Caro Andrea, partecipare alla vita pubblica è sempre positivo

16 Giugno 2017
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Giacomo Meloni

(Nuxis coi suoi magnifici monti)

Caro Direttore,
capisco la tua  delusione e soprattutto quella della tua squadra in gran parte giovani di Nuxis, ma in questi giorni di convulsa campagna elettorale per le amministrative dove anche candidati con nessuna possibilità di essere eletti mettono  mano al portafoglio e spendono almeno per non far brutta figura dinanzi ai propri amici e parenti,mi sono chiesto se ci sono veramente persone che hanno voglia di fare politica, e cioè di dedicare parte del loro tempo ai problemi della comunità di appartenenza. Dal numero dei candidati presenti nelle varie liste sembrerebbe di sì almeno dal punto di vista numerico, ma poi qualche sorpresa la noti; per esempio, fa riflettere il forte numero di candidati che in quasi tutte le liste hanno ottenuto 0 (zero) voti. E’ chiarissimo che questi sono candidati messi lì come riempitivo, a volte senza essere neppure consultati se non telefonicamente. perchè la firma dell’accettazione della candidatura talvolta avviene “per procura “.
Soggiungo che è sempre più difficile proporsi come Sindaco in un piccolo paese e comunità se non si vive ogni giorno quella realtà. Forse, se mi consenti,c’è stato da parte tua una sottovalutazione di questo aspetto e comunque ti dò ragione per gli aspetti socilogici della tua riflessione del dopo voto nel tuo paese di nascita; riflessioni che si possono estendre anche ad altre realtà.
Sono convinto, inoltre, che sta venedo meno il senso civico e spesso lo stesso buon senso. Ci si affida troppo a quel che passa il Convento sulle televisioni. Molti pensano e dicono le cose che sentono in TV e la maggior parte della gente, soprattutto oggi che anche a causa della disoccupazione diffusa, si trova ad oziare a casa, cos’cché la TV diventa il grande fratello che suggerisce, forma e trasforma.
Nondimeno mi trovo d’accordo con Francesco Cocco e con lui sostengo che bisogna partecipare sempre alla vita politica, non lasciando alla reazione spazi liberi con cui aggregare soprattutto i giovani che solo con la partecipazione ed il coinvolgimento possono avere speranza e crescita per una società sempre migliore.

Caro Giacomo,

anzitutto grazie per le tue considerazioni. Mi conosci da troppo tempo per sapere che quando c’è da fare una battaglia utile non mi tiro indietro, come fai tu, del resto. Quando siamo  scesi in campo nella battaglia referendaria, non ci siamo certo interrogati sul suo esito. La difesa della Costituzione contro lo sfregio renziano era un imperativo categorico e come tale lo abbiamo assunto, senza alcuna riserva o calcolo di convenienza. Proprio quella prova dimostra che anche le imprese più difficili e impari possono alla fine risultare vincenti.
Nel caso delle elezioni comunali al mio paese natio, sono felice per avere partecipato col solito impegno. Se non lo avessi fatto, ora sarei preda di sensi di colpa, che alla mia età iniziano a divenire insopportabili. Come avrei potuto opporre un diniego ad un gruppo di persone che, in ragione della mio percorso umano e politico, vedevano in me la persona capace di catalizzare un gruppo in grado di avere il consenso per dare una svolta radicale alla sonnecchiosa politica paesana? C’è poi anche il lato sentimentale che con l’età tende ad assumere un carattere assorbente. Confesso che l’idea di fare qualcosa di buono per la mia comunità originaria è stata irresistibile. Dunque non ho sottovalutato la mia “estraneità” materiale al paese, ho pensato, tuttavia, di avere le qualità e di poter dare l’affidamento per una svolta amministrativa. Mi sono accorto, cammin facendo, che l’impasto di piccoli interessi, di contatti parentali e di clan, di piccole aspirazioni, di marginali illegalità, messe insieme finiscono per rendere più rassicurante su connottu, piuttosto che desiderabile il cambiamento, che è sempre un andare verso l’ignoto.
Non sono deluso. Come dice giustamente Francesco Cocco, da saggio combattente comunista, le battaglie si danno quando è necessario e, tuttavia, anche se non si vincono sedimentano sempre qualcosa di positivo. Mettono un granello nella costruzione del futuro. E così io m’illudo di avere suscitato una speranza e di aver aggregato un po’ di forze giovani che possono alimentare il movimento perenne per cambiare lo stato di cose presente.
Caro Giacomo, tranquillo, sono pronto per le nuove prove. Anzi l’esperienza elettorale in un ambiente politico e sociale per me così inusuale mi ha convinto che occorre moltiplicare il nostro impegno.

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