Gramsci cagliaritano

1 Agosto 2017
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Francesco Cocco


Uso la definizione che dieci anni or sono diede di Gramsci  il prof.  Romagnino  per sottolineare l’importanza che il  capoluogo sardo ebbe nella formazione  del giovane Antonio.
Gramsci arriva in Città nel novembre del 1908 ad  anno scolastico già iniziato. La possibilità dii proseguire gli studi, dopo lo “scalcinato” ginnasio di Santu-Lussurgiu,  dipende dall’ospitalità in una modesta camera d’affitto che gli ha offerto il fratello  maggiore Nannaro, impiegato al Catasto.
Il quartiere dove  Nannaro e  Nino vanno ad abitare  è quello de La Marina. Prendono alloggio a poche decine di metri dal Liceo Dettori, nella via Principe Amedeo, in un edificio attualmente al numero civico 19 . Era il n 24 sino ai primi anni Quaranta del secolo scorso. Poi lo sconvolgimento edilizio, seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ha imposto nel 1951 una nuova numerazione civica, alla quale è seguita anche l’inversione del senso della stessa numerazione. Grazie alla ricerca dell’ing. Gianfranco Loi, già dirigente dell’Agenzia del Territorio, è stato possibile individuare  la prima casa  che ospitò Gramsci a Cagliari. Un risultato significativo perché l’ immobile, scampato ai bombardamenti del ‘43, ci aiuta a capire le condizioni di vita del giovane Nino nel primo anno di studi liceali.
La camera è fredda e così per scaldarsi, secondo quanto riferito dall’avvocato Renato Figari, suo compagno di studi liceali, nelle giornate tiepide prendeva il sole seduto, con qualche libro scolastico in mano, nelle scalette dell’attuale Via Del Collegio. Sempre l’avvocato Figari conversando con Peppino Fiori, il più puntuale biografo di Gramsci, ebbe a ricordare: “…non mi sembra d’avere mai visto Nino Gramsci in soprabito. Vestiva sempre lo stesso abito, i pantaloni a tubo e corti e una giacchetta che gli stava stretta. Non aveva libri o non li aveva tutti. Ma era attento alle lezioni, e lo aiutava, oltre la grande intelligenza, una memoria fortissima”.
La città che alla fine del primo decennio del Novecento accoglie Gramsci ha poco più di cinquantamila abitanti. Sotto l’amministrazione di Ottone Bacaredda si sta dando un nuovo decoro urbano, reso possibile dalla attuazione del piano regolatore di Gaetano Cima. Simbolo di questa rivoluzione urbanistica sono il Bastione di San Remy, con la sovrastante terrazza Umberto I,  ed il nuovo Palazzo Comunale  di via Roma. E’ un grande salto rispetto alla dimensione di Ghilarza e di Santu-Lussurgiu dove Gramsci era vissuto sino ad allora. Non è certo la  Torino che lo accoglierà  tre anni dopo, ma comunque tale da proiettarlo in una diversa dimensione di vita .
Ragguardevole anche il livello dei servizi culturali cittadini. E’ sede di un’ antica università, di un liceo e di due ginnasi. Sono in attività due teatri e numerosi centri sportivi e ricreativi.  Si pubblicano tre quotidiani e numerosi periodici. Vivace anche la vita politica. Alla fine del secolo avevano iniziato la loro attività due gruppi politici cattolici: il “circolo San Saturnino”, raccoglieva le adesioni nei ceti popolari e la  “Società cagliaritana per gli interessi cattolici” con riferimento ai ceti più abbienti.
Particolarmente importante per la formazione politica del giovane Gramsci, lo schieramento formato da repubblicani, radicali e socialisti: seguono orientamenti diversi, ma spesso riescono a trovare unità nell’azione, com’era stato ad esempio nei moti contro il carovita del 1906. La nascita dei socialisti a Cagliari  data sicuramente sin dal 1895 come attestato da una corrispondenza pubblicata in tale anno sul settimanale “Lotta di Classe”, dove si parla di quaranta iscritti che passeranno a 136 nell’anno successivo.
Quando Nino giunge a Cagliari, il clima politico è appesantito dalle ripercussioni dei moti contro il carovita del 1906. La città aveva pagato un pesante tributo di sangue con due morti ed oltre 50 feriti, Il processo che ne era seguito dovette essere celebrato l’anno successivo nella chiesa sconsacrata di Santa Restituita, talmente era grande il numero degli imputati. E così l’eco di quei fatti si ripercosse per molti anni nella vita cittadina.
L’esordio di Nino al liceo non è dei più brillanti: al primo trimestre ha un 5 in storia,   ed in storia naturale non risulta classificato. Ma non mancano gli 8 (italiano orale e chimica) ed i 7 ( latino e greco). Così in una lettera al padre  scrive :” …. in storia naturale  bastano i due voti del secondo e terzo trimestre…in storia sarebbe bella che non rimediassi ……devi contare che questo è il primo trimestre, e da  Santulssurgiu non venivo con la migliore preparazione…”. Concluderà l’anno scolastico con la promozione a giugno, segno che le lacune ginnasiali  erano ormai colmate.
Dopo le vacanze estive a Ghilarza, cambia pensione e va ad abitare  in una casa del Corso Vittorio Emanuele, quasi di fronte a via Maddalena. I muri della modesta camera, che dà su un cavedio, sono umidi, ma Nino trova che comunque la situazione sia migliorata  rispetto a quella dell’anno precedente. Mangia in camera con le poche provviste che gli mandano da casa e talvolta, ospite di Gennaro, consuma il pasto in una trattoria  di piazza del Carmine.
