Cos’è proporzionale-cos’è presidenziale?

22 Maggio 2017
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Andrea Pubusa

L’altro giorno si à svolto a Cagliari uno strano convegno sulla legge elettorale regionale. Strano perché era organizzato dai Rossomori, ma è stato un confronto fra le varie anime dei comitati per il no, che hanno vinto il 4 didembre. Anche perché stranamente erano presenti tutti gli esponenti più rappresentativi anche di Sassari e Nuoro a partire dai relatori: il costituzionalista del Comitato sassarese Omar Chessa e Andrea Pubusa del Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria di Cagliari. Ne è venuto fuori un bel dibattito. Quesito centrale: un vero e proprio rompicapo. Si può in un sistema proporzionale innestare, senza snaturarlo, un criterio che consenta di individuare il presidente? Omar Chessa ha detto giustamente che il sistema presidenziale è incorreggibile. Ma è presidenziale un sistema elettorale proporzionale che contempla la individuazione nelle elezioni del presidente? Diceva giustamente Omar: nella legge sarda vigente non sono le liste a dare il premio di maggioranza ma il voto sul presidente, tant’è che Pigliaru ha vinto avendo meno voti alle sue liste di quelle coalizzate con Cappellacci. Ma se invece non c’è premio e sono i voti alle liste a stabilire chi è il presidente? In questo caso la centralità è delle liste e non del candidato presidente e si crea fin dall’origine un equilibrio fra il presidente e la sua maggioranza. Insomma, è presidenziale o proporzionale il sistema proporzionale che sposta la scelta del presidente dal Consiglio regionale al corpo elettorale? Chissà. Questione di definizioni. A me pare che assorbente sia la distribuzione proporzionale dei voti. E’ questa che determina fedelmente e in modo pregnante la rappresentanza. che così diventa espressione millimetrica del voto popolare. Certo, resta la clausola simul stabunt simul cadent, se cade il presidente cade anche il consiglio. Ma è bene che, scelto un presidente, lo si cambi per i mal di pancia della maggioranza? Che la legislatura sia aperta a tutte le scorribande, manovre e macchinazioni? E’ sopportabile questo nell’epoca delle consorterie e non dei partiti? O è meglio che, scelta la coalizione vincente, assegnati ad ogni forza i seggi corrispondenti ai voti, la legislatura sia concentrata sul programma, senza altre distrazioni, che finirebbero per diventare assorbenti? E se il presidente non piace più, politicamente? Si può prevedere di sfiduciarlo, andando però a nuove elezioni come deve essere in democrazia. Ma – si obietta – e se il prediente muore o è impedito da grave malattia o, puta caso, scappa in Brasile con l’amante? Qui la cessazione dalla carica non involge un ripensameno sulla linea politica ed allora si può ammettere il passaggio del testimone ad un vice, sempre scelto nelle urne. Se invece la crisi è politica, non c’è più consonanza col mandato e il programma usccito dalle elezioni e allora il ritorno alle urne e scrosantom democraticamente parlando.
Alla fin fine il problema è indurre per legge i partiti a dichiarare la coalizione di appartenenza all’atto della presentazione delle liste. Si può lavorare sullo sbarramento: più alto per chi non si coalizza e più tenue per chi lo fa. Sempre rimanendo nel campo della ragionevolezza. Ma ci sono proporzionalisti integralisti che di sbarramento non vogliono neanche sentir parlare. E allora si potrebbe introdurre il divieto di nominare gli assessori fuori dal consiglio e stabilire che chi non si coalizza non ne può avere; può coalizzarsi in corso di legislatura, ma senza assessori, con semplice appoggio esterno. Insomma, possiamo sbizzarrirci a trovare criteri. ma è fattibile.
Risultato: un sistema stabile e pienamente democratico nell’assegnazione dei seggi in proporzione al voto, nella individuazione del presidente e del suo vice nelle urne e nella stabilità. C’è in questo uno stravolgimento della democrazia o un suo rafforzamento? Ai posteri l’ardua sentenza.
P.S.Vedete quant’è bello essere comitati! Si pensa e si parla liberamente. Non ci sono linee né discipline. se non quelle imposte dall’onestà intellettuale. Se quello di cui vi ho narrato fosse stato il dibattito dei Rossomori ci sarebbe stata una resa dei conti, un voto e tanti scazzi al seguito. Siccome invece è stato un confronto fra comitati o meglio militanti dei comitati è venuta fuori una bella discusione e un ancor più intrigante invito all’ulteriore riflessione. Che goduria! Poteva essere una serata noiosa e tesa, è stata una serata piacevole e divertente. Bye, bye!

1 commento

  • 1 Oggi lunedì 22 maggio 2017 | Aladin Pensiero
    22 Maggio 2017 - 07:07

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