Perché un NO sardista

8 Ottobre 2016
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Mario Carboni

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Se vince il SI viene cancellato il Titolo V e introdotta la Clausola di supremazia.
In combinato disposto con la legge elettorale vigente, ci sarà un enorme accentramento di potere a Roma e la cancellazione dell’Autogoverno autonomo dei sardi
Per noi sardi sarà un enorme arretramento politico e di libertà anche perché si chiuderanno le porte di possibili future modifiche dello Statuto vigente che dovranno essere, se proposte, limitate alle stanghe della Costituzione approvata col SI che stabilisce esattamente tutti i poteri dello Stato centrale e non si potrà andare oltre. Anche il Nuovo Statuto proposto dal PSdAz a suo tempo, e alle cui linee innovative generali si sono ispirate tutte le successive proposte, che prevede la lingua sarda nello Statuto e la zona franca ( compresa la sovranità fiscale ) sarà improponibile o sarà giudicato tale e respinto se fosse proposto ulteriormente.
Sulle servitù, basi e poligoni, è vero che anche adesso fanno quello che vogliono, ma questo riesce loro da mezzo secolo, solo per il servilismo e l’acquiescenza dei partiti italiani di destra e di sinistra ed siamo al  massimo mai raggiunto, rappresentato dal favoreggiamento al centralismo ed al potere dei militari della Giunta Pigliaru e della maggioranza di sinistra con le penne sul cappello sovraniste e rossomoresche.
Ma anche l’opposizione non batte colpi, compreso il nostro beneamato partito, di fronte alla esercitazione a fuoco in corso mai realizzata nei poligoni sardi. I cosiddetti indipendentisti e antagonisti vari poi, si agitano, e fanno bene almeno se ne parla, ma come se ci fosse ancora il muro di Berlino e quindi risultano in gran parte repellenti ai sardi e alle popolazioni direttamente interessate.
Vorrei ricordare che solo durante le Giunte Melis, sia perché il PCI era filosovietico e antioccidentale e quindi faceva il gioco di Mosca, che soprattutto per la forza e decisione di noi sardisti, le proteste erano veramente alte e si ottenne almeno il Comitato paritetico sulle servitù militari, che se supportato, dal potere politico,e ora non lo è, sarebbe sempre utilissimo assieme ad un movimento di popolo.
Tutto questo, con la vittoria del SI sparirebbe, perché con la Clausola di supremazia  nazionale centrale, cioè con l’interesse della Ragion di Stato, sbattuta sul tavolo o con un semplicissimo fonogramma, ogni attività, aumento e qualità delle servitù, esercitazioni a fuoco, sarebbe possibile ed in nessun modo contrastabile.
Lo stesso avverrebbe per quanto riguarda l’imposizione di servitù di altro tipo, sia in campo industriale che energetico, e ricordo le attività industriali più velenose del pianeta, le centrali nucleari, depositi nucleari e centrali che brucerebbero i rifiuti continentali, proprio come ora si lavorano le polveri di acciaieria o il TAR di petrolio della Saras, oppure centrali a carbone importato rifiutate ovunque,o produzioni ad energia solare che sottraggono migliaia di ettari di terra agricola.
Vedremo spuntare pozzi di petrolio e gas , magari col fraking, sia in terra che in mare, o torri eoliche enormi davanti alle nostre spiagge, per completare il disegno di trasformare la Sardegna in Piattaforma energetica di produzione per il continente, magari con dei bei depositi di gas liquido da rigassificare per spedirlo con un tubo in continente, dopo averlo rigassificato, cioè immettendo in atmosfera e nel mare miliardi di frigorie, cambiando il nostro clima.
Tutto questo e ancora di più sarebbe possibile per l’eliminazione del Titolo V e la sottrazione alla Sardegna di tante competenze primarie e concorrenti, come ad esempio quella sull’ambiente. Per non parlare dei beni culturali. Se passa il Si possiamo dimenticarci il sardo nelle scuole e si porterà a termine il genocidio linguistico della Natzione sarda.
Che i partiti italiani, votino SI o NO, per altri motivi che non siano gli interessi dei sardi,lo so benissimo e si nota anche nel dibattito che in Sardegna gli opposti schieramenti stanno svolgendo. Stanno ripetendo pedissequamente ciò che dal continente le loro case madri dicono loro di dire. Ma per me che sono sardista, che sono indipendentista da sempre,   so che in questo processo politico, l’Autonoma è stata conquistata, e per quanto imposta non certo regalata.Anche questo Statuto, per quanto bistrattato e incompleto, è stato conquistato col sudore e col sangue di generazioni di sardisti, e costituisce comunque la pietra fondamentale d’appoggio, per ogni sua evoluzione verso l’indipendenza e un nuovo Statuto di poteri sovrani e statuali Voglio quindi oppormi anche col mio solo NO ad ogni retrocessione dei poteri legislativi semistatuali autonomistici e soprattutto sbarrare il passo a chi vuole creare le condizioni legali e costituzionali per abolire del tutto la Specialità della Sardegna. Il mio NO sardista ha un altro significato dei No di altri schieramenti, ma si aggiunge sul piatto della bilancia del risultato, e risultare anche decisivo perché si vince anche per un solo voto in più.
