Dalli a Ventura! Quanta ipocrisia!

19 Novembre 2017
2 Commenti


Amsicora

Mi sono rotto! Esco allo scoperto. Come al solito contro corrente. Sono arrevexiu, lo sapete. Difendo Ventura. O meglio parlo di Ventura senza ipocrisie. Ho smesso di occuparmi attivamente di calcio da quando ho appeso le scarpette al chiodo, Carbonia campionato ‘61/’62 , ossia nell’età dell’oro, parola di Eric John Ernest Hobsbawm. Ero, come si diceva allora, un terzino destro (l’unica situazione in cui ho tradito la sinistra!), un difensore un po’ ruvido a detta dei malcapitati avversari, sopratutto se erano ale veloci e sguizzanti, alla Mucinelli della Juve, o alla Pin della Carbosarda, per capirci. L’unico modo per fermarli era stenderli! Bei tempi! Da allora guardo e basta, salvo qualche amichevole, l’ultima circa 35 anni or sono con gli avvocati. Poi più nulla, solo nostalgia.
Non posso, dunque, dirmi competente. Ma scusate, che Ventura non fosse da Nazionale l’ho detto subito, testi alcuni avvocati e collaboratori calciofili. Ci voleva poco a capirlo. Molta serie B, squadre secondarie, con al vertice il Torino. Nessuna esperienza internazionale .Persona per bene, tranquilla. Non un motivatore. La squadra vince se è superiore all’avversario, se no spesso le busca. Ma, perdonate, l’allenatore è come l’avvocato,  è bravo se vince le cause che l’avversario non dovrebbe perdere. Se vince quelle imperdibili è un ordinario avvocaticchio, diligente e dignitoso, niente più.  Ventura, mutatis mutandis, è di questo secondo tipo. E non è una novità. E allora ecco la prima dolente domanda. Perché lui in azzurro e non altri? Perché lui costa poco, gli altri dell’amor di patria se ne fregano e se non hanno molti milioni non abbracciano il tricolore (Ancellotti docet). Ormai la regola è che l’allenatore non può guadagnar meno degli allenati. Questione non di soldi, dicono, ma di dignità. Così va il mondo nell’epoca dell’iperliberismo e del mondialismo. La dignità la dà il portafoglio gonfio! Legge della domanda e dell’offerta. E’ la concorrenza, bellezza!
E allora, ingaggiato Ventura a quattr’e unu soddu (si fa per dire), cosa potevamo aspettarci? Che gli avversari facessero autogol? Che un tiro dei nostri, per caso o per fortuna, andasse a segno? Che l’arbitro ci desse due rigori inesistenti? Che il portiere avversario la rinviasse sui piedi di Immobile o di Bellotti? Senza queste mirabilie, sapevamo tutti: il risultato sarebbe stato incerto e tendenzialmente negativo.
Del resto, a parte la difesa, questa non è una squadra di campioni. Son tutti giocatori che in campo internazionale sono sconosciuti e difficilmente emergeranno. E allora? Conoscete la matematica? Sommate la modestia dell’allenatore a quella di almeno cinque degli allenati e il risultato è ovvio: catastrofe possibile! Dunque, perché meravigliarci? E ancor più perché indignarci? Gli svedesi non hanno fatto autogol, hanno lanciato la palla lontano “alla viva il parroco“, come quando giocavamo all’oratorio. E’ bastato questo per farci fuori. Hanno vinto, con un solo tiro casuale in 180 minuti.
Dignità! Dignità! Invocate in molti. D’accordo, amici miei, la dignità è sacra. Tutto si può perdere fuorché l’onore! Ma, calma, riflettiamo, siamo il Paese che ha fatto vincere Berlusconi, che oggi lo stà rimettendo in sella, nonostante tutto (e sappiamo tutti cos’è questo tutto!). Abbiamo perfino scambiato un ciarlatano per uno statista! I media lo hanno incensato mentre tentava di sfasciare per conto terzi la Costituzione, nata dal nostro secondo Risorgimento, la Resistenza. E lo lasciamo lì a frantumare il suo partito, il Paese e le nostre palle quando compare in TV. La dignità dov’è? La pretendiamo dal povero Ventura. Un non eroe che nell’ora suprema della sconfitta si immola come qualche leggendario generale dell’antichità. Suvvia! Ma di cosa stiamo parlando? In un mondo dove tutti prendono, prendono, prendono, vogliamo il bel gesto dal modesto Ventura? In un mondo dove i guadagni di un calciatore o allenatore sono uno schiaffo alla decenza, alla ragionevolezza, al buon senso. Qui, dove cerchie ristrette, a s’afferra afferra, collettivamente spolpano lo Stato e  affamano il paese e la povera gente, si pretende il beau geste da chi ha accettato l’improbo compito solo col miraggio di un buon ingaggio a fine carriera?
No, compagni ed amici, dissento, dissento, dissento! Sarei d’accordo, se dessimo una drastica passata di livella a tutte le milionate di cui si sente parlare, fra manager, presentatori, calciatori, allenatori, e compagnia cantante, e decidessimo un’equa distribuzione a chi lavora davvero. Quanti dividendi sociali, alias redditi di cittadinanza, uscirebbero dall’uso di questa giusta livella!  Finché accettiamo, senza indignarci, salari da 6-700 euro a fronte di emolumenti di milioni, finchè non c’indignamo per Berlusconi e Renzi, io non mi unisco al coro. Scusate, ma son fatto così.

