Francesco Cocco
Leggo che i testimoni di Geova hanno chiesto al sindaco di Assemini la rimozione del Crocifisso. Sono cristiani, quindi la loro richiesta non è assimilabile nelle motivazioni a quella di quel musulmano che a Milano pretendeva la rimozione del Crocifisso motivandola con un senso di fastidio per un essere umano seminudo affisso a due assi di legno.
I testimoni di Geova motivano la loro richiesta con argomentazioni a loro dire di natura storica: la morte di Cristo sarebbe avvenuta su un palo diritto e non già su due assi incrociati. Ed una tale motivazione, storica o pseudo storica, credo nulla tolga ai valori del credo cristiano. Molto invece toglie alla forza simbolica della Croce.
Qualche tempo fa mi è capitato di visitare a Cracovia il ghetto ebraico. Ad un farmacista cristiano, non ebreo, durante il Secondo Conflitto Mondiale, i nazisti avevano consentito di restare nel ghetto e di continuare a svolgere la sua attività professionale nell’immobile che fungeva anche da abitazione. Non ne ricordo il nome, so che, mettendo a repentaglio la propria vita, riuscì a salvare un gran numero di ebrei. Ho visitato i locali che fungevano da abitazione e nella modesta camera da letto è appeso un Crocifisso. Ho capito che da quel simbolo veniva al farmacista il coraggio e la forza per resistere ai soprusi nazisti.
Ecco perché ritengo che bene abbia fatto il sindaco di Assemini ad opporsi all’assurda richiesta dei testimoni Geova. Quel simbolo nella storia è diventato stimolo alla tolleranza. Sottolineo “è diventato” perché c’è chi in passato ne ha fatto strumento di guerra e distruzione. Ma proprio pensando a quel passato oggi avvertiamo che esso ci impone tolleranza e rispetto. Sono i valori che il mondo cristiano è andato costruendo nella storia e che sentiamo di dovere rispettare se vogliamo evitare di precipitare nella barbarie.
7 commenti
1 Intrausu oi in Xida Santa | Aladin Pensiero
21 Marzo 2016 - 09:02
[…] di Francesco Cocco su Democraziaoggi […]
2 admin
21 Marzo 2016 - 14:20
Andrea Pubusa
Caro Francesco,
anch’io sono convinto che - al di là della fede - Cristo abbia lanciato un messaggio importante di eguaglianza e di fraternità, contro tutte le posizioni fondate sul gelido calcolo economico e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Basta guardare il mirabile film di Pasolini per capire quale ruolo dirompente abbia avuto Cristo nella società del suo tempo e nella storia.
Giustamente, tu metti in luce che il crocifisso è un simbolo di lotta, è l’immagine dell’esito tragico e truculento di un impegno generoso al servizio di un grande messaggio egualitario finalizzato alla creazione di una umanità nuova. In fondo, è la fine violenta riservata dai ceti dominanti a chi tenta l’assalto al cielo. Forse che i chilometri di croci degli sparachisti ad opera dei romani hanno un significasto diverso? E il fiume di sangue dei Comunardi per le strade di Parigi? E le tante repressioni di singoli o di masse in lotta nel corso della storia?
Il problema, però, è che talora questi simboli (al pari di altri, pensa anche al c.d. comunismo reale) vengono assunti dai ceti dominanti a giustificazione ideologica della loro oppressione e a difesa del loro privilegio. Bisogna, dunque, discernere sul significato concreto dell’ostensione del crocifisso. L’opposizione è giustificata solo quando si collochi in quest’ultima prospettiva, che, in fondo, nega il valore stesso del simbolo, e, proprio per questo, va semmai smascherata.
3 admin
21 Marzo 2016 - 19:04
A CAGLIARI IL FILM DI PASOLINI ” IL VANGELO SECONDO MATTEO ”
a cura del Gruppo “Gli amici sardi della Cittadella” con la collaborazione della “Società Umanitaria-Cineteca Sarda”
UN MODO INTELLIGENTE ED INTENSO DI PREPARARCI ALLA PASQUA.
Pier Paolo Pasolini, racconta don Giovanni Rossi nelle sue memorie,venne alla Cittadella Pro-Civitate Cristiana
di Assisi per un Convegno su espresso suo invito.Egli trovò nel comodino della sua stanza un piccolo Vangelo.
Lo lesse per tutta la notte e fu questo fatto ad ispirarlo nella decisione di fare il film “Il Vangelo secondo Matteo”:
Per Paolo Pasolini,ateo dichiarato,ha fatto un film sul Vangelo di altissimo valore artistico e religioso.
