28 Aprile - Sa Die, tra passato e presente

7 Maggio 2017
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Giacomo Meloni

Proseguiamo la riflessione sull’attualità de Sa Die de Sa Sardigna, con questo interessante scritto di Giacomo Meloni.

[…] E’ proprio un peccato che il 28 Aprile non venga più ricordato con le rappresentazioni di piazza ed il coinvolgimento diretto  della gente che il 28 Aprile del 1996, nel rivivere quella giornata, sentiva risorgente la voglia di riscatto da tutte le oppressioni ed angherie che ancora oggi il popolo sardo subisce. C’è chi nutre  il forte  sospetto che quelle rievocazioni del 1996, che videro il Castello riempirsi di migliaia di persone - che gridavano a gran voce “Nara cixiri” e che sotto il balcone del Palazzo Regio vicino alla Cattedrale  sfidava le guardie perché consegnassero il vicerè nelle mani della giustizia popolare, urlando “A foras , a foras “- furono sospese perché troppo pericolose in quanto potevano creare coscienza critica e spingere ad una nuova ribellione popolare contro  le Istituzioni ed il Potere costituito della stessa Regione e dello Stato Italiano.

I sardi hanno bisogno di riappropriarsi della propria storia,facendo tesoro di quanto è loro accaduto nei secoli di dominazione e repressione coloniale. Nessuno ci può far dimenticare come i Piemontesi-Savoiardi abbiano esercitato tutti i loro poteri con la forza dell’esercito, con le inchieste poliziesche,con le carcerazioni,le torture e condanne a morte col il costante  disprezzo di noi sardi e la stessa esclusione dai pubblici uffici. E quel 28 Aprile del 1794 servì anche a questo:sancire che i sardi sono in grado di esercitare la propria potestà  ad iniziare dalla presenza dei loro rappresentanti ufficiali nella Reale Udienza che da allora fu composta da magistrati locali come dal grande Giovanni Maria Angioy, figura di cui noi sardi dobbiamo andare fieri insieme a tanti patrioti che la storiografia italiana e purtroppo anche in certa misura  quella sarda (soprattutto nell’insegnamento scolastico ed universitario) ha voluto ignorare,mentre questi eroi avrebbero bisogno anche di essere celebrati visibilmente per esempio con un monumento al posto di quello vergognosamente eretto al loro persecutore Carlo Felice  e di altri Re savoiardi che dominano ancora le nostre piazze e a cui sono intitolate un gran numero di strade nelle nostre città e paesi.
Il nostro 28 aprile quest’anno 2017 ha visto in quasi  tutti i paesi  e centri della Sardegna un gran fiorire di iniziative a partire da Cagliari con la rievocazione storica nel Palazzo Regio a cura dello storico Federico Francioni dell’Università di Sassari , che nella sua relazione ha rivolto un Appello al Popolo Sardo e alla sua classe politica perché si scrolli d’addosso l’atteggiamento di sudditanza verso il Governo Italiano che spesso si comporta nelle scelte come i dominatori savoiardi con le politiche  di occupazione militare e coloniale,come le servitù militari dei poligoni di morte e le servitù di industrie  inquinanti  come il progetto di costruzione della centrale a carbone  a 400 metri dalle abitazioni di Portoscuso, l’inganno della Chimica Verde , i grandi  Inceneritori, i mega impianti fotovoltaici sulle fertili  terre dei contadini,la infamante per noi sardi fabbrica delle Bombe di Domusnovas ,ordigni micidiali che servono all’Arabia Saudita per maciullare donne,bambini e civili dello Yemen, le mancate bonifiche,tutti  temi e battaglie che stavano a cuore al grande Vincenzo Migaleddu che ci ha lasciato improvvisamente  il 9 aprile  di quest’anno e a cui rendiamo perenne omaggio.
Il 28 Aprile 2017 ha vissuto   in contemporanea la mobilitazione dei movimenti pacifisti ed indipendentisti della Sardegna che hanno  manifestato davanti al Poligono interforze di Quirra  per ricordarci che il 28 Aprile è terribilmente attuale e che l’occupazione militare della Sardegna deve cessare perché è una servitù coloniale che impedisce lo sviluppo dell’isola.
La sera l’interessante dibattito alla Fondazione Sardegna,organizzato dal Comitato sardo d’Iniziativa Costituzionale e Statutaria  con gli interventi qualificati e stimolanti dell’on. Paolo Maninchedda, l’avv. Andrea Pubusa, il giornalista Ottavio Olita che coordinava il dibattito,l’ing. Tore Cherchi, il dr.Tonino Dessì ed il dr. Giacomo Meloni sul tema ”Sardegna: Costituzione, Statuto Speciale, Sovranità Popolare “.
Il 28 Aprile, dunque, deve servire a noi sardi perché cresca in noi l’autostima,la voglia di riscatto come popolo e nazione sarda. La voglia di rinnovarci culturalmente aprendoci al mondo,ad iniziare dal vicino  mondo mediterraneo con i suoi popoli e civiltà millenarie come quella sarda,pensando alla nostra identità come ad  un grande orizzonte aperto ed inclusivo. Così  ci ha  insegnato  la grande nostra Nereide Rudas che ci invitava  a considerare  le nostre radici come quelle di una quercia millenaria che si estendono sempre più lontane in cerca dell’acqua. Esse non sono mai rigide ,sclerotiche e infeconde,ma sono sempre in ricerca e crescono e si allungano perché la loro linfa è il mondo,sono le persone che ti sono vicine e quelle lontane,perché noi siamo fatti per amare e per costruire una società di persone che tendono alla felicità.
L’Arcivescovo di Cagliari mons. Arrigo Miglio, Presidente della Conferenza Episcopale Sarda di origine piemontese  nella sua omelia ha parlato di orgoglio del popolo sardo e della preziosa sua identità,chiamando come ha fatto  in analoghe  occasioni  la Sardegna “ Patria Nostra “, aprendo la liturgia della S. Messa a preghiere bellissime  e canti emozionanti  in lingua sarda.
Ma il segno della novità ed il passaggio simbolico di testimone è stata la consegna della nostra bandiera dei  quattro mori alle bambine e bambini,ai ragazzi e ragazze sardi che hanno aperto la sfilata verso il Duomo con in mano le bandiere sarde  al suono delle launeddas  e del canto  “Procurad’e moderare ,barones sa tirannia”, segno di speranza e di un tempo benidore per tutti noi nel segno di una Sardegna di pace,di salute,di lavoro e di benessere verso una civiltà inclusiva e solidale all’insegna della fratellanza e della felicità  del nostro popolo e dei popoli di tutto il mondo.

L’intero articolo è stoto pubblicato nel nr.237 de Il Manifesto Sardo. del ° Maggio 2017

1 commento

  • 1 Oggi domenica 7 maggio 2017 | Aladin Pensiero
    7 Maggio 2017 - 09:48

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