2 commenti

  • 1 Oggi domenica 19 novembre 2017 | Aladin Pensiero
    19 Novembre 2017 - 08:26

    […] Dalli a Ventura! Quanta ipocrisia! 19 Novembre 2017 Ansicora su DemocraziaoggiP. ——————————— dom 19 nov […]

  • 2 aldo lobina
    19 Novembre 2017 - 10:54

    L’altro aspetto è che bisogna accettare il fatto che nello sport, come nella vita, le vittorie e le sconfitte sono appannaggio di tutti. Anche una vecchia canzone italiana riassume molto bene questo concetto. Non condanno lo studente che viene bocciato in un esame anche se ha studiato; mi disturba invece quello che viene promosso senza aver studiato o perché è raccomandato. Ricordo con nostalgia un mio professore, che nel corso di un esame di uno studente del 6° anno, rivolgendosi ad un suo collaboratore in commissione d’esame, contro la sua proverbiale severità, gli suggeriva, apertis verbis, di fronte al pubblico degli studenti, di dare un bel 18,” perché “questo è raccomandato e un 18 non si nega a nessuno, come un bicchiere d’acqua”. Il professore fece una eccezione, ma denunciò pubblicamente la vergogna della raccomandazione.Si può perdere con dignità e vincere con disonore. Alla fine non è importante il risultato, ma lo sforzo cui tende chi si prefigge un obiettivo. In campo politico è lo stesso. La battaglia contro la deforma della Costituzione è stata condotta con mezzi sicuramente insufficienti, se paragonati a quelli messi in campo da Renzi e company. Per fortuna il Paese ha capito è ha impedito allo statista sfascista della Carta di vincere. Quella battaglia si sarebbe anche potuta perdere, ma la sconfitta avrebbe impegnato ancora di più i cittadini virtuosi a cercare spazi di democrazia, ripartendo. Io, per indole, sono sempre dalla parte dei perdenti (non nel caso del referendum costituzionale, naturalmente), cioè apprezzo chi deve rimboccarsi le maniche per essere degno di quello che è e che ha. Dunque quello che conta è il risultato di una vittoria: se il risultato è cattivo la vittoria non è tale e.. perde chi vince. Sono dell’avviso che la vita sia una lotta, anche la politica lo è, e che il processo di civiltà passi attraverso una serie di sconfitte, necessariamente, per arrivare un giorno ad una vittoria finale che è quella della società “perfetta”,in cui la stessa democrazia sarà un mezzo e non il fine. In altre parole, se continua vincere Renzi (ma non mi sembrano che ci siano i presupposti per fortuna) c’è un vincitore, ma ci sono molti sconfitti: gli Italiani. Cioe’ Renzi col suo Partito della Nazione, con i suoi alleati Alfano e Verdini vince oggi in Parlamento in forza delle legge porcellina, ma perde domani nei seggi. Almeno spero! Morale della favola? Le s-Venture non vengono sempre per nuocere.

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