VENITE A VEDERLO…o ,SE VOLETE,A RIVEDERLO…
Il Vangelo secondo Matteo alla Cineteca Sarda
Martedì 22 marzo, dalle ore 16.30 alle 19.30 presso la Cineteca Sarda di viale Trieste 118, Cagliari:
Proiezione del film “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo…
Vi aspettiamo
Padre Agostino,Franco e Giacomo Meloni degli Amici Sardi della Cittadella di Assisi
aladinpensiero.it
4 Gianfranco Sabattini
22 Marzo 2016 - 10:59
Caro Francesco ho letto il tuo articolo sul valore simbolico della Croce e ne condivido nella sostanza il significato. Tuttavia, trascurando le pretese dei testimoni di Geova, non si può sottacere che il simbolo della Croce nasce pur sempre da un credo religioso chiuso e dogmatico, al pari di ogni altro credo. Ciò non può lasciare indifferenti coloro che, accettando la separazione fra lo Stato di diritto e i valori esclusivi di ognuno, quali sono, ad esempio, i valori religiosi, mussulmani, cristiani, ebraici o induisti che siano, credendo laicamente nel rispetto della diversità dell’altro.
Vorrai convenire che la Chiesa cattolica (lascio a te la riflessione sull’Islam), che gestisce quel simbolo e che in esso dovrebbe identificarsi non sempre accetta l’adesione alla laicità dello Stato e non sempre si dimostra tollerante nei confronti dei portatori di valori diversi; sono nell’esperienza di tutti gli atti di prevaricazione della Chiesa nei confronti dei valori laici dello Stato, che a volte quegli atti hanno persino messo in dubbio la costituzionalità della sua predicazione. La predicazione della misericordia di Francesco non può costituire una valida difesa contro i comportamenti di un’istituzione che per definizione è poco trasparente, è autocratica e autoreferenziale, da renderla estranea allo Stato laico.
In sostanza, il simbolo della Croce dovrebbe essere rimosso da ogni luogo pubblico, indipendentemente dalle motivazioni valoriali di chicchessia, che non siano riconducibili alla laicità dello Stato. Ciò, oltre che per rispetto nei confronti del diversi, per la consapevolezza, da parte di ogni soggetto autenticamente laico, d’aver acquisito il significato della Croce con la sua adesione alla logica comportamentale dello Stato democratico di diritto.
5 francesco Cocco
22 Marzo 2016 - 13:15
Caro Gianfranco, la mia breve riflessione non è disgiunta da una visione liberale nell’ accezione più ampia e laica del termine. Direi che mi unisco a Benedetto Croce , quando affermava “non possiamo non dirci cristiani”.
Nelle mie parole richiamavo i misfatti che in nome di quel simbolo sono stati compiuti in passato ma in me è estranea qualsiasi visione di stampo materialistico ottocentesco. Del resto come militante del movimento operaio (nel senso che tu sai e comprendi) non posso ignorare che la radice del pensiero di Marx, come egli stesso affermava, vanno ricercate nel pensiero giudaico- cristiano. In questo senso la Croce è anche un simbolo laico. Naturalmente a condizione che sappiano liberarci da incrostazioni di stampo materialistico ottocentesco. Perché oggi dovremmo rinunciare a simboli che nella storia hanno acquisito un valore di pace? Non ritieni che alla fine sarebbe un’ incomprensibile rinuncia al significato profondo della nostra identità?
6 Lucia Pagella
23 Marzo 2016 - 20:22
L’articolo di Francesco Cocco nasce da una spiritualità profonda che é patrimonio di chi, a prescindere dall’adesione ad un credo religioso, ha fatto propri i valori della tolleranza e della misericordia. Si é fatto cenno alla spiritualità di Pasolini e penso che si possa citare anche Fabrizio De Andrè autore di quel testamento di Tito che é una delle manifestazioni più profonde e sentite dell’amore per i derelitti. In questo senso si può parlare del valore laico dei valori cristiani e della croce che ne é il simbolo. Simbolo che ha ( o dovrebbe ) avere un valore universale. In quanto tale ritengo che la croce non possa mancare di rispetto ai diversi. Ed a tal proposito vorrei sapere chi sono i diversi. L’uso di questo termine mi disturba. Tutti siamo diversi gli uni dagli altri ed usare il termine come distintivo di un gruppo é un atto di orgoglio e la manifestazione di un sentimento gerarchico che nulla ha a che fare con un valore universale.
E’ vero che la croce é stata usata come simbolo di atti anche efferati ma questo non ne inficia il suo valore intrinseco; del resto questo é il destino di tutti i simboli anche di quelli sicuramente laici di cui per carità di patria mi astengo dal fare l’elenco e che sono stati stravolti nel loro valore quando faceva comodo a coloro che pretendono di reggere le sorti del mondo.
Desidero aggiungere una sola considerazione : la croce non nasce da un credo religioso ma é il credo religioso che nasce dalla croce. Penso che l’articolo di Francesco in questi tempi di immani tragedie abbia quasi un significato profetico e che tutti dovremmo essergli grati per aver sottolineato l’importanza dei valori che, piaccia o non piaccia, la croce interpreta.
7 Venerdì santo | Aladin Pensiero
25 Marzo 2016 - 17:28
[…] Venerdì santo in duomo - La croce: forza di un simbolo. Un dibattito senza clamore su Democraziaoggi. […]
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