo scrivente, notarono che alcuni elementi presenti in quella legge (circa il 92% dei consiglieri eletti col proporzionale, pur prevedendo l’elezione diretta del Presidente; soglia di sbarramento uguale per tutti, coalizzati o meno) potrebbero essere presi in considerazione.
Qualche criticità come la soglia troppo alta, il 5%, si potrebbe correggere abbassandola o eliminandola; collegi molto diversi per numero di elettori, es. Palermo 16 seggi, Enna 2, da riequilibrare superando la logica delle circoscrizioni provinciali; listino del Presidente pari al 8% che in Sicilia è bloccato, potrebbe essere reso elettivo. Interventi come la parità di genere e altri ancora dovrebbero esserci, sempre in una logica di equità nella rappresentanza. Per farla breve, prendendo a modello la legge siciliana, con qualche piccolo correttivo, si può fare in tempi brevi una buona legge elettorale anche in Sardegna.
Scommettete che dopo il 4 marzo il PD prenderà l’iniziativa legislativa in Consiglio regionale? La previsione, in apparenza spericolata, tiene conto dell’istinto di sopravvivenza che spinge tutti gli animali, uomo compreso, anche in extremis, ad adottare comportamenti utili a salvare la pelle. Il tempo non è tantissimo, ma dandosi una mossa si può fare. Dalle mie parti si dice, “s’aprettu ‘ogat sa ezza a currer”.

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