Ma vorrei dirla tutta, in un momento nel quale, anche a fronte di una generale presa di consapevolezza popolare molto diffusa di valori nazionalisti sardi e di indipendentismo, si agitano anche sardismi burdi, indipendentismi che sono comunismi stalinisti fuori dal tempo e anche indipendentismi fascisti e nazisti, e sovranismi dorotei, tutti con la mastrucca indosso, per nascondere i loro veri vestiti ormai impresentabili e che puzzano di cadaveri di zombies politici, mascherati da sardisti, mentre manca  ancora un vero soggetto poltico di massa che possa rappresentare, senza estremismi, il popolo sardo. In tutto questo agitarsi di sardismi risalta l’olimpico silenzio del PSdAz. Chissà che dalla testa di Giove sardo, non esca all’improvviso una Minerva liberatrice.
Tanti di questi mastruccati mandano messaggi devianti, dicono anche , la Costituzione non è la nostra, non ce ne importa nulla del referendum. Mi ricordano un indipendentista di Lula, tanti anni fa, che fra il serio e il faceto non voleva parlare in una assemblea di piazza , ca, nacchi, custu microfonu et italianu.
Vorrei quindi ricordare che, naturalmente storicizzando e avendo presente il contesto, noi sardisti abbiamo partecipato al referendum che ha abbattuto la monarchia e abbiamo partecipato alla Costituente, con giganti nostri e della politica del tempo. Lo Statuto sardo è stato approvato dalla Costituente, e prima di allora vigeva lo Statuto albertino e le conseguenza della Fusione perfetta che aveva cancellato la nostra statualità. La Sardegna era governata come una colonia africana.
Alla Costituente abbiamo perduto la battaglia federalista, ma federalisti rimaniamo e ci siamo evoluti da allora dato che siamo indipendentisti federalisti e per questo siamo sardisti e non genericamente indipendentisti.Abbiamo la nostra Assemblea legislativa, pur occupata da Proci politici di di omerica memoria e non dispero in un prossimo Ulisse politico, che la liberi e la trasformi nel Parlamento della Natzione sarda. Sarà quando sarà, ma sarà, perché la Natzione sarda si libererà.
Questa liberazione,almeno che qualcuno pensi alla presa di qualche Palazzo d’inverno o a qualche bacchetta magica o che ce la doni il nostro attuale oppressore, o che sbarchi da un improbabile e onirica terra dell’oro una flotta Shardana che ci liberi, con elmi cornuti,spade di bronzo e frombolieri infallibili, come non pochi sardi sognano rivolgendosi ad un passato eroico e di libertà invece di impegnarsi oltre che con i sogni, nella dura battaglia politica attuale per l’autodeterminazione nazionale dei sardi,  avverrà con una serie di dure battaglie elettorali sardiste.
Impegnarsi per il No è una dura, concreta, attuale, battaglia elettorale che deciderà il destino dei sardi per almeno un secolo. lo Statuto vigente, comunque pur con poteri limitati e non rispondendo alle aspirazioni sardiste né di ieri né di oggi, va difeso senza voli pindarici, né astensionismi vari.
Tutto ciò che ho cercato di esprimere, mi basta per votare NO e per chiedere a tutti i miei amici di fare lo stesso. Che poi il personale politico di destra e di sinistra siano per l’abolizione delle Regioni speciali, è una consapevolezza sardista antica che parte dalla Consulta sarda e dalla Costituente. A maggior ragione bisogna votare NO, perché gli italianisti centralisti sono come i ladri di Pisa, che litigano di giorno e fanno la pace e gli accordi di notte. In questo caso gli accordi li faranno il giorno dopo il referendum. Il giorno dopo il referendum cominceranno o continueranno a lavorare contro gli Statuti speciali e per cancellarli
Anche su questo c’è qualcosa da dire.
La Valle d’Aosta, il SudTirol-AltoAdige e in parte il Friuli, mente il Consiglio Regionale sardo non ha fatto nulla, perdendosi in barocche discussioni su Assemblee costituenti ed alte amenità tanto per perdere tempo o per incapacità, hanno già adeguato i loro Statuti e messo in cascina maggiori poteri autonomistici speciali, tutelandosi in anticipo da questa pseudoriforma, sia in termini finanziari e fiscali che dei poteri generali e comunque sono protetti da accordi internazionali in quanto sedi di minoranze nazionali di altri Stati europei.
La Sicilia, pur non avendola utilizzata come merita, possiede una Autonoma speciale, che per inciso precede la Costituente e la Repubblica, e che possiede tutte la caratteristiche di uno Stato, per cui nulla ha da temere da un SI e soprattutto i siciliani sanno come difendersi e essere tutti uniti quando serve.
Rimane la Sardegna, l’unica che per ricorrenti ragioni politiche e soprattutto geostrategiche, preponderanti in questo momento, deve essere ridotta alla ragione e alla quale deve essere impedita ogni strada futura all’autodeterminazione nazionale.
Ergo, dopo il referendum, nel caos generale che si svilupperà qualsiasi sia il risultato del referendum, si aprirà un italico grande dibattito sulle Autonomie e sulle autonome speciali, con proposte di razionalizzazioni, cancellazioni, omogeneizzazioni e accorpamenti col risultato finale dell’unica cancellazione dell’Autonomia speciale della Sardegna.
Anche per questo voterò NO e chiedo a chiunque di farlo e comunque di andare a votare.

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