Andrea Pubusa
Avete letto su L’Unione sarda l’intervista all’amministratore delegato della RWM di Domusnovas? Vende armi midiciali in tutto il mondo, le vede sventrare città e straziare corpi in TV, ma lui di cosa parla? Della “legittimità delle autorizzazioni“. Di cosa si preoccupa? Del fatto che la RWM continui ad operare nel rispetto delle procedure. Ciò che conta è il fatturato: “72 milioni nel 2016, cresciuto nel 2017 assieme al numero dei dipedenti”.
Poi ho letto il commento del sindaco di Domusnovas: “La correttezza dell’operato della RWM non era in discussione, ma è un sollievo [sic!] sapere che quasta realtà, la cui perdita sarebbe devastate, rimarrà nel nostro territorio”. E l’ex sindaco? “Chiunque dotato di buon senso [sic!] sa che produzioni ed esportazioni sono legittime…“. E il sindacalista della Cisl? “Non si parla di un’azienda appena insediata, ma di una realtà ben consolidata e una delle poche in salute nel territorio“. Anche la mediatrice culturale e il parroco non si discostano, la prima, pensosa per le famiglie “poste al centro di una questione complessa”, si rimette alle autorità, il secondo se la cava invocando l’intervento del Signore, perché illumini “il cammino nel difficile equilibrio tra necessaria difesa dei posti di lavoro e le tremende conseguenze, seppure indirette“.
Non so voi, ma io leggendo queste gelide righe ho istintivamente pensato alla banalità del male. Certo a Domusnovas non abbiamo i campi di concentramento, non si uccide, ma vengono prodotte armi e bombe che uccidono e devastano, si fabbricano ordigni che in TV vediamo partire e poi sempre in TV vediamo esplodere in terrificanti immagini frutto del loro micidiale uso.
Ora non c’è dubbio che gli esiti di queste azioni sono mostruosi, ma la catena di chi le rende possibili è formata da persone pressoché normali. Si tratta di uomini comuni, preoccupati delle loro famiglie, dei loro amministrati, persone di cultura e timorate di Dio. Ciò che colpisce è la loro superficialità e ordinarietà, l’incapacità di pensare. L’Ad ha sempre agito all’interno dei permessi e degli ordini superiori provenienti dalla Germania. Nessuna riflessione sulle stragi, sulle persone e le case in pezzi. Egli non è l’unica persona normale, ma vi è una massa compatta di uomini perfettamente “normali”, che non guardano in faccia la realtà, al di là del loro particulare. Questa ristrettezza di visuale fa sì che la guerra in terre lontane, ripudiata dalla Costituzione, non generi alcun motivo di riflessione sul contenuto delle direttive che applica e dell’attività che svolge. Ma il guaio è che di uomini così ce ne sono tanti e che quei tanti non sono perversi né sadici, bensì sono terribilmente ordinari. I governanti nazionali e regionali, ad esempio. A Pigliaru, docente universitario, di fine educazione civile ed etica, non viene da dir nulla quando vede le terrificanti immagini delle esplosioni delle bombe di Domusnovas nelle città arabe? Non lo assale l’ansia nel sapere che quegli ordini sono confezionati da mani sarde, in terra sarda. E il sindaco, la mediatrice culturale e il parroco non sanno dire una parola sul fatto che da lì partono armi che uccidono e distruggono? Che centra la cultura e Dio con tutto questo?
Non hanno la facoltà di pensare, la capacità di distinguere tra giusto e sbagliato, la facoltà di giudizio, e le loro implicazioni morali? Non sanno che il pensiero e la riflessione creano la possibilità di evitare di produrre conseguenze così negative e tragiche?
Ci vuole anzitutto il dialogo silenzioso con se stessi, che è il pensare. E’ questo che insinua il dubbio e genera la crescita e il mutamento del modo di vedere e delle condotta. Sorge così la necessità del dialogo con gli altri, con chi la pensa diversamente. Con chi grida contro questi massacri e forse non vede il problema del lavoro, anch’esso da considerare. C’è da corregge la presbiopia degli uni e anche la miopia degli altri. Così nasce la possibilità di fare cose insieme e di darsi un progetto comune alternativo.
Non mancano le indicazioni. La nostra legge, anzi la legge fondamentale pone al centro la persona, inviolabile in quanto tale. E certo la produzione di bombe per l’uso in città e terre lontane non è proprio ciò che la Costituzione prescrive. Anzi, la ripudia.
Muovendo da questo che è un precetto giuridico ed etico, si può giungere a convenire che il lavoro, che è sacro, può e deve essere volto ad opere di vita, di progresso, di civiltà.
Che ne dicono le persone intervistate che si precludono la riflessione? Pensare ad una alternativa produttiva da chiedere al governo non è un percorso più appagante, anche sul piano morale, delle attuali produzioni di morte?
3 commenti
1 Oggi mercoledì 17 gennaio 2018 | Aladin Pensiero
17 Gennaio 2018 - 09:09
[…] Andrea Pubusa su Democraziaoggi. ——————————————————————————— merc 17 genn 2018 aladinews […]
2 gio
17 Gennaio 2018 - 10:50
Mi viene in mente “La banalità del male” di Hannah Arendt.
Risposta
Certo, anche se i contesti sono profondamente diversi e non comparabili. (Red)
3 Antonello Murgia
17 Gennaio 2018 - 13:36
In realtà, anche mettendo da parte l’art. 11 della Costituzione, la legge 185/1990 vieta la vendita di armi e di materiale bellico non solo ai Paesi belligeranti, ma anche a Paesi che vendano armi a Paesi belligeranti. Perciò l’amministratore delegato della RWM erra quando afferma che è tutto in regola: sta contravvenendo alla legge italiana (e anche alle norme europee). Spiace che il giornalista intervistante non si sia preventivamente informato sulla materia oggetto dell’intervista (sperando si tratti solo di scarsa informazione) e non abbia fatto le giuste domande per evidenziare la situazione di fatto e non la “verità” che fa comodo all’intervistato.
ROSPOSTA
In realtà, andando più a fondo, l’appunto va rivolto ai funzionari delle amministrazioni competenti in materia di vendita delle armi. che, dunque, vanno annoverati fra quei tanti che chiudono gli occhi sull’uso mecidiale degli ordigni prodotti in Sardegna.
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