Anche l’andamento scolastico è molto migliorato: i voti del primo trimestre  sono quasi tutti sette ed otto. Segno evidente di un corso ormai avviato ad esiti  brillanti. E’ il risultato non solo della sua  eccezionale intelligenza, ma anche di una’ applicazione agli studi severissima. Secondo la testimonianza  di un compagno di liceo, Claudio Cugusi :” …..si aggregava a noi, ma solo per quattro passi al Corso……Poi quando tutti insieme si finiva da Su Cau, una sala di biliardi……lui rimaneva alla porta. Salutava e via a casa”
Certamente nel saggio “Per la ricerca del principio educativo”  è presente molto di autobiografico. C’è la dura autodisciplina appresa negli anni in cui frequentava il Liceo Dettori :”…Occorre far contrarre certe abitudini di diligenza, di esattezza, di compostezza anche fisica, di concentrazione psichica su determinati soggetti, che non si possono acquistare senza una ripetizione meccanica di atti disciplinati e metodici”. Prima ancora che un’indicazione morale è metodo di vita, ed è applicabile ai singoli come alle comunità
All’inizio del secondo trimestre  viene  chiamato  a ricoprire la cattedra d’ italiano il prof. Raffa Garzia, che tanta influenza avrà nella formazione di Gramsci. L’incontro non era nuovo: il giovane professore era stato presidente della commissione che aveva esaminato Nino all’esame di licenza elementare.  Ma quel che ora  suscita  la sua attenzione non è tanto il ricordo di uno dei primi impegni da docente, quanto piuttosto l’applicazione che ha modo di verificare in questo suo allievo così povero di mezzi economici quanto diligente negli  studi.
Raffa Garzia è stata una figura di primissimo piano nella vita culturale sarda del primo Novecento. Oltre che fine studioso di filologia era direttore de L’Unione Sarda, anche allora il più diffuso quotidiano dell’ Isola.  Sarà proprio il prof Garzia ad iniziare Nino al giornalismo, offrendogli il posto di corrispondente da Aidomaggiore  (la sede di Ghilarza era già occupata).
L’ultimo anno del corso liceale vede il giovane Gramsci ormai pienamente inserito nella vita culturale e politica cagliaritana. Nannaro è diventato cassiere della Camera del lavoro e questa circostanza consente anche a Nino di conoscere il locale gruppo dirigente socialista. Talvolta ha la possibilità di frequentare i teatri cittadini, probabilmente facilitato da biglietti omaggio datigli dall’ amico-maestro prof. Garzia. Ma le condizioni economiche  restano ai limiti dell’indigenza come attestato in una lettera al padre :” Nannaro si è abbastanza sacrificato, si è fatto dare denari in anticipo, ma adesso non sa come fare; vedo che di giorno in giorno si fa più serio, ed oggi era deciso a rimandarmi a Ghilarza”. Qualche anno dopo, ricordando quel triste periodo racconterà: ”Cominciai a non prendere più il poco caffè al mattino, poi rimandai il pranzo sempre più tardi e così risparmiavo la cena. Per otto mesi mangiai così una sola volta al giorno e giunsi alla fine  del terzo anno di liceo in condizioni di denutrizione molto gravi”.
Nonostante questa grave situazione economica, Nino conclude brillantemente il corso liceale con otto  in tutte le materie ed un nove in italiano. La stagione  della sua formazione  cagliaritana  si chiudeva così nell’estate del 1911.  Aveva 20 anni ed era un uomo ormai formato.
Da queste notizie non è difficile evincere che il capoluogo sardo  è stato, insieme a Ghilarza,  uno dei luoghi decisivi per la formazione del giovane Gramsci.  A Cagliari nasce la sua passione per il teatro ed il suo primo lavoro a Torino, da  giornalista de L’Avanti, sarà quello di critico teatrale. Qui si forma l’interesse per gli studi di glottologia che lo porteranno ad iscriversi alla Facoltà di Lettere.  Di rimarchevole per la sua biografia intellettuale e politica è che durante gli studi liceali si definiscono le sue idealità  e  prende avvio il suo rapporto col mondo politico organizzato. Stando alla testimonianza di Palmiro Togliatti, proveniente a Torino da Sassari e vincitore insieme a  Gramsci  di una borsa di studio per i giovani  delle ex  Province del Regno di Sardegna, il giovane Gramsci aveva preso la tessera del PSI  nel’ultimo anno del soggiorno cagliaritano.
Insomma, quando a 20 anni lascia la Sardegna,  Nino ha una personalità già formata, ed è Cagliari l’ambiente più significativo di tale maturazione. Purtroppo questo ruolo della Città non viene mai sufficientemente  messo in evidenza nelle biografie  e nelle celebrazioni ufficiali. Forse in questo 80° anniversario dalla morte potrebbe essere l’occasione perché l’Amministrazione civica ricordi il soggiorno cagliaritano di questo illustre figlio di Sardegna quantomeno  con una targa   da apporre nella facciata del vecchio  Liceo Dettori e nella casa di via Principe Amedeo. Un modo per dare un’anima ai  luoghi, e non sarebbe un’ iniziativa di scarso significato culturale.

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  • 1 Oggi martedì primo agosto 2017 | Aladin Pensiero
    1 Agosto 2017 - 07:51

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